venerdì 26 settembre 2008

Quanta strada ancora da fare...

E-mail che fanno male.

Alla CA. Gentile Direzione Carrefour di Assago


Mi chiamo Barbara e sono la mamma orgogliosa di un bambino autistico di quattro anni.

Nel Vostro sito, leggo della Vostra missione e soprattutto del Vostro impegno nel sociale.
La nostra capacità di integrarci con il territorio in cui siamo presenti, di comunicare con le istituzioni locali e di sostenere progetti sociali e associazioni umanitarie si riscontra attraverso azioni concrete:

• Finanziamento della ricerca contro alcune malattie del XXI secolo
• Sostegno alla giornata nazionale indetta dal Banco Alimentare per la raccolta di generi alimentari

• Sostegno di iniziative umanitarie di vario tipo”


Lasciatemi dire che oggi nel punto vendita di Assago avete sfiorato la discriminazione punibile per legge.

Era previsto un evento che mio figlio aspettava con ansia: il tour delle auto a grandezza reale del film Cars.

Vestito di tutto punto con la sua maglietta di Cars, comprata DA VOI, oggi l’ho portato, emozionatissimo, ad Assago. Vista la posizione di Saetta, ci siamo avvicinati per fare una foto. Click, click, click, bimbo sorridente a lato della macchina. Avevate previsto un fotografo, sui sessant’anni, sembrava un rassicurante nonno con una digitale da 2000 euro, collegata a un pc dove un quarantacinquenne calvo digitalizzava un volantino carinissimo con le foto dei bimbi di fronte a Saetta, stampate all’interno della griglia di un finto giornale d’auto. Una copertina, insomma, che i bimbi chiedevano a gran voce e avrebbero poi incorniciato in una delle costose cornici in vendita nel Vostro reparto bricolage. Chiaramente, il mio biondino, che purtroppo per la sua malattia non parla (ancora), mi ha fatto capire a gesti che gli sarebbe piaciuto. Per quale ragione non farlo? Semplice, lo avrei capito dopo poco.

Attendo il turno di mio figlio, con estrema pazienza, e senza disturbare nessuno. Ci saranno stati una ventina di bambini, non di più. Non cento, una ventina.

Arriva il turno del mio piccolo, e non appena varca la transenna, resta il tempo di ben DUE SECONDI girato verso il suo idolo a grandezza naturale, invece di fissare l’obiettivo del fotografo. Mi abbasso, senza dar fastidio alcuno, scivolo sotto la corda e da davanti, chiedo a mio figlio di girarsi. Il fotografo comincia ad urlare “Muoviti! Non siamo mica tutti qui ad aspettare te” Mio figlio si gira, ma non abbastanza secondo il “professionista”. Gli chiedo “Per favore, anche se non è proprio dritto, gli faccia lo stesso la foto…” “Ma io non ho mica tempo da perdere sa? Lo porti via! Vattene! Avanti un altro, vattene!” Un bambino a lato urla “Oh, mi sa che quello è scemo” e il vostro Omino del Computer, ridendo “Eh, si! Vattene biondino, non puoi star qui a vita!” Mio figlio, che non è SCEMO, non parla ma capisce tutto, sentendosi urlare dal fotografo, da quello che digitalizzava le immagini e dalla claque che questi due individui hanno sollevato ed aizzato, si mette a piangere, deriso ancora dal fotografo che lo fa scendere dal piedistallo di fortuna che avete improvvisato davanti alla macchina, facendolo pure inciampare. A nulla valgono le imbarazzate scuse della guardia giurata,che poco prima aveva tranquillamente familiarizzato con mio figlio. L’umiliazione che è stata data dai Vostri incaricati, che avrebbero dovuto lavorare con i bambini, a un piccolo di quattro anni che ha la sfortuna di avere una sindrome che poco gli fa avere contatto visivo con il resto del mondo e non lo fa parlare, è stata una cosa lacerante. In lacrime, con il torace scosso dai singhiozzi, umiliato, deriso, leso nella propria dignità di bambino non neurotipico. Una signorina, con la Vostra tshirt, mi si è avvicinata per chiedermi cosa fosse successo. Alla mia spiegazione, dopo averle detto che il piccolo aveva una sindrome autistica, mi ha detto “Ma se non è normale non lo deve portare in mezzo alla gente“.

Son stata talmente male da non riuscire a reagire, ho dovuto uscire all’aria aperta, con il bambino piangente, per prendere fiato dopo tanta umiliazione.

Ho pianto. Dal dolore.

Questo è l’articolo 2 comma 4 della legge 67 del 1 Marzo 2006, a tutela dei soggetti portatori di handicap:

Sono, altresì, considerati come discriminazioni le molestie ovvero quei comportamenti indesiderati, posti in essere per motivi connessi alla disabilità, che violano la dignità e la libertà di una persona con disabilità, ovvero creano un clima di intimidazione, di umiliazione e di ostilità nei suoi confronti.-

Vorrei sapere come intendete agire, se con una scrollata di spalle come i Vostri dipendenti, di fronte a un trauma che avete fatto subire ad un bambino che già dalla vita è messo ogni giorno a dura prova.

Manderò questa mail in copia alla segreteria dell’onorevole Carfagna, e alla redazione di Striscia la Notizia, oltre a pubblicarla sul mio sito personale.

Tacere non ha senso, e ancora minor senso hanno le umiliazione che io e mio figlio abbiamo subito oggi.


Lettera firmata


Se ne avete voglia e tempo, guardate anche il video...


lunedì 22 settembre 2008

Senza parole...

COM'E' POSSIBILE TANTA CATTIVERIA?

Questo si chiede Elena del sito "Gattopoli".
E io me lo chiedo con lei e come lei non riesco a darmi una risposta.

Ecco l'e-mail che mi ha mandato.
Una triste carrellata di cattiverie compiute tutte in questi giorni, a poca distanza l'una dall'altra, ai danni di povere bestiole che non avevano alcuna colpa se non quella di trovarsi nel luogo sbagliato al momento sbagliato.
Esseri spregevoli privi di una coscienza hanno abusato in modo vile dei loro sguardi indifesi, desiderosi di una carezza o di un po' di cibo per attirarli nelle loro trappole meschine: Nala e Duca, bruciati vivi con l'acido, un gatto rosso quasi decapitato con un fil di ferro, cuccioli torturati fino alla morte o con le zampine amputate...
Pur provandoci, non si riesce a capire che divertimento possa essere. Motivazioni non ce ne sono, spiegazioni plausibili nemmeno...
Solo tanta, tantissima..un'infinita cattiveria che, si spera, prima o poi venga punita.
Molti hanno paura a parlare, temono ritorsioni...ma chi sa e tace è forse ancora più colpevole di chi commette questi atti criminali!
DENUNCIAMO, anche in form
a anonima ma facciamolo, se vediamo o sappiamo qualcosa, se conosciamo gli autori di tali atrocità... altrimenti tutto ciò non solo non avrà mai fine ma non potrà far altro che aumentare nel tempo!
E questo non è assolutamente accettabile!
Elena

Metto una serie di foto. Non ditemi che sarebbe meglio non farlo.
Io VOGLIO farlo perchè è ora di aprire gli oc
chi e qualche volta solo l'orrore riesce a farli aprire...


Foto 1 e 2:
A Torre San Lorenzo (Ardea) un gatto è stato quasi decapitato con un filo di acciaio che aveva ancora stretto al collo quando è stato trovato







Foto 3 e 4:
A Caserta un vile ha gettato dell'acido su Nala (che non ce l'ha fatta) e Duca che invece sembra reagire alle cure











Foto 5: 
A Napoli hanno torturato tre cuccioli staccando loro i piedini probabilmente con un filo di nyoln


giovedì 18 settembre 2008

La terra dei fuochi



Aderisco all'iniziativa del blog Teo News e diffondo l'appello.

Il testo che segue è tratto dal sito "La terra dei fuochi".

Fuochi che non ci bruciano, ma ci avvelenano.
Ogni giorno, centinaia di "piccoli" fuochi ardono in tutta la provincia tra Napoli e Caserta. In modo particolare, nei territori dei Comuni di Giugliano, Qualiano e Villaricca. Tristemente denominati la terra dei fuochi, anche nel best seller "Gomorra".
In questo libro, lo scrittore e giornalista Roberto Saviano ci racconta la realtà! Anzi, possiamo dire con certezza che forse è stato fin troppo "buono".
Dalle riprese effettuate e dalle prove raccolte, considerata la situazione attuale, il fenomeno è ben più grave di quanto noi stessi potevamo immaginare.
Col nostro impegno, abbiamo "semplicemente" fornito e reso pubbliche le prove di tutto ciò.
In questi incendi, detti oramai roghi, si brucia di tutto. A essere dati alle fiamme sono Rifiuti Speciali. Materiali che non andrebbero bruciati e neanche gettati in strada. Tanto meno nelle campagne, in prossimità di allevamenti, frutteti e coltivazioni di ogni genere.
Questa società sembra che non abbia più nulla di civile. Ciò nonostante, voglio essere fiducioso e ottimista. Ecco perché, insieme ad alcuni amici, abbiamo dato vita a questo spazio di denuncia e informazione.
Crediamo che le centinaia di migliaia di persone che popolano i nostri territori non siano realmente consapevoli. Infatti, anche se talvolta qualcuno vede, forse, non ha idea di quanto possa essere grave e drammatica la situazione.
Tutti devono sapere, dai "buoni" ai "cattivi".
Niente al mondo può e deve giustificare quanto sta accadendo, indisturbato, proprio sotto i nostri occhi.
La mattina, come il pomeriggio. La sera, ma ancor peggio di notte. Quando il buio nasconde il fumo nero.
I roghi spesso sono piccoli. Nascosti in stradine di campagna, a volte inaccessibili.
Ecco perché tutto è contaminato.
C'è chi dice che tutto ciò non esiste, che non è vero. Ora BASTA!
E' inutile nascondersi dietro un dito. Tutto è INCREDIBILMENTE VERO.
A quanti non credono diciamo: CHI NEGA l'evidenza VUOLE il MALE della sua TERRA, dei suoi FIGLI e di QUANTI la abitano.
Omertà è complicità. Silenzio è assenso.
Anche se diversi enti già conoscono il fenomeno, per dovere civile e obbligo morale, di nuovo e per l'ennesima volta ...
a tutte le Istituzioni che ci rappresentano, amministrano e tutelano rivolgiamo l' ACCORATO APPELLO:
SI FERMI SUBITO QUESTO SCEMPIO !!!
Possiamo non bere l'acqua della terra in cui abitiamo. Possiamo pure non mangiare i prodotti della terra in cui cresciamo.
Ma l'unica cosa di cui non possiamo fare a meno, è respirare la sua aria!
La stiamo "appestando", pur non avendo industrie.
Quand'è che ci risvegliamo ??

Altroché inceneritori !

sabato 13 settembre 2008

Se nascesse oggi...

Se nascesse oggi troverebbe frontiere chiuse e polizia armata a impedirgli l'ingresso in un mondo di abbondanza, impastato di paura e solitudine.
- Non c'è posto per i poveri nel mondo dei ricchi.

Se nascesse oggi suo padre pagherebbe il viaggio con il lavoro di un anno e i prestiti di qualche parente. Salirebbero in una carretta del mare e il falegname dovrebbe reggere il timone.

Se nascesse oggi vedrebbe la luce in una barca carica di gente disperata e all'arrivo troverebbe ad attenderlo un Centro di Permanenza Temporaneo.

Se nascesse oggi sarebbe un piccolo Rom di Tor di Quinto. La baracca distrutta sistematicamente dalla polizia e subito ricostruita da chi non ha null'altro che la tenace speranza di un futuro migliore per suo figlio.

Se nascesse oggi sarebbe figlio di una clandestina innamorata di un falegname italiano di Caravaggio che non la può sposare perché il sindaco non vuole.
- I clandestini, si sa, sono tutti delinquenti.

Se nascesse oggi sarebbe figlio di due neocomunitari che non potranno avere la residenza a Cittadella perché la loro misera capanna non rispetta i requisiti igienico-sanitari richiesti.

Se nascesse oggi nascerebbe in via Galvani, nella Zona Industriale di Sandrigo, paese di 8000 abitanti e dieci banche.Vedrebbe la luce in una roulotte senza acqua, luce, gas e riscaldamento piccolo cittadino Sinto-italiano a cui non sarà riconosciuta la residenza perché "Sono già troppi, non c'è più posto".

Nascerebbe - e nascerà - senza essere riconosciuto, se non da quelli come lui, come duemila anni fa.

Nessuno gli porterebbe doni perché "Abbiamo già i Nostri Poveri, tanti e arrivati prima di Lui.
- Che aspetti il suo turno, perbacco!".

Nascerebbe - e nascerà - ultimo fra gli ultimi a rischiarare testardamente di inutile, indispensabile Speranza un'altra alba che solo i poveri sapranno vedere.

Maria Rosaria Baldin

giovedì 11 settembre 2008

Oggi è l' 11 settembre

Oggi è l'undici settembre
e io ricordo questo:







"Sono pronto a resistere con ogni mezzo, anche a costo della vita, in modo che ciò possa costituire una lezione nella storia ignominiosa di coloro che hanno la forza ma non la ragione."
(Salvator Allende Gossens)

Chi vuole può andare al mio post dello scorso anno

mercoledì 10 settembre 2008

L'antipolitica al potere e il potere dell'antipolitica

Mentre la crisi sociale galoppa e le vacanze (quelle vere) sono tornate ad essere un lusso per ricchi, mentre vanno in picchiata produzione e consumi, e milioni di persone cominciano a rinunciare ai consumi necessari (il pane), dopo avere da tempo dismesso quelli superflui, il governo Berlusconi gode di un'immagine invidiabile - e di un consenso crescente.
Sembra un paradosso, ma lo è solo in parte - anzi, forse non lo è affatto.
In alto, una politica "normalizzata", che sbandiera i propri successi con quotidiana puntualità: la soluzione dell'emergenza rifiuti in Campania, la fine della crisi dell'Alitalia, il "pugno di ferro" contro i fannulloni nel pubblico impiego - e ora anche l'accordo strategico con la Libia del colonnello Ghedafi. In basso, una società sempre più sofferente, povera, oppressa, che però non riesce ad esprimere né lotte né movimenti consistenti - e appare come bloccata, se non paralizzata, dalla sfiducia e forse perfino dalla propria disperazione.
Certo, una situazione così paradossale non dovrebbe potersi perpetuare tanto a lungo - l'autunno è del resto molto vicino, e questa immagine di "afasia sociale" potrebbe/dovrebbe cedere presto il posto a immagini ben diverse, di rivolta, di riscossa, di combattimento. E tuttavia, secondo noi, stavolta nessuno può più contare né sull'automatismo della protesta sociale, né sulla mitologia di un autunno "salvifico", destinato, come per incanto, a rovesciare una primavera-estate tremenda. Stavolta, occorrerà un surplus di riflessione e di fantasia per affrontare con una qualche credibilità ed efficacia, come si diceva una volta, "i problemi della fase".
E la fase che stiamo vivendo è nuova, cioè diversa da quelle che l'hanno preceduta nella recente "transizione italiana", proprio nel rapporto tra società e politica.
La destra ha vinto, ed ha aperto un proprio ciclo di dominio, assumendo la sfiducia di massa nella politica e nella rappresentanza come cardine e valore-principe della propria proposta - aderendo strettamente cioè alla disgregazione del senso comune (le varie istanze securitarie e razziste) e miscelandola con diversi ingredienti ideologici, anche tra loro contraddittori (populismo, neoliberismo, nazionalismo, decisionismo, autoritarismo).
Sta qui un possibile fondamento del parallelo, per tanti versi infondato e anche sbagliato, tra il berlusconismo attuale e il fascismo storico: l'antipolitica al potere, e il potere dell'antipolitica, come pactum sceleris anche elettorale e come chiave di volta di una politica che non è affatto scomparsa, ma che, come dicevamo, si è "normalizzata".
Di tale normalizzazione, la cacciata della sinistra dalle istituzioni elettive, tramite il meccanismo di voto, è il simbolo più corposo e significativo - non per caso, e questa volta senza "alibi" di sorta, si cercherà di completare l'opera alle prossime elezioni europee.
Ma di essa è parte integrante anche il drastico depotenziamento dell'opposizione politica, la sua riduzione a co-governo o a balbettio propagandistico, la sua sostanziale scomparsa: un processo in gran parte dovuto alle scelte soggettive dell'opposizione stessa, ma che affonda le sue radici nella nuova logica di sistema.
Se l'unica ratio della politica è il Governo, inteso come amministrazione e capacità di soluzione "tecnica" dei problemi, non c'è ruolo politico possibile per un'opposizione che non sia interna, almeno per una parte sostanziale, alla sfera della "governamentalità" data.
E se la politica si unifica, nei fatti, in una mono-dimensione, scarnificata dalla rappresentanza degli interessi sociali e dalla dialettica delle Weltaschaung, o dei progetti di società, la sola connessione "immaginabile", nel rapporto tra società e politica, diventa quella tra il Potere e la moltitudine degli individui o dei microgruppi - isolati, dispersi, frammentati.
Tra il potere del Governo, appunto, e i suoi "telespettatori" - vicini, vicinissimi, per pulsione identificante e per "pensieri deboli", ma ovviamente lontanissimi e impotenti, proprio come di fronte a un programma televisivo (puoi spegnere la Tv, certo, ma non il programma che intanto continua). Tra il potere del Padrone (talora un Padrone invisibile, come quello di un vecchio romanzo di Parise) e i suoi sudditi proletari dispersi, ai quali si negherà presto anche il diritto basico di un contratto di lavoro collettivo.
Si capisce allora, forse, perché il paradosso di cui dicevamo non è poi così tale.
La drammatica sconfitta della sinistra politica sta dispiegando i suoi effetti nel tempo e sta incidendo sulle categorie ontologiche, se così si può dire, del pensare comune: la pensabilità stessa del cambiamento, attraverso la politica, cioè l'azione collettiva e non l'arte individuale dell'arrangiarsi, la rivendicazione di bisogni e diritti (non concessi ma "dovuti"), l'organizzazione efficace e massiccia della stessa protesta, si indeboliscono drammaticamente.
Politica e società possono stare nel più perverso dei rapporti, come quello che oggi si va realizzando nel dominio della destra, ma non possono che stare e crescere insieme. Anche e soprattutto a sinistra.
Intanto, il Berlusconi normalizzato e normalizzatore incassa il sostegno di una parte rilevante dei poteri forti, insomma del capitalismo italiano, mentre, in parallelo, il Partito Democratico perde pezzi consistenti. La squadra di governo, a parte qualche boutade marginale della Lega, appare coesa e priva delle litigiosità intestine che caratterizzarono la XIVesima legislatura, mentre in parallelo, il Pd si sfrangia in venti correnti e mille rissosissimi feudi. Intanto, strilli di Di Pietro a parte, la "bipartisansship" di fatto procede, tra un'ombra di governo e una commissione Amato.
E noi? Noi non possiamo non avere, tra le nostre priorità, una lotta - sociale e politica, va da sé - che spezzi in un qualche nodo cruciale il consolidarsi di questo equilibrio. Di questo clima, di questi rapporti sociali ed economici, di questa consunzione della politica.
Non possiamo non sapere che siamo chiamati (si fa per dire) al ruolo, certo improbo, di "nuovi sabotatori" nonviolenti del regime in fieri. Ma questo è il tema di un altro articolo.

Rina Gagliardi - Liberazione 31 agosto 2008

lunedì 8 settembre 2008

Ripristinare la connessione

Quello della trasformazione della scuola pubblica in ‘fondazioni’ – che di fatto accelera un processo di privatizzazione della stessa – è solo uno dei tanti segnali a testimonianza di come questo governo abbia deciso di non fare prigionieri sulla strada della restaurazione neoliberista. Siamo di fronte al più spinto attacco al sistema democratico così come lo avevamo conosciuto nella seconda metà del Novecento, in modo particolare così come lo avevamo conosciuto attraverso la Costituzione repubblicana e antifascista.
Il "riformismo elettorale" che si è andato affermando in questo Paese a partire dalla prima metà degli anni ’90 rappresentava in realtà solo la testa di ariete di un più generale e complessivo orizzonte di restaurazione, teso innanzitutto a frustrare quei momenti di democrazia assembleare che avrebbero potuto rappresentare un ostacolo sulla strada della normalizzazione. Su questa strada si è preparato il terreno a quella controriforma – varata da un governo di centrosinistra – che oggi vede la sinistra alternativa fuori dal Parlamento Italiano… e sulla medesima strada si sta preparando un rincaro della dose in vista delle prossime elezioni europee.
Nel frattempo, eliminata nel Paese qualsiasi reale opposizione parlamentare, si procede con il blocco delle politiche regressive: desertificazione sociale (sia sul piano dei diritti che su quello dei salari); guerra ai più deboli (attraverso la creazione di un antagonismo tra poveri); smembramento istituzionale (federalismo fiscale e controriforma della giustizia); restaurazione culturale (scomparsa della categoria dell’antifascismo).
Di fronte ad un simile scenario le comuniste e i comunisti non possono e non devono rimanere silenti. La complessa dinamica che ci ha posto fuori dal Parlamento non deve trasformarsi in una deriva ancora più grave, come quella della percezione di una fuoriuscita dalla società e dall’intero quadro politico.
In questo quadro importante ed opportuna è stata l’indizione da parte del Prc di un presidio davanti a Palazzo Chigi, alla ripresa dei lavori dell’esecutivo. E ancora più importante ed opportuno è stato rilanciare la campagna d’autunno attraverso la convocazione di una grande manifestazione nazionale che abbia il compito di lanciare contemporaneamente l’opposizione politica e sociale al governo in carica.
La scoppola elettorale subita dalle sinistre ha, tra le sue cause, certamente fenomeni “esterni” quali la citata controriforma elettorale. Ma ad essa si accompagnano tutta una serie di questioni che andranno indagate, prima fra esse quella della interruzione della “connessione sentimentale” con quelle fette di società che negli anni – sia che abbia governato il centro destra, sia che abbia governato il centro sinistra – hanno conosciuto un processo di impoverimento e di peggioramento delle proprie condizioni materiali di vita. È da lì che bisogna ripartire per risalire la china.
È da questo autunno e da quello che sapremo mettere in campo che dipende la ripresa ed il rilancio nel Paese di una opposizione di sinistra che veda i comunisti tra i suoi protagonisti.
(Tratto da "Essere comunisti")

Voi cosa ne pensate?

venerdì 5 settembre 2008

Libertà sul web e caso Ruta

In diversi blog amici, è stato diffuso un comunicato stampa seguito alla condanna di un blog la cui colpa, almeno ufficialmente, sarebbe quella di non essersi iscritto presso la cancelleria del tribunale di appartenenza, come avrebbe dovuto fare se fosse stato un periodico.
Il sospetto è che dietro la sentenza si nasconda il tentativo di impedire l'informazione sul web, che è molto difficile controllare altrimenti.

L'amico Finazio nel suo blog ricorda "che nella classifica mondiale della libertà di stampa l'Italia sguazza intorno al 42esimo posto, dopo paesi che consideriamo razzisticamente inferiori come il Mali, la Namibia o il Benin"...

Nel mio piccolo anch'io ho sulle spalle una denuncia per stampa clandestina e per molto, molto meno. Semplicemente per la distribuzione di un volantino a cura dei gruppi consiliari di opposizione del Comune (quello che pubblico anche sul blog col titolo "La bocca della verità") che illustra ai cittadini l'attività dell'amministrazione comunale...

Comunicato stampa
Le motivazioni della condanna non appartengono ai contesti di una vera democrazia. Secondo il giudice, il blog Accadeinsicilia era addirittura un giornale quotidiano. Per l’informazione in rete potrebbe essere l’inizio del countdown.
Il testo della sentenza emessa dal giudice Patricia Di Marco, che per la prima volta in Italia e in Europa ha condannato per stampa clandestina il curatore di un blog, non solo legittima la preoccupazione e la protesta che si sono levati dalle rete e dal paese negli ultimi mesi, ma offre ulteriori motivi di allarme. Come attestano le carte processuali e le note informative della polizia postale di Catania, la periodicità regolare di Accadeinsicilia non è stata assolutamente provata. Non poteva esserlo del resto, trattandosi di un normale blog. Il giudice conclude nondimeno che il sito citato non era soltanto un periodico: era addirittura un giornale quotidiano, condotto in clandestinità. Un assurdo, evidentemente: ma per far quadrare il circolo di una condanna necessaria, a dispetto della discontinuità di pubblicazione che emergeva dai dati, non ci poteva essere altra soluzione.
Tale fatto giudiziario viene da un contesto difficile. Come testimoniano numerosi eventi, alcuni poteri forti della Sicilia, sottoposti a critica, stanno facendo il possibile per far tacere Carlo Ruta, reo solo di credere nel proprio lavoro di ricerca e documentazione. Basti dire che solo negli ultimi mesi sono state inflitte allo storico ben quattro condanne, a pene pecuniarie e risarcimenti ingentissimi, per complessivi 97 mila euro, presso tre tribunali della regione. La gravità della condanna di Modica, pur rappresentativa del “senso della giustizia” che vige in taluni ambiti della frontiera siciliana, va comunque ben oltre gli scenari di riferimento, recando un naturale riscontro nell’attuale situazione politica, che sempre più pone in discussione le libertà sancite dall’articolo 21 della Costituzione.
Lontana dai motivi di una vera democrazia, ma prossima alle logiche che vigono a Teheran e a Pechino, la sentenza siciliana apre di fatto un varco pericolosissimo, offrendo ai potentati italiani, sempre più timorosi della libertà sul web, un precedente per poter colpire i blogger scomodi, i siti che fanno informazione libera, documentazione, inchiesta. E´ quindi importante che la risposta a tale atto, già imponente in rete e significativa in altri ambiti, si estenda ulteriormente.

Giovanna Corradini (redattrice)
Nikos Klitsikas (storico - Grecia)
Paolo Fior (giornalista)
Nello Lo Monaco (geologo)
Vincenzo Gerace (cancelliere)
Roberto S. Rossi (giornalista)
Carlo Gubitosa (giornalista scrittore)
Carla Cau (associazionismo ragusano)
Serena Minicuci (giornalista)
Vincenzo Rossi (giornalista)
Teodoro Criscione (studente)
Antonella Serafini (giornalista)

Per contatti e informazioni: accadeinsicilia@tiscali.it - cell. 347-4862409 - www.giornalismi.info/vocilibere - Per testimonianze: carlo.ruta@tin.it
Si prega di pubblicare e diffondere il presente comunicato. Viene altresì suggerita la pubblicazione e la diffusione della sentenza, trasmessa in allegato, ritenendo sia importante farne conoscere appieno i contenuti, ai fini della discussione e delle risposte possibili. Si ringrazia vivamente.

Per firmare la petizione in favore di Carlo Ruta clicca qui

mercoledì 3 settembre 2008

Sei gay? In Italia non sei discriminato...

All'indomani della sua nomina a Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna (nella foto) ci assicurava che in Italia i gay non sono discriminati.

Riporto un articolo di Maurizio Mequio pubblicato su "Liberazione" il 31 agosto 2008

Un incubo infernale: stuprato, picchiato e messo in isolamento. E' omosessuale e ha l'Aids. Quaranta anni, calabrese e una fragilità di cristallo. Orfano di tutti e due i genitori, si ritrova in una cella a Catanzaro, senza aver subito un processo, senza una condanna. Reo di aver tentato di rubare un tubo di rame in un'azienda. Ha subito dichiarato la sua omosessualità, la sua sieropositività: la prigione gli ha risposto con un muro di indifferenza e cattiveria.
A denunciare la storia al ministro Alfano è stato ieri Franco Corbelli, presidente del Movimento diritti civili: «Purtroppo in Calabria non esiste un garante, è un anno e mezzo che aspettiamo che qualcosa si muova. Ma non accade niente. Il mio numero è stato dato al ragazzo da altri detenuti. Quando è stato messo agli arresti domiciliari, dieci giorni fa, mi ha subito chiamato. Prima non ha potuto in nessun modo far sentire la sua voce. Era disperato. La sua è una vita spezzata. Una vergogna: questa persona non sarebbe nemmeno dovuta entrare in prigione. Poi l'errore più grave, quello di non tutelarlo. Di non assegnarlo a una sezione "sensibile"». Un'odissea lancinante, fatta di torture e violenze di ogni genere. «E' entrato a giugno», racconta Corbelli. «Prima era solo in stanza, poi l'ha divisa con un detenuto. Qualche presa in giro, qualche toccatina, delle minacce, fino a luglio, all'aggressione subita nell'ora d'aria. Erano sei, forse sette. Sono entrati nella cella in un momento di caos, lo hanno messo faccia al muro e da dietro hanno ripetutamente abusato di lui». Il ragazzo ha detto di avere l'Aids e è stato l'inferno. Gli altri detenuti lo hanno malmenato. «Dalle violenze subite al provvedimento che avrebbe dovuto tutelare il ragazzo sono passati tre giorni. Tre giorni con gli altri detenuti in preda a una psicosi dovuta alla paura di aver contratto la malattia. Poi l'isolamento, un mese di isolamento. Dal 7 luglio al 6 agosto. Senza acqua e con topi e scarafaggi che gli camminavano addosso. Lo hanno punito, invece di aiutarlo». In seguito lo hanno trasferito in un carcere siciliano: «Lo hanno sbattuto in un braccio con detenuti condannati per reati sessuali. Resta in questo reparto per tre giorni, finché si accorgono del caso e lo mettono nuovamente in isolamento. Questa volta per pochi giorni. Infine il ritorno nella struttura di Catanzaro, dove è rimasto fino alla concessione dei domiciliari». Il processo sarà a settembre, il giovane dice che «non ha senso la sua esistenza»: quando era rinchiuso avrebbe mostrato dei potenziali istinti suicidi, ora avrebbe realmente pensato di togliersi la vita. «Le istituzioni hanno il dovere di intervenire», riprende il responsabile del Movimento dei diritti civili. «Che lo venissero a trovare! Questa persona è stata abbandonata, ha un grande bisogno di essere tranquillizzata. Occorrerà riaffermare la sua dignità di essere umano». Aurelio Mancuso, presidente dell'Arcigay ha definito «orribile» l'accaduto: «Purtroppo il sistema carcerario non è preparato ad avere una serie di protezioni per gli omosessuali. Le trans spesso vengono messe in appositi bracci, dove alle volte finiscono anche alcuni gay, ma occorrono maggiori tutele. Facciamo assistenza legale ai detenuti, ma ammetto che entrare nelle carceri è molto difficile. Chiediamo da anni un protocollo tra gay e istituzione carceraria, ma non abbiamo mai ottenuto risposte. Inoltre sembra non esserci alcun interesse sulla prevenzione delle malattie in questi luoghi e, nel caso dei malati di Hiv, abbiamo raccolto diverse lamentele sulla mancanza di assistenza e sui ritardi di consegna delle terapie».
Solidarietà al ragazzo da parte di Vladimir Luxuria, che commenta: «Ha subito violenze perché omosessuale e perché sieropositivo. E' stato vittima di omosessualità coatta, non ha potuto proteggersi, non ha potuto chiedere il preservativo e è stato picchiato anche per questo. Per essere stato violentato. L'omofobia continua a essere un'emergenza, ma non è stata affrontata dal governo con il pacchetto sicurezza. Noi non facciamo parte di quelli che devono essere più sicuri». L'associazione Anlaids non ha una sede in Calabria, Tullio Prestileo, coordinatore della sede siciliana spiega: «Solitamente nelle carceri c'è una buona gestione dei pazienti. In cella si tende a mettere insieme i pazienti con la stessa malattia. Se ne fanno richiesta. Dove c'è collaborazione con i reparti di malattie infettive degli ospedali, le visite hanno una cadenza settimanale. In Sicilia, lo scorso anno, abbiamo anche tenuto dei corsi di aggiornamento professionale per le guardie carcerarie. Questa storia fortunatamente è un caso isolato. Per lo meno per quanto concerne le violenze sui sieropositivi». E sulla sorte degli altri detenuti: «Sul piano teorico non dovrebbero essere sottoposti a test se non su loro specifica richiesta. E' la legge n°135 del 1990 che lo impone. Se lo faranno dovranno essere assistiti nel migliore dei modi. Credo che le psicosi collettive si gestiscano anche grazie al rispetto della privacy».