venerdì 30 maggio 2008

Petizione

Ho ricevuto la seguente e-mail da MICROMEGA che riporto integralmente.




Care amiche e cari amici che avete firmato l'appello "Liberadonna", altre iniziative in difesa della laicità si impongono e si moltiplicheranno.

La prima: un uso democratico dell'8 per mille, che lo sottragga alla Chiesa gerarchica di Ruini e Ratzinger (e allo "Stato", cioè alla maggioranza di governo, meno che mi laica).

La proposta è avanzata, tra gli altri, da Umberto Eco, Vasco Rossi, Margherita Hack, Andrea Camilleri, Dario Fo, Michele Santoro.

La proposta è di devolvere l'8 per mille alla Chiesa valdese, l'unica che si è impegnata ad utilizzarlo completamente in opere di beneficenza pubblicamente controllate (e di non usare neppure un euro per la propria religione, sotto nessuna forma).


Contro la Chiesa gerarchica di Ruini e Ratzinger

Un 8 per mille democratico. Firma e diffondi l’appello

"Di fronte all’offensiva clericale volta a limitare irrinunciabili libertà e diritti civili degli individui (che andrebbero invece decisamente ampliati), e alla subalternità e passività dello Stato nelle sue istituzioni parlamentari e governative, benché non credenti in alcuna religione, in occasione della dichiarazione dei redditi invitiamo tutti i cittadini democratici a devolvere l’otto per mille alla Chiesa Evangelica Valdese che le libertà e i diritti civili degli individui ha sempre rispettato e anzi promosso, e che si è impegnata ad utilizzare i proventi dell’otto per mille esclusivamente in opere di beneficenza e non a scopo di culto o di sostegno per i ministri e le opere della propria confessione religiosa."

Paolo Flores d’Arcais, Umberto Eco, Margherita Hack, Vasco Rossi, Giorgio Bocca, Simone Cristicchi, Dario Fo, Michele Santoro, Oliviero Toscani , Franca Rame, Ferzan Ozpetek, Lidia Ravera, Umberto Galimberti, Lella Costa, Luciano Canfora, Bernardo Bertolucci, Mario Monicelli, Eugenio Lecaldano, Gennaro Sasso...

L'appello promosso da MicroMega è stato sottoscritto anche da personalità del mondo cattolico con questa nota aggiuntiva:

"Noi cittadini cattolici, che tentiamo di testimoniare nella vita sociale ed ecclesiale un fedeltà la più coerente possibile al Vangelo e quindi critici e scandalizzati nei confronti di una politica dei vertici ecclesiastici sempre più tesa a usare il potere che deriva dal danaro, dalle clientele, dalle influenze politiche, dal dominio sulle coscienze per condizionare la politica degli stati e in particolare di quello italiano, riteniamo legittimo e forse doveroso negare a questo potere ecclesiastico il sostegno dell’8 per mille IRPEF."

don Enzo Mazzi, Giovanni Franzoni, don Vitaliano Della Sala, don Raffaele Garofalo, don Gianni Alessandria, don Roberto Fiorini, don Franco Barbero, Francesco Zanchini, don Bruno Ambrosini, don Aldo Antonelli, Domenico Jervolino, Giulio Girardi...

Per firmare l'appello, clicca QUI

Articoli correlati

mercoledì 28 maggio 2008

Era il tempo delle stragi

La mattina del 28 maggio 1974 una bomba esplode sotto i portici di Piazza della Loggia a Brescia mentre è in corso una manifestazione antifascista indetta dai Sindacati e dal Comitato antifascista.
L’attentato, che viene rivendicato da Ordine Nero, provoca otto morti e più di novanta feriti.

L'ordigno era stato posto in un cestino portarifiuti e fatto esplodere con un congegno elettronico a distanza.

Due istruttorie si susseguono negli anni: la prima porta a processo, nel 1979, diversi esponenti della destra radicale bresciana. In secondo grado, nel 1982, la sentenza di condanna viene annullata. L’assoluzione definitiva per tutti gli imputati arriva con la Cassazione nel 1985.
La seconda istruttoria indica come imputati altri esponenti dell’estrema destra fra cui Mario Tuti. Anch’essi saranno prosciolti per insufficienza di prove (1989).
Il fascicolo di una terza istruttoria è tuttora pendente presso la Procura di Brescia dove il Gup, Lorenzo Benini, ha disposto il rinvio a giudizio per concorso in strage per Delfo Zorzi,
Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Pino Rauti, Francesco Delfino e Giovanni Maifredi. Il processo che si svolgerà davanti alla Corte d'Assise presieduta da Enrico Fischietti, partirà il 25 novembre.

Che sia la volta buona che in Italia si faccia finalmente luce su una delle tante stragi rimaste senza colpevoli?

Qui trovate un testo elaborato dall' ITIS Belluzzi di Bologna


lunedì 26 maggio 2008

Noi Sinti

Ho letto nel blog de "Il russo" di questa iniziativa che rilancio prendendo da lui il testo che segue.

Noi Sinti

Noi Sinti abbiamo una sola religione: la libertà.
In cambio di questa rinunciamo alla ricchezza, al potere, alla scienza e alla gloria.
Il nostro segreto sta nel godere ogni giorno le piccole cose che la vita ci offre e che gli altri uomini non sanno apprezzare:una mattina di sole, un bagno nella sorgente, lo sguardo di qualcuno che ci ama.
É difficile capire queste cose, Zingari si nasce.
Ci piace camminare sotto le stelle, la nostra è una vita semplice, primitiva.
Ci basta avere per tetto il cielo.
Un fuoco per scaldarci e le nostre canzoni quando siamo tristi.

Vittorio Mayer Pasquale, da "Lacio Drom", rivista di cultura zingara, 1973


FERMIAMO UN GENOCIDIO CULTURALE

Dopo l'ultimo delitto crudele della mistificazione e della calcolata disinformazione non si può più restare in silenzio, occorre agire, questo silenzio è assordante e colpevole.
C'è un'oscura connivenza tra una parte del giornalismo italiano, una parte delle forze dell'ordine, una parte della politica italiana per giustificare un'incivile repressione.
Il 1° Giugno le Associazioni Rom e Sinte in Italia e le associazioni di volontariato, gli artisti, gli intellettuali e le persone di buon senso organizzano a Roma un corteo di protesta civile.

EVITIAMO UN SILENZIO INCIVILE
FAI SENTIRE LA TUA VOCE E PASSA PAROLA!!!

Per promuovere un corteo di protesta civile
contro atti di razzismo nei confronti dei Rom e Sinti in Italia

Roma, domenica 1° giugno 2008

L'iniziativa è promossa da intellettuali italiani e Rom, associazioni, artisti e persone di buona volontà che non vogliono essere strumentalizzati da nessuno.
Le Associazioni che aderiscono all'iniziativa diventano automaticamente anche organizzatori e promotori partecipando con i propri singoli rappresentanti al coordinamento nazionale nel rispetto dei principi che hanno mosso l'iniziativa.

PROGRAMMA (provvisorio)

Ore 9,00 – 11, 00: Ritrovo ingresso Principale Stazione Termini
Ore 11,00: Corteo per le vie di Roma
Ore 15,00: Conferenza stampa e libera discussione da parte dei manifestanti e dei rappresentanti delle Associazioni aderenti all'evento
Creazione di un Coordinamento nazionale permanente per la difesa della dignità della cultura e dei diritti civili dei Rom e Sinti in Italia
Ore 18,00: Esibizioni musicali con Alexian Group, Taraf de Bucarest e di tutti i musicisti e artisti aderenti

La partecipazione è libera e gratuita
LE ADESIONI SONO APERTE A TUTTI

Per informazioni e adesioni:
ASSOCIAZIONE NAZIONALE THÈM ROMANÒ ONLUS
associazione autonoma di Rom e Sinti
Tel: 0872 660099 cell. 340 6278489
http://www.associazionethemromano.it
email:
spithrom@webzone.it
http://www.alexian.it

PER ADERIRE CLICCA QUI

Non possiamo rimanere inerti di fronte alla situazione oscurantista che stiamo vivendo

AGGIORNAMENTO:

La manifestazione è stata spostata all' 8 giugno


giovedì 22 maggio 2008

Legge 194: la storia non si cancella

Liberamente tratto da un articolo di Angela Azzaro pubblicato su “Liberazione” del 21 maggio.




Ricorre oggi il trentennale dell'approvazione della legge 194 che è stata approvata il 22 maggio del 1978 ed è invecchiata precocemente per due motivi su cui vale la pena ragionare.

Il primo sta nella sua debolezza dovuta sia all'impianto generale sia ad alcune norme che di fatto consentono alcuni degli attacchi a cui ci siamo purtroppo abituate.
Il movimento femminista degli anni Settanta era diviso. La maggior parte delle donne si batteva non per una legge, ma per la depenalizzazione del reato di aborto.
Il ragionamento era chiaro: una legge avrebbe significato che lo Stato metteva bocca sul corpo delle donne. Così è stato, anche perché alcuni degli articoli del testo aprono di fatto all'obiezione di coscienza da una parte e dall'altra alle varie interpretazioni su quando e come inizia la vita.

Il secondo motivo va ricercato nell'attacco che chiesa e politica portano avanti da anni contro la libera scelta delle donne.
La libertà di scegliere se interrompere o meno una gravidanza, garantita - pur tra molte difficoltà - dalla legge 194 è stata, negli ultimi trent'anni, continuamente messa in discussione nei fatti - attraverso un progressivo "svuotamento" della norma - e a parole.
Oggi occorrerebbe ristabilire che cosa è vita e cosa non lo è, ristabilire il confine tra lo Stato e la libera scelta.

A trent'anni dall'introduzione della legge 194 sull'aborto nel nostro paese, l'Associazione Luca Coscioni insieme a altre associazioni radicali organizzano tavoli di informazione sessuale in molte università e città. La diminuzione esponenziale del numero di aborti conseguente all’emersione del fenomeno dall'illegalità può proseguire soltanto grazie alla diffusione dell’uso degli anticoncezionali, tra cui la pillola del giorno dopo.
Tuttavia, in un’epoca in cui i cosiddetti obiettori di coscienza negano l’erogazione di un servizio pubblico – imponendo di fatto la propria coscienza come etica di Stato – procurarsi la ricetta per la pillola di emergenza diventa una lotta per l’esercizio di un proprio diritto.

Chi vuole, può firmare la petizione per la vendita senza ricetta della “pillola del giorno dopo”.

mercoledì 21 maggio 2008

Quando ad essere stuprata è una rumena...

Quando ad essere stuprata è una ragazza rumena...
evidentemente non fa notizia e non si fanno titoloni in prima pagina.
E non si alzano cori di indignazione.
Perché per la stampa e la politica la la gravità di un reato non è sempre la stessa, ma si misura a seconda della nazionalità di chi lo subisce.

Riporto un articolo pubblicato su "Liberazione" il 16 maggio.
Quanti erano a conoscenza di questo fatto che non ha avuto l'onore delle prime pagine dei giornali nostrani?

Una giovane romena è stata aggredita e stuprata da un 39enne italiano, A. A., che è stato arrestato dagli agenti della mobile. La ragazza, dipendente di una cooperativa di servizi, aveva appena iniziato a fare le pulizie in un call center in zona Vescovio quando è stata aggredita alle spalle da un uomo che, minacciandola con un taglierino, l'ha costretta a subire violenza sessuale. Subito dopo la violenza, la donna ha chiesto soccorso in un bar poco distante dal call center e ha chiamato la polizia. Le indagini, immediatamente avviate dalla Squadra Mobile, hanno consentito di identificare l'aggressore che è risultato essere il convivente della responsabile della cooperativa dove lavora la giovane.
Negli ultimi tre anni quasi il 31 per cento delle donne residenti nel Lazio e il 35 per cento nella provincia di Roma ha subito una violenza. Nel 16 per cento dei casi la violenza è di tipo sessuale, nel 18 per cento psicologica e nel sette per cento si tratta di maltrattamenti fisici. Questo lo scenario emerso dalla ricerca "Il fenomeno della violenza sulle donne: un approfondimento sulla situazione del Lazio». Lo studio, finanziato dall'assessorato regionale alle Politiche sociali e dalla presidenza della commissione consiliare Sicurezza e condotto su un campione di 1.100 donne di età compresa tra i 18 e i 70 anni, ha fatto anche uno spaccato della violenze subite: mentre le molestie sessuali vengono agite prevalentemente da estranei (il 57 per cento) in mezzi o luoghi pubblici (47 per cento), i maltrattamenti fisici sono commessi soprattutto da «persone che sono o sono state legate sentimentalmente alla vittima». Per il 34 per cento delle donne, l'aguzzino è il marito o l'attuale fidanzato, per il 18 per cento l'ex partner. Anche nel caso delle violenze psicologiche, l'abuso proviene principalmente da «soggetti appartenenti alla sfera affettiva» (nel 22 per cento dei casi conoscenti, amici o parenti; nel 17 per cento marito o fidanzato). Secondo la ricerca il Lazio «insieme all'Emilia Romagna, ha il primato dei casi di violenza sulle donne» anche se le donne non sempre hanno il coraggio di denunciare.
«Siamo stravolte: non assistevamo ad una sequenza di barbarie simili nei confronti delle donne da anni. Lo stupro di oggi (ieri ndr ) a Roma, il tentativo di stupro a Milano (peraltro con la vergognosa indifferenza della gente che assisteva alle urla della ragazza), l'omicidio mostruoso di Niscemi, l'arresto odierno dei due ragazzi accusati di aver violentato in branco una 13enne a Palermo due anni fa. Tutto questo non è da Paese civile». Lo dichiara la presidente di Telefono Rosa, Maria Gabriella Carnieri Moscatelli.
«Ci indigniamo per il mostro dell'Austria - continua - ma non riusciamo a fronteggiare la violenza delle nostre mura domestiche e delle nostre città contro le donne, le ragazze, le bambine. In questo quadro allarmante in cui le donne sono costrette a vivere nella paura, non c'è un colpevole straniero, italiano, giovane o vecchio, ricco o povero. I casi sono ormai così diffusi e continui che l'unica cosa che possiamo rilevare è una nuova cultura della sopraffazione fisica dell'uomo sulla donna».

martedì 20 maggio 2008

Nicola è uno di noi

La manifestazione di Verona.
Un articolo di Maurizio Pagliassotti pubblicato su "Liberazione" del 18 maggio.

Pioveva a Verona ieri pomeriggio, un tempaccio. E poi c'era la diffusa fretta di dimenticare, la voglia di normalizzare, di dire: «E' stata una ragazzata finita male». Per questo forse gli organizzatori della manifestazione non si aspettavano una grande partecipazione al corteo in ricordo di Nicola Tommaselli, morto ammazzato di botte da un branco di neonazisti. Negli ultimi giorni, non ne parlava più nessuno di quell'episodio se non i giornali di sinistra.
E invece è andato tutto in maniera diversa, perché una folla di diecimila persone ha camminato per le vie della città. Per dare un'idea di cosa significhi questa cifra basta citare la battuta di un'anziana signora che, disgustata, guardava i manifestanti: «Erano 40 anni che non vedevo una cosa del genere!».
Alla testa del corteo un gruppo di cittadini veronesi, amici e conoscenti del ragazzo ucciso, portavano uno striscione che recava la scritta: "Nicola è uno di noi". «Perché Verona è diventata una città razzista e fascista dove chiunque rischia di finire ammazzato perché non omologato all'ormai dilagante pensiero della destra», così ha spiegato il significato dello striscione una signora che lo sorreggeva insieme ad altre venti persone. Dietro di loro un po' tutta la sinistra che per bocca di molti manifestanti sembrava quasi sorpresa dell'affluenza: «Siamo fuori dal parlamento di Berlusconi e Veltroni, ma siamo dentro le piazze, dove loro mancano. Questo è un ottimo punto per la ripartenza» commentava Livio arrivato da Roma.
Un centinaio le realtà che hanno aderito al corteo promosso dall'Assemblea cittadina: tra gli altri i centri sociali Pink e La Chimica, Fiom, Arcigay e Arcilesbica, circoli Anpi, Emergency, collettivi universitari, Prc, Sinistra critica, Pdci, Sd veronese.

Il Prc era al gran completo: Russo Spena, Gennaro Migliore, Alfio Nicotra, Graziella Mascia, accompagnati da Giorgio Cremaschi. «La sinistra non arretra quando si tratta di difendere i diritti di migranti e lavoratori. E ovviamente non dimentica la battaglia antifascista. E' un momento difficile per il paese, non solo per la sinistra...» così Gennaro Migliore. Loretta, una ricercatrice di Torino iscritta a Rifondazione dice: «Questo è il posto dove il partito deve stare in questo momento: nella piazza, vicino al suo popolo che si è sentito tradito da un'esperienza di governo che ha lasciato da parte i valori per cui stiamo manifestando qua oggi. Forse otterremo più così che seduti in parlamento». Dietro il Prc, Sinistra Critica, che commenta per voce di Flavia D'Angeli: «Il successo di questa manifestazione dice che vi è una diffusa richiesta di costruire una sinistra antifascista e anticapitalista, in netta opposizione alle politiche del Pdl e del Pd».
Subito dopo la partenza, avvenuta davanti al piazzale della stazione un gruppetto di r
agazzi ha infranto una vetrina di un centro di collocamento temporaneo ed ha fatto qualche scritta sui muri. Ma sono stati subito isolati dagli organizzatori e le forze dell'ordine non sono intervenute evitando così lo scontro. Ad alimentare le polemiche ci ha pensato però il sindaco Flavio Tosi: «Non saranno i cittadini veronesi a pagare il conto del ripristino delle facciate degli edifici imbrattate. Manderemo il conto agli organizzatori e a chi ha autorizzato il percorso». E chiede che per la prossima volta «venga stipulata una assicurazione di responsabilità civile per eventuali danni alla città e ai suoi abitanti».
Tosi non è l'unico a non aver amato la manifestazione per Nicola. Un funzionario delle ferrovie alla stazione di Brescia - «dato che ho ricevuto ordini da Roma» - ha bloccato molti treni carichi di manifestanti provenienti da mezzo nord Italia. Il tutto perché erano utilizzati gli usuali biglietti cumulativi. Per sbloccare la situazione che ha paralizzato il traffico ferroviario per mezz'ora, alcuni manifestanti hanno occupato i binari della stazione per alcuni minuti.
Il corteo è andato avanti tranquillo e ha incrociato il presidio dei Disobbedienti e dei migranti, dove erano presenti un centinaio di persone. E la città? La Verona che vota il sindaco
leghista Tosi si è dimostrata fredda, indaffarata nello shopping del sabato pomeriggio. I commenti anche in questo caso sono sempre gli stessi: gente che non ha voglia di lavorare, sono solo rompicoglioni, sono spacca vetrine eccetera...
Ma i veronesi che hanno partecipato al corteo raccontano di una città ossessionata dalla sicurezza, dalla paura e quindi dalla violenza: «Tutti sanno che esistono ronde che girano per salvaguardare la cosiddetta sicurezza. E tutti sapevamo che prima o poi qualche grosso guaio sarebbe accaduto. Noi veronesi qui presenti rifiutiamo l'idea che quanto accaduto possa essere riconducibile al caso o alla sfortuna». Moltissimi manifestanti portavano al collo un cartello che citava la famosa frase del sindaco Tosi: «Quel che è accaduto non fa testo...». Con sotto il commento: «Vergogna!». Avulsi dal contesto anche i grillini, seduti immobili con un gaz
ebo a due passi dalla manifestazione. «Cosa pensate del corteo?» domandiamo, «Ma non sappiamo di cosa si tratta...».
La marcia si è conclusa a due passi dalla centrale piazza delle Erbe sotto gli occhi vigili della statua di Dante Alighieri. Molti gli interventi che con toni piuttosto accesi hanno sottolineato l'urgenza «di una sveglia per tutto il paese e in particolare per il Nord che viv
e con il cervello annebbiato dal delirio berlusconiano leghista».

"In un comunicato congiunto i parlamentari piemontesi del Carroccio, Elena Maccanti vice segretario provinciale di Torino, Stefano Allasia segretario provinciale torinese e il capogruppo al Comune Mario Carossa, respingono “qualsiasi tipo di responsabilità in merito” e si dissociano “dal contenuto di quei manifesti”.

Speriamo che sia effettivamente così.

domenica 18 maggio 2008

La Bocca della Verità


Proprio in questi giorni è in distribuzione un nuovo volantino dei Gruppi consiliari di opposizione presenti nel Comune di Agugliano, la cosiddetta "Bocca della Verità", come noi molto immodestamente lo chiamiamo.

Con questo "bollettino" i Gruppi consiliari “A Sinistra” (che riunisce Consiglieri di Rifondazione Comunista, Partito Comunista dei Lavoratori e Sinistra Democratica) e “Partito Democratico” danno notizie sull’operato dell'Amministrazione comunale ed esprimono il loro giudizio in merito.

Chi avesse tempo e voglia di leggerlo per intero, può andare qui o può richiederne una copia mandando una e-mail al seguente indirizzo:
laboccadellaverita_agugliano@yahoo.it

sabato 17 maggio 2008

Aiutiamola!

Ho ricevuto una e-mail dal mio amico Il Furioso di Agugliano che conteneva una richiesta di aiuto.
E se si può fare qualcosa, perchè non farla? Ho deciso, pertanto, di pubblicare il messaggio che segue.

Questo messaggio arriva dalla Francia. Fate circolare in tutto il mondo.

Non si sa mai…

Per favore guardate la foto qui accanto, leggete il messaggio della madre e fate circolare a tutte le persone di vostra conoscenza…


"Mia figlia di 13 anni, Ashley Flores, est scomparsa da due settimane.
Può succedere che se tutti fanno girare questo messaggio, qualcuno vedrà questa bambina.

Così facendo una bambina scomparsa di Steven Point è stata ritrovata anche facendo circolare la sua foto alla televisione.

Internet circola anche oltre-mare, in Sud America, Canada ecc.
Per favore fate inoltrate questo messaggio a tutte le persone della vostra rubrica.
Grazie a Dio e a tutto ciò che di spirituale esiste, questa bambina sarà ritrovata.

Chiedo a tutti, supplico tutti, per favore, di far girare il più possibile questa immagine.

Non è ancora troppo tardi.

PER FAVORE AIUTATECI
Chiunque sia in grado di dare delle informazioni al riguardo, per favore mi contatti : HelpfindAshleyFlores@yahoo.com
Includo la foto di mia figlia. Tutte le vostre preghiere saranno preziose!!!
Sono sufficienti 2 minuti per far circolare il messaggio.
Se si trattasse di vostro figlio farete l’impossibile per ottenere dell’aiuto!!!"

giovedì 15 maggio 2008

Consiglio comunale del 12 maggio 2008

Spettatori presenti: due.

Le comunicazioni del Sindaco hanno riguardato la conclusione della visita dei francesi di Jonage, cittadina con la quale siamo gemellati.
Se ci avessero anche avvisati che sarebbero arrivati avremmo gradito…

Il secondo punto è stata l’approvazione dei verbali della seduta del 26 marzo su cui non ci sono state contestazioni.
Come terzo punto è stato trattato
l’adeguamento al programma triennale delle opere pubbliche nel quale la riqualificazione del centro storico ha visto un aumento della spesa di circa 74.000,00 euro e la cui realizzazione è stata prevista in due anni anziché in tre. Il nostro voto su questo punto è stato di astensione.
Il quarto punto è stata una variazione al bilancio di previsione 2008, in parte conseguenza dell’adeguamento del programma triennale delle opere pubbliche (minori entrate da mutuo per euro 133.075,09 e minori uscite per euro 190.000,00 per manutenzione straordinaria delle strade esterne; la differenza di 56.924,91 viene caricata sull’intervento in questione), in parte causata da adeguamenti su vari capitoli.
La sola cosa significativa sono i 40.000,00 euro previsti in uscita per la costruzione di nuovi loculi, coperti in entrata da proventi di concessione dei loculi stessi.

Dato che è stato modificato anche il bilancio pluriennale 2008 – 2010, abbiamo chiesto una correzione formale all’oggetto della deliberazione sul cui contenuto ci siamo astenuti.

Il punto numero cinque era relativo alla rilocalizzazione delle aree edificabili nell’ambito IP 11 (ex fornace). In pratica si è trattato di riconfermare quanto già stabilito con la variante al P.R.G.
Questo è stato definito atto di indirizzo, ma indirizzo a chi?

- non al Consiglio stesso poiché non da indicazioni su scenari futuri, ma su un argomento sul quale il Consiglio si è già espresso
- non alla Giunta che non ha competenza in materia urbanistica
- non agli Uffici ai quali non dice niente di nuovo.
Inoltre, essa è un atto privo di qualsiasi efficacia perché non cambia, né potrebbe farlo, quanto oggi esistente e non è vincolante per il futuro.
In definitiva, non essendo un atto di indirizzo e non essendo un atto di controllo, non ci è sembrato che il Consiglio dovesse esprimersi.

L’unica motivazione di questa proposta è sembrata essere quella di “rassicurare” la proprietà dell’ambito in merito alla nuova previsione di assetto dell’area in questione.
Dato che l Consiglio comunale ha già espresso il suo parere adottando la variante al P.R.G., ci è sembrato più opportuno che per questa “rassicurazione” fosse trovata una modalità alternativa e, pertanto, ci siamo astenuti.
Il sesto punto ha riguardato l’approvazione di uno studio preliminare di fattibilità per l’ambito IP 5 (fabbriche di Via Gavone). Il nostro parere è che l’intervento sia senz’altro da incoraggiare, ma che vada valutato attentamente il problema della viabilità.
Tutto il traffico relativo alle nuove residenze, al polo servizi e alla piazza graverà su Via Quercettino. Lo studio propone un ampliamento della carreggiata anche sui tratti di strada non lambiti dalla lottizzazione, quello iniziale e quello finale, ma non prevede una diversa strutturazione degli attuali accessi.
Noi riteniamo che anche quegli accessi vadano modificati in modo da rendere più facile e più sicura l’immissione sulla strada provinciale, anche alla luce delle agevolazioni concesse ai lottizzanti (prevedere la viabilità al di fuori del limite dell’ambito e mancanza degli standars di legge per quanto riguarda il comparto C1).
Inoltre, per i tratti di proprietà non comunale e per il tratto del comparto che non ha aderito alla lottizzazione, si prevedono tempi lunghi di ampliamento della carreggiata in quanto, presumibilmente, bisognerà operare degli espropri. Pertanto, abbiamo proposto che per la strada venga mantenuto l’attuale senso unico di percorrenza fin tanto che non sarà completato l’ampliamento di tutta la sua lunghezza e non siano state realizzate delle soluzioni migliorative per gli accessi.
Abbiamo poi proposto che la differenza di standars relativi ai parcheggi non soddisfatti dall’ambito C1 venga monetizzata al posto della prevista realizzazione del piccolo parcheggio situato nell’IP 6.
Infatti, per la sua modesta entità, cinque/sei posti, e per la sua collocazione, di fatto, il parcheggio non sarebbe significativo per un utilizzo pubblico e la sua realizzazione attuale potrebbe successivamente configgere con un progetto di sistemazione dell’intero ambito IP 6.
In
relazione a questo abbiamo anche chiesto che la deliberazione evidenziasse che comparto C1 non rispetta la dotazione dei parcheggi, in quanto nella proposta invece veniva detto che gli indici di utlizzazione, le destinazioni d’uso e la dotazione di standars erano conformi al P.R.G. Anche su questo punto ci siamo astenuti.
L’ultimo punto è stato la
presa d’atto delle rettifiche alla relazione previsionale e programmatica al bilancio 2008 con la quale è stata corretta l’incompletezza dell’elenco sullo stato delle opere pubbliche che avevo sottolineato io durante la discussione per l’approvazione del bilancio. Qui abbiamo, ovviamente, votato a favore.

Chi volesse maggiori informazioni, ci troverà disponibili.

domenica 11 maggio 2008

W l'Italia!

Il IV Governo Berlusconi si è insediato.

Quattro i Ministri donna.
Veramente avrebbero dovuto essere la metà, ma visti i risultati ci dichiariamo soddisfatte così.

Mara Carfagna è stata nominata Ministro alle Pari Opportunità.

Ecco alcune foto per ricordare di chi stiamo parlando.





















Questo invece è un video che fa capire cosa pensa l'Europa di noi.
Nel resto del mondo la considerazione non è molto diversa...

W l'Italia!

P.S.
Da Lupo sordo trovate un'intervista molto interessante...


venerdì 9 maggio 2008

I cento passi

“Tra la casa di Peppino Impastato e quella di Gaetano Badalamenti ci sono cento passi. Li ho consumati per la prima volta in un pomeriggio di gennaio, con uno scirocco gelido che lavava i marciapiedi e gonfiava i vestiti. Mi ricordo un cielo opprimente e la strada bianca che tagliava il paese in tutta la sua lunghezza, dal mare fino alle prime pietre del monte Pecoraro. Cento passi, cento secondi: provai a contarli e pensai a Peppino. A quante volte era passato davanti alle persiane di Don Tano quando ancora non sapeva come sarebbe finita. Pensai a Peppino, con i pugni in tasca, tra quelle case, perduto con i suoi fantasmi. Infine pensai che è facile morire in fondo alla Sicilia.”

(Claudio Fava, “Cinque delitti imperfetti”, Mondatori 1994, p.9)


Brecht diceva: «Non è detto che ciò che non è mai stato non possa essere».
Sono trascorsi, infatti, ormai trenta anni dal tremendo omicidio politico mafioso di Peppino Impastato e, alla fine, dopo anni di sofferenza, di lotta e di isolamento, la verità è stata fissata dalla magistratura e dalla relazione della Commissione antimafia che ho avuto l'onore di redigere: nel caso di Peppino Impastato lo Stato ha compiuto un vero e proprio depistaggio perché non si scoprisse, come era possibile, dal primo momento che si trattava di un delitto di mafia. Dobbiamo la verità all'impegno difficile e quotidiano di mamma Felicia, di Giovanni Impastato, dei compagni di Peppino, di Umberto Santino e di Anna Puglisi.
Ho due immagini, fra le tante, nella mente.
La prima così è descritta da Giovanni Impastato: «Sfilammo nel '79, per le troppo silenziose strade di Cinisi, facendo tesoro delle scelte e del percorso di Peppino, considerato ancora allora dallo Stato un suicida o un terrorista saltato sulla bomba che stava innescando. nella prima manifestazione nazionale contro la mafia, organizzata da Radio Aut»
«Dal Centro di documentazione di Palermo, assieme ai compagni di Democrazia proletaria, di cui Peppino era stato eletto consigliere comunale e a quella parte di movimento che era rimasta profondamente colpita dall'ufficisione di Peppino. Eravamo in due mila».
La seconda immagine che ritengo il movimento più bello della mia vicenda politica, è quella di mamma Felicia che, quando, nella casetta di Cinisi, nel 2000, le consegnammo la relazione della Commissione antimafia, che sanciva il depistaggio di Stato e chiedeva scusa in nome del Parlamento italiano (caso tuttora inedito) soffiò, in un orecchio la frase: «Oggi mi avete resuscitato Peppino».
Si chiudeva una vicenda iniziata tragicamente nel '78. E' importante parlarne oggi anche perché Peppino va sottratto al destino di una icona strumentalizzata: è bello che sia considerato, da tanti giovani, da tante ragazze, un Che Guevara contemporaneo, ma è più importante viverlo nel suo contesto, affinché il ricordo sia stimolo per continuare la sua lotta. Peppino fu uomo del '68, non va dimenticato. Fu un compagno dell'antimafia sociale, quella difficile, non quella ufficiale, spesso ipocrita, banale e trasformista. Peppino era un militante che organizzava mobilitazione sociale; era profondamente impegnato politicamente; era precursore, nella sua capacità di utilizzare la metafora, l'irrisione, il sarcasmo come strumento di lotta politica e di desacralizzazione dei capi mafiosi, di una intensa criticità moderna. Le trasmissioni di Radio Aut sono un esempio straordinario di controinchiesta e di controiformazione.
Il trentennale è l'occasione per riflettere sul suo pensiero e sulla sua iniziativa anche, quindi, per evitare di farne un mito astratto. Peppino è stato un militante della "Nuova sinistra" come ci ricorda Umberto Santino, da Lotta Continua alla candidatura con Democrazia proletaria, in polemica aspra con il partito comunista del compromesso storico, che vedeva la mafia solo come fenomeno dell'arretratezza dello sviluppo. Peppino pensava, invece, che il neoliberismo fa bene alla mafia. Lottò con i contadini, con gli edili, unendo lotte sociali e impegno culturale. La sua antimafia correva nel solco della lotta di classe, di massa, dei braccianti, delle lotte contadine non del conformismo, della legalità formale e del sistema di relazioni politiciste. La sua analisi delle mafie, partendo dalle elaborazioni di Mario Mineo, figura di straordinario rilievo teorico, seppe guardare ad esse non come fenomeno terroristico legato a nicchie di arretratezza, ma come parte integrante dei processi accumulazione del capitale, capace di adattarsi ai mutamenti dei contesti strutturali e di contrattare, di volta in volta, il potere con le rappresentanze politiche.
È anche in questa percezione critica il motivo dell'attualità di Peppino. Anche ora, infatti, la maggioranza delle forze politiche tende ad illustrare, come fa ad esempio la relazione dell'antimafia del 2001, la mafia come gangsterismo, per celarne la sua internità alla politica, all'amministrazione, alla finanza, ai processi internazionali della globalizzazione liberista. Parlano di una mafia virtuale che non esiste per puntare l'attenzione investigativa solo sulle campagne sicuritarie contro i migranti. L'antimafia sociale è, allora, costruzione di presidi democratici, connessione fra lotta democratica e sociale; è antimafia in movimento, dentro l'organizzazione della conflittualità sociale, come ci insegnò Pio La Torre. Le mafie si sconfiggono attaccandone beni, ricchezze, profitti, individuando un nuovo spazio pubblico. E' indispensabile rilanciare i meccanismi, su cui l'associazione "Libera" tanto lavora, di sequestro e confisca di beni mafiosi; facendo lavorare le terre confiscate alle mafie attraverso una destinazione d'uso sociale cooperative di giovani e ragazze che, insieme, lottano le mafie ed agiscono una occupazione di qualità. Peppino fu precursore del movimento altermondialista: lottava «per un altro mondo possibile».
Pubblicato su "Liberazione" del 7 maggio
Questo il sito che parla di lui
Qui troverete la sua biografia

mercoledì 7 maggio 2008

Verona, città aperta

Non ce l’ha fatta Nicola Tommasoli, il giovane massacrato di botte da un gruppo di estremisti di destra.
Ucciso dalla ferocia di animali con in testa il Mein Kampf e nel cuore la svastica.Ucciso dalla ferocia di gruppi neofascisti che, da troppo tempo, girano indisturbati nelle città: tollerati dalla polizia e giustificati da una classe dirigente tutta aggrovigliata su se stessa, quel sistema ‘bipartisan’ che ha fatto del revisionismo storico e culturale la propria bussola.

Una giostra mediatica che continua anche in questi giorni: basti pensare alle dichiarazioni del sindaco di Verona circa la matrice ‘non-ideologica’ della vile azione.
Oppure basti pensare alle dichiarazioni del post fascista Gianfranco Fini – oggi presidente della Camera dei Deputati – circa l’irrisorietà dell’aggressione e dell’omicidio Tommaselli a fronte delle contestazioni alla Fiera del Libro di Torino.
Ma noi sappiamo che quella di Verona è solo la punta di un iceberg ben più grande: lo sappiamo perché non è la prima volta che assistiamo allo scorazzare di bande neofasciste che, cercano di volta in volta la propria vittima tra migranti, omosessuali, capelloni… comunisti.
Lo sappiamo perché ne abbiamo fatto le spese sulle nostre pelle: sulle pelle di compagne e compagni aggrediti quando girano per le strade delle città per ‘attacchinare’ un manifesto o per distribuire un volantino.
Lo sappiamo perché abbiamo visto nostri compagni accoltellati all’uscita di un concerto.
Lo sappiamo e ne conosciamo responsabilità e coperture, risiedenti proprio in quelle ‘zone grigie’ di poteri che, dopo essere stati corresponsabili della creazione del clima di odio e di xenofobia che abbiamo di fronte, oggi siedono tra i banchi del governo e tra i più alti scranni delle istituzioni.

No, quello di Verona non è stato un caso isolato.
Non lo è stato in quella Città e non lo è stato nel paese intero.
Ed è per questo che oggi come ieri abbiamo la consapevolezza della necessità storica, politica e culturale: quella di combattere il fascismo in tutti i luoghi; lì dove esso si veste in giacca e cravatta e lì dove esso imperversa indisturbato.

Da "Essere Comunisti" Newsletter n. 98 del o6 maggio 2008
Altri articoli interessanti:
Il manifesto 6 maggio: Natural born nazi
Il manifesto 6 maggio: Fini copre i camerati veronesi

venerdì 2 maggio 2008

Questa è la guerra

Una cannonata «per errore» contro una casa abitata:
ma i generali non si scusano, «sono cose che capitano».

La foto è presa dal blog di Lameduck

L'articolo è di Michele Giorgio pubblicato su “Il manifesto” del 29 aprile.

«E' Hamas che lancia operazioni armate contro Israele e quindi è anche responsabile delle vittime che tali operazioni possono provocare fra la popolazione civile palestinese».
Il ministro della difesa israeliano Ehud Barak assolve con formula piena il suo esercito da ogni responsabilità nella strage avvenuta ieri a Beit Hanun di una famiglia palestinese - una madre, i suoi quattro figli piccoli e uno studente di 15 anni - ripetendo la ben nota tesi del fuoco che i combattenti palestinesi farebbero dai centri abitati di Gaza provocando le reazioni israeliane.
Nemmeno una parola per Musaab di un anno, Salah di 4, Hana di 5, Rudeina di 6 e la loro mamma, uccisi da una cannonata sparata da un carro armato «per errore» contro la loro casa mentre facevano colazione.
Nessun ripensamento sulle incursioni di terra e aeree contro Gaza che pure non fermano i lanci di razzi artigianali palestinesi.
Nessuna ulteriore valutazione della tregua offerta da Hamas - che le fazioni palestinesi continuano a discutere in Egitto - respinta seccamente dal governo Olmert nei giorni scorsi.
La guerra di attrito continua e a pagarne le conseguenze sono i civili delle due parti, soprattutto quelli palestinesi sottoposti al fuoco dell'esercito più potente del Medio Oriente.

La strage di Beit Hanun - dove due anni fa un'altra famiglia palestinese venne sterminata dalle cannonate (i morti allora furono una ventina) - insieme alla pressione militare e all'isolamento economico praticato da Israele, continuano peraltro a fornire nuovi argomenti alla propaganda di Hamas e Jihad che si rafforzano a dimostrazione del fallimento della linea del pugno di ferro seguita da Israele con il sostegno degli Stati uniti.
Sono cadute nel vuoto le considerazioni fatte, proprio ieri, sul New York Times dall'ex presidente americano Jimmy Carter dopo incontri con i massimi leader di Hamas.
«Tramite consultazioni più ufficiali con questi leader, sarebbe possibile rilanciare i colloqui di pace fra Israele e i suoi vicini», ha insistito Carter, ribadendo di aver ricevuto rassicurazioni che Hamas accetterebbe un eventuale accordo negoziato fra il presidente palestinese Abu Mazen e il primo ministro israeliano Ehud Olmert.
L'ex presidente ha definito «controproducente» la politica Usa di boicottare e punire le fazioni politiche o i governi che non accettano i suoi imperativi.

«E' stata una nuova carneficina contro bimbi e lattanti e il silenzio mondiale autorizza (Israele) a proseguire nell'olocausto dei palestinesi», ha scritto in un comunicato il Jihad islami, che «assicura» una sua «risposta ai crimini dell'occupazione».
Anche Hamas ha annunciato una rappresaglia - ieri con altre fazioni armate ha lanciato una dozzina di razzi verso il sud di Israele - mentre, schiacciato tra la forza militare di Israele e il crescente potere di Hamas, Abu Mazen è riuscito solo a balbettare qualche frase di condanna e niente più.
E ora Ismail Haniyeh, il premier di Hamas deposto lo scorso anno dopo la presa di Gaza da parte del movimento islamico, si prepara ad allargare il suo governo, per affermare la legittimità che gli nega l'Anp da Ramallah e porsi in aperto confronto con l'esecutivo di Salam Fayyad in Cisgiordania che pure è finanziato e sostenuto da Usa e Ue.

A denunciare l'uccisione di bambini a Gaza è stata ieri anche Save the Children Italia, che ha sottolineato come la violenza abbia ripercussioni drammatiche in primo luogo sui minori. «Siamo turbati e fortemente preoccupati dai continui attacchi su Gaza, le cui vittime sono per lo più civili e tra essi, purtroppo, anche minori», ha affermato Valerio Neri, il direttore generale dell'organizzazione a difesa dei più piccoli.
I bambini, ha sottolineato, sono costretti a vivere in una quotidianità di estrema insicurezza che va aggravandosi di giorno in giorno.
Recenti dati, ha aggiunto, rivelano un aumento notevole a Gaza di malattie croniche e malnutrizione tra i bambini sotto i cinque anni.
L'unica notizia positiva della giornata è venuta dall'Unrwa. L'agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi riprenderà da oggi la distribuzione degli aiuti umanitari, essendo riuscita a recuperare 55mila litri di carburante, pressoché introvabile a Gaza.

Per chi ne avesse il coraggio, qui trova altre foto...