Su "Il Manifesto" del 7 novembre scorso, è stata pubblicata una lettera aperta a Rita Levi Montalcini scritta da un gruppo di ricercatori che hanno evidenziato in questo modo la loro situazione di precari.
Gli stipendi netti medi italiani dei ricercatori al Consiglio Nazionale delle Ricerche negli istituti italiani sono i seguenti:
Borsisti: 830 euro
assegnisti: 1.100 euro
ricercatori: 1.200 euro
Attualmente il personale del CNR è di circa settemila unità; tra loro i precari sono circa 2.500 tra i ricercatori e 150 nel personale amministrativo.
Questo il testo della lettera.
Gentile Professoressa, siamo un gruppo di ricercatori precari, ci rivolgiamo a Lei con il massimo rispetto e ringraziandola, davvero di cuore, per quanto ha fatto e continua a fare per la ricerca italiana. Ci rivolgiamo a Lei perché la sentiamo «dalla nostra parte», dalla parte della ricerca. Abbiamo apprezzato tutte le dichiarazioni dei politici dei governi precedenti e di questo: più soldi alla ricerca, concorsi trasparenti; le abbiamo apprezzate tutte ma non si è mai andati oltre le parole. Professoressa, i ricercatori precari dell'università e degli enti di ricerca, in Italia, sono più di 60.000! Non siamo un «fenomeno marginale»: rappresentiamo il 50 per cento della forza lavoro dell'Università. La situazione, purtroppo, è identica negli enti di ricerca. Facciamo ricerca, insegniamo, seguiamo i tesisti, pubblichiamo, partecipiamo ai congressi, prepariamo le richieste di finanziamenti (nelle quali molto spesso non compariamo). Lavoriamo almeno quanto uno «strutturato» ma... non abbiamo gli stessi diritti... Anzi. I concorsi in Italia sono pochi e, come se non bastasse, molti prendono l'aspetto della farsa: spesso il nome del vincitore si conosce ancor prima che il concorso venga bandito. La meritocrazia in Italia resta una parola vuota se non ambigua che trova molto raramente applicazione. Le carriere accademiche veloci sono quelle dei predestinati e dei figli d'arte. E poi, come tutti sanno «bravi si diventa» con le occasioni giuste, che però non sono aperte a tutti in base al merito... Se poi si è donne, tutto diventa ancora più difficile. Ma, se si guarisce dal cancro, se viene scoperta una nuova molecola, un nuovo gene, un nuovo software, si favorisce una nuova cultura in evoluzione con le altre, si trovano nuovi metodi per insegnare e per imparare lo si deve anche a noi precari che per anni abbiamo lavorato sperando di ottenere un posto che ci avrebbe dato stabilità economica e libertà. Professoressa, chi è precario della ricerca, infatti, non è libero. Deve accettare compromessi di ogni tipo pena il mancato rinnovo del contratto, deve accettare di ritirare i propri titoli da un concorso per favorire l'assunzione di un predestinato, deve accettare di vedere pubblicati i suoi dati senza che il suo nome compaia fra i coautori. Tutto questo per poter sopravvivere al presente senza potersi mai chiedere come sarà il futuro. Noi, infatti, saremo una generazione di pensionati senza pensione. A quel punto, forse, lo stato si preoccuperà di noi. Peraltro di noi si sono dimenticati in tanti, da tanti anni (e governi!). Così, inesorabilmente, quelli che erano «giovani precari» adesso sono diventati i precari di 34-40-45 anni. E magari sono troppo vecchi per entrare come ricercatori. Molti di noi sono precari da 10-15 anni, hanno avuto contratti di ogni tipo, sono stati giudicati ogni anno, ad ogni rinnovo di contratto. Ci chiediamo quali altre prove dobbiamo superare per essere giudicati idonei alla stabilizzazione. Professoressa, le chiediamo che, con il rigore che la contraddistingue, durante la discussione prevista in senato per l'esame della legge finanziaria, ponga la soluzione del precariato nell'università e nella ricerca pubblica come un punto fermo dalla cui soluzione non è possibile prescindere per risanare l'università italiana e per dare slancio e futuro a un paese che, altrimenti, è destinato a diventare una colonia turistica (forse anche accademicamente parlando). La ringraziamo, Professoressa, per quanto vorrà fare e la salutiamo con stima.
Rita Clementi, Leonardo Bargigli, Anna Carola Freschi, Silvia Sabbioni, Luca Toselli e altri 243 «precari» di università ed enti di ricerca di tutta Italia.
37 commenti:
La lettera fotografa una situazione reale, e che purtroppo sembra destinata a non risolversi. E' giusto pubblicare questi appelli, affinché si sappia quanto può essere demoralizzante votarsi a un lavoro tanto impegnativo, senza però avere prospettive di stabilità.
A volte ci si pente persino di aver studiato tanto.
mi auguro una risposta...ma non so cosa credere...io lavoro all'Ispesl e la situazione no è diversa
segnalo questo appello in difesa della costituzione
http://solarianews.splinder.com/post/15487377#15487377
E' desolante pensare che un paese come il nostro si permetta il lusso di avere cervelli precari.
Lettera più che condivisibile.
Ma il governo del centrosinistra e rifondazione preferisce spender i soldi per le armi che per la ricerca, e detassare gli straordinari invece che modificare la legge 30.
Insomma, col varo del protocollo...cosa pensi l'Unione della legge 30 è chiaro: va bene così.
;)
Mia moglie insegna nelle scuole ed è precaria da dieci anni; se continuano così sarà precaria fino alla pensione. Nessun governo sembra intenzionato a risolvere il problema. Gravissimo il precariato nella ricerca; è logico ed attendibile la fuga di cervelli verso l'estero, purtroppo.
Buona giornata :-)
Questa dovrebbe essere la lotta primaria di tutti, da questo dipende lo sviluppo del paese inteso nel senso più sano del termine. Da questo dipende la dignità delle persone, la libertà di tutti.
Il precariato fa comodo? Quando? Oggi. E domani, invece?
L'economia riparte se il paese è sano, se la gente può permettersi di spendere, se la ricerca può dare i suoi frutti (economicamente e culturalmente). Siamo un paese che non sa vedere più in là del nostro naso, chi governa come chi specula.
Spero che la Montalcini si prenda questo impegno, se non lo fa lei allora non so veramente chi altro potrebbe...
La lettera descrive una situazione allucinante, poi non lamentiamoci delle fughe dei cervelli all'estero o della pessima qualità dell'istruzione se le persone di valore vengono trattate come spazzatura!
vivendo dall'interno la situazione universitaria posso concordare pienamente con quanto denunciato nella lettera. il problema è che non ci rimette solo il personale, ma anche gli stessi studenti. Infatti, quando ci imbattiamo in ricercatori e assistenti precari si corre il rischio di trovarsi davanti una persona svogliata e poco partecipe perchè demoralizzata dalla sua precarietà oppure, viceversa, una persona troppo severa e rigida che vuole a tutti i costi farsi un nome per dimostrare di essere meritevole del posto.
insomma, bisogna cambiare questa prassi, bisogna riformare il sistema e magari reinserire la parola "pubblica" all'interno della denominazione del Ministero dell'istruzione e dell'università.
ti ho mandato un pvt attraverso splinder..ciao.
Si capisce proprio che alla politica non gliene frega davvero niente del futuro del nostro paese.
scusa se occupo spazio in modo indebito..ma visto che hai detto di aver qualche problema tecnico, ti ho riscritto su splinder.
In ogni caso luca.odd@alice.it
ciao!
Ah, ti ho pure risposto da me.
Impossibile parlare di sviluppo se non si incentiva ed aiuta la ricerca, in tutti i campi!
Anche di questo, come del problema ambientale, quando la gran parte della massa deciderà di prenderne coscienza forse sarà già troppo tardi.
mando il link ad andrea, invece sono tre gli italiani che hanno vinto una borsa di studio europea oper il post dottorato solo uno di loro lavora in italia, uno è un collega di andrea ad amsterdam
non sono una ricercatrice presso l'università ma il mio lavoro mi mette spesso a contatto con questa realtà. E' tutto vergognosamente vero. L'impegno e la preparazione di tanti dottorandi è grandissimo. Molto spesso rappresentano la créme dei laureati ma ad essi la nostra società riconosce un ruolo, una posizione, una gratificazione economica inferiore a qualsiasi categoria.
è una situazione che ho vissuto sulla mia pelle, tanto che per farmi una famiglia ho abbandonato la ricerca.
l'unica soluzione, però, sarebbe smantellare il sistema universitario italiano dei finanziamenti a prescindere, dei baronati, dei concorsi, e passare a un modello anglosassone.
Se non sbaglio nella Finanziaria o in un provvedimento collegato ad essa sono state accolte (parzialmente?) le richieste provenienti dal mondo accademico precario. Speriamo che si tramutino in fatti. Ciò che mi fa rabbia è che un gruppo di tassisti evasori può bloccare una città come Roma. E' la frammentazione delle tipologia contrattuali introdotte, ma non solo da essa, dalla legge 30, che hanno frammentato la rappresentatività contrattuale che ha permesso disastri come quello della Tyssen.
;-) duccio
PS in RAI ci sono migliaia di precari che non alzano una sola voce di protesta per non perdere il lavoro.
Se/quando ci arriverò saranno cazzissimi...
Io sul precariato la vedo molto buia, non c'è più alcuna rappresentanza politica seria. E non viene più sentito come un problema strutturale...(sempre dalla politica)
Una lettera ben scritta che descrive perfettamente una situazione disastrosa che nessuno vuole affrontare, tantomeno cambiare.
Spero che possa servire a qualcosa ma ne dubito
Un caro saluto
Irlanda
Nelle università che ho frequentato io il concetto di meritocrazia era qualcosa di sconosciuto. A partire dall'alto (Preside della facoltà, professori, professori associati) e a scendere verso il basso.
O cambiano le regole o la vedo molto dura per la nostra università. Altrimenti si rimane al precariato a bassissimo costo :-(
Di questa realtà ne aveva trattato anche Report
Cbe aggiungere... ah sì una cosa:" Gentilissima Rita Levi Montalcini..... quelli che possono poi.... vanno all'estero per essere meglio pagati, lavorare con attrezzature migliori e per sentirsi la "dignità" da Ricercatore e per non vivere in scantinati a fare ricerche nell'ombra con mezzi scadenti ed i cui meriti magari andranno a qualcun altro..."
E, mi sento di dire, che quelli che rispondessero così (ed a Report senza scomodare la Montalcini molti lo dissero: chi andava in Danimarca chi negli USA chi in Svezia ecc...) non avrebbero tutti i torti
In attesa di un altro mondo possibile....
Scusa l'amarezza Franca
Daniele
il destino della ricerca in mano ai politici: ovvero il precariato dei cervelli nelle mani di cervelli precari.
una buona settimana
conosco persone con dottorato, che non lavorano o a contratto e mal pagati e mi chiedo, fino a che punto oggi conviene andare avanti con gli studi?
nessuno dei parenti dei politici e' precario..
buon inizio settimana
scommetto che ci sarà una risposta...ma una soluzione è difficile. Anche per la Grande Montalcini!
La ricerca è la benzina di un sistema produttivo e sanitario avanzato. Anche l'Italia è avanzata. Nel senso di "marcia". E senza benzina non si marcia. Ma l'Italia marcia non marcia. E' senza benzina, senza volontà, senza cervello. Signora Montalcini lei ha votato il rifinanziamento delle missioni all'estero? Spero di no. Spero che col Suo (auspicato NO) nella sua testa ci sia stata l'idea di convogliare tutti quei soldi spesi per ammazzare, farsi ammazzare, occupare alla regolarizzazione ed incentivazione della nostra "benzina".
La richiesta è assolutamente legittima e ben posta ma quanto a trovare una soluzione non sono molto ottimista... occorrerebbe metter mano a troppe cose, soprattutto "toccare" troppe lobby e nessuno ha la volontà di farlo...
Paola
Un'altra vergogna dell'Italia... La cultura e la ricerca non dovrebbe essere trattata così in un paese che si vuole definire civile, Giulia
A quanto pare la legge dei nuovi schiavi non risparmia neanche le menti più eccelse. Il prossimo che mi parla di fuga di cervelli...!
Questo problema mi tocca da molto vicino. E' una vergogna che si investa così poco nella ricerca in italia.
Tutto ció é veramente desolante, come dice Roberto.
E trovo anche ridicolo che scienziati e studiosi e ricercatori si sentano anche dare degli intolleranti se non accolgono a braccia aperte il papa per il discorso all'inaugurazione dell'anno accademico della Sapienza, che lui oltre a 4 miliardi l'anno si intasca anche l'8per1000
Una mia vicina di casa e' precaria a 40 anni...e gia' le prime avvisaglie di una crisi depressiva...
il precariato uccide l'ecnomia, altro che agevolare le imprese. E il precariato nella ricerca uccide il progresso, quindi il futuro. Pessimisticamente tua, Simona
ciao franca. Bel blog molto interessante. Passerò spesso! se ti va uno scambio di link mi trovi su Antoniolatrippa.blogspot.com
Ciao
ora rimpiango la borsa di cui fino a 2 mesi fa mi lamentavo...
l'aspetto più drammatico non è nemmeno il precariato. E' nemmeno il sistema: non esiste meritocrazia, i concorsi sono TUTTI finti, i titoli non contano.
E' che questo, all'interno del mondo accademico, lo sanno tutti, è l'assoluta normalità. E se provi a sollvare la questione, vieni giardata con gli occhioni inteneriti del padre che ti vede come una bimba che fa domande ingenue, perchè crede in un'utopia. E questo è ancora più vergognoso. Scusa lo sfogo.
Io sono sempre più demoralizzata e senza alcun progetti di vita che possa superare la settimana prossima.
Io ho alle spalle i miei genitori (poveri!), ma che garanzia potrò dare io ai miei eventuali figli (sempre se mi sia data la possibilità di farne)???
Che tristezza! E pensare che il compito dei ricercatori del CNR è quello di lavorare per migliorare la nostra esistenza... e noi stato, li ricambiamo con una manciata di monetine.
Ovvio che qualche direttore, dirigente o supervisore che sia, prenderà più del dovuto.
ormai il pecariato è una condizione di vita, tanto più triste quanto più coinvolge anche lavori qulificatissimi.
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