giovedì 19 novembre 2009

Inciuci in nome della croce

di Cinzia Sciuto - Newletter di MicroMega - 18 novembre 2009

Ci sono persone con cui una persona perbene non prenderebbe neanche un caffè. Una di queste, per esempio, è Mario Borghezio, europarlamentare leghista. Per intenderci: quello che sale sui treni dove viaggiano delle nigeriane e comincia a spruzzare detersivo su vetri e sedili (e anche sulle nigeriane); quello che è stato condannato per l’incendio di un giaciglio di paglia in cui dormivano degli immigrati durante una ronda leghista; quello che tiene strettissimi rapporti con i movimenti più razzisti d’Europa. Per stare solo ai fatti, senza riferire le galanterie che Borghezio ci propina su immigrati e non solo a ogni festa leghista. Dunque, con un personaggio del genere neanche un caffè.

David Sassoli, neo eurodeputato Pd, invece, ci firma insieme una mozione al parlamento europeo contro la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sulla presenza del crocifisso nelle aule scolastiche. Erano insieme, allo stesso tavolo, alla conferenza stampa di presentazione della mozione. Con loro Mario Mauro e Sergio Silvestris del Pdl, Gianni Pittella del Pd, Carlo Casini e Magdi Cristiano Allam dell'Udc. Un bel parterre, non c’è che dire. Tutti insieme in nome della Croce. Con Sassoli che, per smarcarsi un minimo dal razista e xenofobo Borghezio (ma anche dall’integralista Allam) spiega imbarazzato: «Noi vogliamo aggiungere, non togliere».

Così, seguendo l’idea di Sassoli, ci ritroveremo nelle aule scolastiche una parete tappezzata di simboli religiosi: geniale. E però a quel punto non si potrà negare niente a nessuno, a meno che Sassoli non intenda istituire presso i consigli d’istituto una commissione che decida quale simbolo abbia il diritto di essere appeso alla parete omnireligiosa e quale no. Questa semplicistica idea di multiculturalismo è tanto diffusa, quanto pericolosa: come si fa a non rendersi conto che solo una rigorosa laicità delle istituzioni pubbliche può salvarci dai fondamentalismi e garantire una effettiva libertà di religione? E poi, al di là del merito della questione, come si fa a firmare qualunque cosa che firma anche Borghezio?

lunedì 16 novembre 2009

Il Giovanardi mannaro

Suscita rabbia e pena, una pena grande, il sottosegretario Carlo Giovanardi, cattolico imbruttito dal rancore, che ieri mattina ha pronunziato alla radio parole feroci contro Stefano Cucchi. Secondo Giovanardi, Stefano se l´è cercata quella fine perché «era uno spacciatore abituale», «un anoressico che era stato pure in una comunità», «ed era persino sieropositivo». Giovanardi dice che i tossicodipendenti sono tutti uguali: «diventano larve», «diventano zombie». E conclude: «È la droga che l´ha ridotto così».

Giovanardi, al quale è stata affidata dal governo «la lotta alle tossicodipendenze» e la «tutela della famiglia», ovviamente sa bene che tanti italiani – ormai i primi in Europa secondo le statistiche – fanno uso di droga. E sa che tra loro ci sono molti imprenditori, molti politici, e anche alcuni illustri compagni di partito di Giovanardi. E, ancora, sa che molte persone «per bene», danarose e ben difese dagli avvocati e dai giornali, hanno cercato e cercano nei cocktail di droghe di vario genere, non solo cocaina ed eroina ma anche oppio, anfetamine, crack, ecstasy…, una risposta alla propria pazzia personale, al proprio smarrimento individuale. E alcuni, benché trovati in antri sordidi, sono stati protetti dal pudore collettivo, e la loro sofferenza è stata trattata con tutti quei riguardi che sono stati negati a Stefano Cucchi. Come se per loro la droga fosse la parte nascosta della gioia, la faccia triste della fortuna mentre per Stefano Cucchi era il delitto, era il crimine. A quelli malinconia e solidarietà, a Stefano botte e disprezzo.

Ci sono, tra i drogati d´Italia, «i viziati e i capricciosi», e ci sono ovviamente i disadattati come era Stefano, «ragazzi che non ce la fanno» e che per questo meritano più aiuto degli altri, più assistenza, più amore dicono i cattolici che non "spacciano", come fa abitualmente Giovanardi, demagogia politica. E non ammiccano e non occhieggiano come lui alla violenza contro "gli scarti della società", alla voglia matta di sterminare i poveracci; non scambiano l´umanità dolente, della quale siamo tutti impastati e che fa male solo a se stessa, con l´arroganza dei banditi e dei malfattori, dei mafiosi e dei teppisti veri che insanguinano l´Italia.

Ecco: con le sue orribili parole di ieri mattina Giovanardi si fa complice, politico e morale, di chi ha negato a Stefano un avvocato, un medico misericordioso, un poliziotto vero e che adesso vorrebbe pure evitare il processo a chi lo ha massacrato, a chi ha violato il suo diritto alla vita.

Anche Cucchi avrebbe meritato di incontrare, il giorno del suo arresto, un vero poliziotto piuttosto che la sua caricatura, uno dei tanti poliziotti italiani che provano compassione per i ragazzi dotati di una luce particolare, per questi adolescenti del disastro, uno dei tantissimi nostri poliziotti che si lasciano guidare dalla comprensione intuitiva, e certo lo avrebbe arrestato, perché così voleva la legge, ma molto civilmente avrebbe subito pensato a come risarcirlo, a come garantirgli una difesa legale e un conforto civile, a come evitargli di finire nella trappola di disumanità dalla quale non è più uscito.

Perché la verità, caro Giovanardi, è che gli zombie e le larve non sono i drogati, ma i poliziotti che non l´hanno protetto, i medici che non l´hanno curato, e ora i politici come lei che sputano sulla sua memoria. I veri poliziotti sono pagati sì per arrestare anche quelli come Stefano, ma hanno imparato che ci vuole pazienza e comprensione nell´esercizio di un mestiere duro e al tempo stesso delicato. È da zombie non vedere nei poveracci come Cucchi la terribile versione moderna dei "ladri di biciclette".

Davvero essere di destra significa non capire l´infinito di umiliazione che schiaccia un giovane drogato arrestato e maltrattato? Lei, onorevole (si fa per dire) Giovanardi, non usa categorie politiche, ma "sniffa" astio. Come lei erano gli "sciacalli" che in passato venivano passati alla forca per essersi avventati sulle rovine dei terremoti, dei cataclismi sociali o naturali.

Giovanardi infatti, che è un governante impotente dinanzi al flagello della droga ed è frustrato perché non governa la crescita esponenziale di questa emergenza sociale, adesso si rifà con la memoria di Cucchi e si "strafà" di ideologia politica, fa il duro a spese della vittima, commette vilipendio di cadavere.

Certo: bisogna arrestare, controllare, ritirare patenti, impedire per prevenire e prevenire per impedire. Alla demagogia di Giovanardi noi non contrapponiamo la demagogia sociologica che nega i delitti, quando ci sono. Ma cosa c´entrano le botte e la violazione dei diritti? E davvero le oltranze giovanili si reprimono negando all´arrestato un avvocato e le cure mediche? E forse per essere rigorosi bisogna profanare i morti e dare alimento all´intolleranza dei giovani, svegliare la loro parte più selvaggia?

Ma questo non è lo stesso Giovanardi che straparlava dell´aborto e del peccato di omosessualità? Non è quello che difendeva la vita dell´embrione? È proprio diverso il Dio di Giovanardi dal Cristo addolorato di cui si professa devoto. Con la mano sul mento, il gomito sul ginocchio e due occhi rassegnati, il Cristo degli italiani è ben più turbato dai Giovanardi che dai Cucchi.

di Francesco Merlo, da Repubblica, 10 novembre 2009

sabato 7 novembre 2009

Scusa, ma ti voglio massacrare

Un ragazzo esce di casa una sera ma fermato dai carabinieri perché in possesso di modiche quantità di sostanze stupefacenti non farà più ritorno in casa.
Morirà in circostanze che dovranno essere chiarite.
Le foto, pubblicate con coraggio dalla famiglia del giovane, mostrano un corpo ferito, mostrano inequivocabili segni di violenza.
Servono verità e giustizia al più presto.
Ogni ora che passa allontana la possibilità di accertare la verità.
In considerazione delle preventive assoluzioni annunciate dal ministro La Russa, e dei vergognosi fatti di Genova e del caso di Federico Aldovrandi, ora si aspetta almeno una ferma presa di posizione del presidente della Repubblica, affinché si faccia garante della celerità e della correttezza.
Intanto affiorano anche notizie di torture nelle carceri italiane.
E’ questa l’Italia in cui ci troviamo ad operare oggi.

In sezione non si può massacrare un detenuto.
Si massacra di sotto.
Si è rischiata la rivolta.
Perchè c'era il negro, e il negro ha visto tutto.

Anonimo 2009

Da: Essere Comunisti - NewsLettere n. 184 - 5 novembre 2009

venerdì 6 novembre 2009

News da Agugliano

E' uscito il primo volantino sull'attività politica del nuovo mandato elettorale: eccolo:
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