mercoledì 27 febbraio 2008

Rianimate i laici!

La laicità nell’ordinamento italiano non è soltanto un'opzione culturale, è un principio giuridico affermato nella Costituzione e strutturato sulla base di norme e diritti puntuali.



In particolare, ha precisato la Corte Costituzionale “vengono in evidenza valori di libertà religiosa nella specificazione di divieto:
a) che i cittadini siano discriminati per motivi religiosib) che il pluralismo religioso limiti la libertà negativa di non professare alcuna religione"
Lo Stato italiano, quindi, non solo deve rispettare tutte le confessioni religiose, ma anche la scelta di coloro che non ne professano alcuna.
Lo Stato non ha una sua propria religione e, di conseguenza, non può accettare come propri i valori di una determinata confessione religiosa.
Lo Stato non deve ingerirsi nelle attività delle diverse confessioni religiose e allo stesso tempo deve esigere con forza da parte delle autorità religiose il rispetto della propria sovranità.
La laicità, quindi, è intesa non come indifferenza rispetto al fenomeno religioso, ma come affermazione del pieno pluralismo religioso e non religioso.
Ho letto sul blog di Lameduck questo appello che rilancio.
Una campagna per dare una sveglia a chi pensa che i diritti acquisiti lo siano per sempre e non siano sempre da difendere.
Una campagna per svegliare i laici che dormono un sonno profondo al limite del coma dépassée. Una scarica bella forte per rianimarli prima di perderli per sempre.
Un modo diverso di festeggiare l'8 marzo che non riguardi solo le donne ma tutti i generi e i portatori di diritti.
Una campagna per vedere di trovare qualche politico che, in previsione delle elezioni, abbia il coraggio di farsi paladino di alcuni diritti civili fondamentali che qui elencherò sommariamente:
  • difesa della legge 194, del diritto alla pillola del giorno dopo senza i ricatti dei farmacisti e medici obiettori e l'obbligo della somministrazione ospedaliera
  • diritto all'utilizzo, per chi sceglie l'aborto, della pillola RU486, invece di manovre più invasive e ancora oggi potenzialmente pericolose
  • diritto ad una seria informazione sulla contraccezione e i metodi che dovrebbero sempre evitare di giungere alla scelta dolorosa dell'aborto
  • diritto a poter accedere nuovamente nel nostro paese alle tecniche di fecondazione assistita in piena libertà, attualmente limitata a causa della legge 40 fatta dallo scorso governo Bacchettoni e che ha fatto di Slovenia e Croazia mete di viaggi della speranza per molte coppie infertili
  • diritto per le coppie di fatto, gay ed etero, ad una legge che tuteli il diritto di assistenza reciproca, le questioni ereditarie, i subentri nei contratti d'affitto e tutte le altre questioni che non si pongono per le coppie sposate eterosessuali, senza che nessuna Brambilla venga a dirci che basta andare dal notaio per queste cose. Queste cose devono essere accessibili a tutti e non solo ai ricchi
  • diritto al divorzio breve, come esiste nei paesi civili, senza bisogno di periodi limbici di separazione che servono solo ad ingrassare gli avvocati matrimonialisti
  • diritto a poter decidere in piena coscienza e in libertà di porre fine alle proprie sofferenze mediante il suicidio assistito e diritto ad una legge di regolamentazione dell'eutanasia, come avviene in altri paesi Europei. La fine dello scandalo di odissee come quella di Piergiorgio Welby
  • diritto al pieno riconoscimento legale delle unioni omosessuali
  • diritto ad uno stato pienamente laico, che rispetta il credo religioso ma non se ne fa condizionare per quelle che sono leggi fondamentali del suo ordinamento

domenica 24 febbraio 2008

50 ! ! !

Ci siamo!
Oggi festeggio il mio primo mezzo secolo…

Ieri sera è stata festa grande con un gruppo di amiche, quasi tutte colleghe della mia prima esperienza di amministratrice del Comune.


Per l’occasione mia figlia (Guccia per gli amici blogger) ha creato un nuovo template per questo blog.

Spero vi piaccia.

I simboli in alto raccontano un po’ di me, rappresentando le mie grandi passioni: l’amministrazione del Comune, il mio essere
comunista, i miei gatti ed il caffè.

giovedì 21 febbraio 2008

La poesia onesta

Oggi voglio parlare di un'iniziativa che riguarda il mio paese.

”La poesia onesta” questo è il titolo del concorso organizzato dall’Associazione “La Guglia” che da anni lavora con serietà ed impegno nel settore culturale organizzando concorsi letterari, rassegne teatrali, pubblicazioni, gite sociali e laboratori, arrivando ad aggiudicarsi persino la medaglia d'argento del Presidente della Repubblica.
La poesia onesta, dicevamo, principio che è il punto di partenza dell'opera di Saba.
Poesia che non deve essere frutto di artificio, di finte passioni, di menzogna, esclusivamente volta ad ottenere un bel risultato.
Compito dello scrittore è far collimare contenuto e forma, magari limitando la spinta emotiva, piuttosto che correre il rischio di esagerare e mentire.
Il poeta, lo scrittore in genere, deve essere, tanto nella vita, quanto nella letteratura, un uomo onesto.

Al concorso si può partecipare con testi in italiano o in dialetto.
Sono previsti premi in denaro e pubblicazioni ma, soprattutto, il concorso può vantare un'ottima giuria composta da poeti e docenti universitari, che ne garantiscono l'alto livello.
Il termine per l’iscrizione è il 01 marzo.
Il regolamento, i risultati delle precedenti edizioni e tutte le informazioni necessarie si possono trovare qui.
Se qualcuno tra voi che passate in questo sito dovesse partecipare e, perchè no, vincere potrà essere l’occasione di conoscerci di persona.

Auguri a tutti!

domenica 17 febbraio 2008

Ora basta!

“La decisione gravissima di irrompere in un reparto dove si pratica l'IVG al II Policlinico di Napoli, con forze di polizia, con motivazioni grossolane, importunando una donna appena operata ed una con gravidanza a rischio, mostra a quale cinismo politico e abuso possa giungere la gestione della cosa pubblica in mano ad un ceto di dirigenti formati ed orientati nella scuola del più scoperto maschilismo in Europa”.(UDI di Napoli)

“Quanto avvenuto è una vera e propria dichiarazione di guerra. Una violenza contro il corpo delle donne, istigata dalla crociata per la moratoria sull'aborto. Una dichiarazione di guerra annunciata, preparata, provocata e istituzionale, da quando lo Stato e la politica hanno abdicato alla oro responsabilità e alla scelta di laicità”.(Casa internazionale delle donne di Roma)

Come non condividere questi commenti dopo il gravissimo fatto di Napoli?

In Italia, uno Stato che si definisce laico ma che in realtà non lo è, dove l’ingerenza del Vaticano si fa ogni giorno più pesante, si respira di nuovo un clima di caccia alle streghe.
Allora diventa imperativo mobilitarci per difendere quei diritti che in passato la lotta delle donne ha garantito a noi per far sì che in futuro altre donne ne possano continuare a godere.

Ieri ad Ancona c'è stata una manifestazione organizzata dalle donne della "Sinistra Arcobaleno". Io c'ero.
In verità non eravamo in tante, più o meno duecento, duecentocinquanta persone, ma visto che l'organizzazione ha contato solo sul passaparola dell'ultimo momento, ci si può accontentare.
Quello che è saltato immediatamente all'occhio è che a "difendere il fortino" c'eravamo noi, la generazione delle cinquantenni e oltre. Le giovani non c'erano.
Ci siamo chieste il perchè e abbiamo voluto risponderci che l'organizzazione frettolosa non ha permesso la diffusione della notizia.
Speriamo sia così, altrimenti sarebbe un brutto segnale.

La 194 è una buona legge nata per tutelare le donne e come tale va difesa da ogni modifica. Modificare o addirittura abrogare la legge 194 significherebbe fare un salto indietro di trenta anni e costringere le donne a ricorrere nuovamente all’aborto clandestino.
La legge 194 va semmai potenziata negli aspetti che prevedono informazione e tutela della maternità, con servizi e assistenza alle donne e all’infanzia, dunque asili nido, scuole materne, scuolabus e orari compatibili con le esigenze di lavoro delle donne e delle famiglie.

La legge 194 è stata una conquista civile e sociale che ha consentito di salvare la vita a centinaia di donne, fino ad allora uccise dagli aborti clandestini. Ha avvicinato le donne alle strutture di assistenza sociale proprio con il fine di ridurre il ricorso all’aborto e ha direttamente contribuito alla graduale riduzione delle interruzioni di gravidanza.

Nessuno è favorevole all’aborto; la questione verte su quali strumenti siano realmente utili per ridurre il ricorso ad esso.
Applicare la legge e soprattutto introdurre una seria educazione sessuale, fornire servizi efficienti e assistenza alle donne e all’infanzia, questi devono essere gli obiettivi di chi vuole garantire veramente sicurezza e difesa della vita. Il resto sono solo vuoti slogan elettorali.

Fra poco andremo a votare: vorremmo poter vedere nel programma della sinistra anche le questioni della laicità dello Stato, perché da lì parte una battaglia di civiltà.

Sul blog di Sam c’è un appello in difesa della legge. Chi vuole lo trova qui.

Qui invece si può firmare una petizione rivolta ai candidati leader dei partiti di "sinistra".

giovedì 14 febbraio 2008

Basta precarietà

Comitato promotore
dei Referendum
contro la precarietà
e per la democrazia sindacale





In queste ore si potrebbe definitivamente decidere di avviare la CAMPAGNA DEI REFERENDUM contro la precarietà e per la democrazia sindacale.
E’ infatti evidente che la crisi di governo potrebbe aver convinto molti a percorrere la strada dei Referendum.
Siamo tra l’altro in attesa di un parere della cassazione per verificare giuridicamente i possibili impedimenti derivanti dalle elezioni anticipate: mentre alcuni giorni fa sembrava che ci fossero poche probabilità, oggi sembrerebbe molto plausibile la possibilità di EFFETTIVA RACCOLTA DELLE FIRME IN TEMPI BREVI.
In questi giorni ci serve un ulteriore sforzo per far emergere una forte adesione all’appello a sostegno dei Referendum.
Alle oltre 1.200 adesioni dobbiamo aggiungerne tante altre.

Invitiamo quindi tutti ad un impegno eccezionale per far sottoscrivere l’appello al maggior numero di lavoratori e cittadini.

Ciao a tutti.
Per il Comitato Promotore dei Referendum Vincenzo Siniscalchi

Il Comitato Promotore dei Referendum

Informazioni sui quesiti referendari:
info@bastaprecarieta.org
http://www.bastaprecarieta.org/

FIRMA L'APPELLO

mercoledì 13 febbraio 2008

Consiglio comunale del 12 febbraio 2008

Primo Consiglio comunale del 2008: spettatori presenti cinque.

Col primo punto, le comunicazioni del Sindaco, il Consiglio è stato portato a conoscenza dell’approvazione da parte della Giunta della delibera n. 176 del 13/12/2007 con il quale sono stati applicati al bilancio 20.280,00 euro del fondo di riserva.
Il secondo e il terzo punto hanno riguardato l’approvazione dei verbali delle sedute del 29 novembre e del 18 dicembre 2007 su cui non ci sono state contestazioni.
Il quarto punto ha trattato il regolamento per i limiti minimi di versamento e rimborsi, interessi e compensazioni di tributi di competenza comunale i cui punti principali sono i seguenti:
- Tasso interesse: tasso legale vigente di tempo in tempo calcolati giorno per giorno con decorrenza dal giorno in cui sono esigibili (art. 165 legge 296/2006)
- Compensazione: tra tributi diversi solo se della stessa annualità d’imposta e allo stesso soggetto titolare della riscossione; all’interno dello stesso tributo se riferiti ad annualità diverse
- Limiti di versamento e rimborso: € 12,00 tassa rifiuti; € 0,50 tassa rifiuti giornaliera per mercato; € 1,00 tassa occupazione suolo pubblico; € 5,00 ICI; € 1,00 imposta pubblicità; € 0,50 pubbliche affissioni.
Il quinto punto ha apportato modifiche agli artt. 18 e 20 del regolamento per l'applicazione dell’I.C.I. e precisamente:
- l’accertamento dell’imposta avviene entro il 31 dicembre del quinto anno a quello a cui si riferisce l’imposizione (prima si parlava di i termini di legge)
- il rimborso deve essere chiesto entro cinque anni dal giorno del versamento (prima tre anni) e l’ente deve ottemperare entro centottanta giorni (adesso non è previsto).
Il sesto punto si riferiva alla determinazione aliquote I.C.I. 2008 con cui sono state confermate quelle del 2007. Il nostro voto è stato contrario in quanto si trattava di confermare l’aumento fatto nel 2006.
Al settimo punto è stato trattato l’aggiornamento del corrispettivo di cessione delle aree P.I.P. adeguate in una sola volta agli indici dell’inflazione del periodo 1997 – 2007 con un aumento del 22,6%. Anche su questo punto abbiamo espresso un voto contrario.
E’ seguita poi l’approvazione del programma triennale 2008 – 2010 ed elenco annuale 2008 delle opere pubbliche in cui abbiamo contestato la violazione del Regolamento del Consiglio comunale relativamente alla convocazione della 2^ Commissione consiliare, fatto che è stato anche segnalato al Prefetto.
Sull’approvazione del bilancio annuale 2008 e pluriennale 2008 – 2010 abbiamo espresso un voto contrario perché prevedeva l’ennesimo aumento delle tasse comunali. Infatti l’addizionale IRPEF è passata dallo 0,45% allo 0.65%. Questo in pratica era l’ultimo aumento possibile perché negli anni scorsi erano già stati ritoccate le altre imposte e tariffe.
Anche sull’approvazione del programma d’incarichi di studio, di ricerca e di consulenza per l’anno 2008 abbiamo dovuto votare contro perché, secondo noi, la delibera proposta non ha soddisfatto il dettato della legge finanziaria per l’anno 2008 (art. 3, comma 55, legge 244/2007) perché invece di prevedere un programma per gli incarichi esterni si è limitata ad indicare tre possibili campi di applicazione.
Il punto undici, il regolamento comunale in materia di acustica, è stato revocato, ma non sappiamo il perché.
Per quanto riguarda il punto dodici, cioè il piano di lottizzazione scheda d’ambito IP18 (S. Caterina), in Commissione abbiamo proposto alcuni piccoli aggiustamenti (ad esempio di prevedere un passaggio che permettesse di accedere ad un’area pubblica altrimenti interclusa!) e in Consiglio ci siamo espressi favorevolmente.
Il tredicesimo e ultimo punto riguardava l’affidamento ad “Agugliano Servizi” della gestione dei servizi tecnico-amministrativi per conto del Comune. In pratica è stato chiesto al Consiglio di approvare uno schema di contratto per l’affidamento di servizi tecnico-amministrativi senza dire né quali saranno i servizi trasferiti, né la durata del contratto, nè il corrispettivo… Noi abbiamo votato contro, tutti i Consiglieri di maggioranza a favore: giudicate voi!

domenica 10 febbraio 2008

10 febbraio: Giorno del ricordo

Con la legge 30 marzo 2004 n. 92 il Parlamento italiano ha istituito il 10 febbraio quale “Giorno del ricordo” al fine di conservare e rinnovare il ricordo delle foibe.
Qualsiasi considerazione si faccia su questa tragedia non sarebbe però corretta se prescindesse dal suo contesto storico, dalla situazione che ha contribuito a provocarla.

Le prime foibe nascono da un odio sedimentato da oltre vent'anni di soprusi e violenze perpetrate dal regime fascista contro le popolazioni istriane.
Già l'annessione dell'lstria all'Italia dopo la prima guerra mondiale, in forza del trattato di Versailles, avvenne in un clima di ostilità da parte dei contadini croati e sloveni, che videro la loro economia andare in rovina e si sentirono espropriati e umiliati.
Il fascismo fece precipitare la situazione.
In questa regione multietnica si attuò in modo violento la politica dell'assimilazione, una politica che si tradusse in vera e propria persecuzione, con denunce, arresti, espropriazioni, negazione dell'identità culturale e oppressione.
Il lungo odio che covava tra la popolazione slava si coagulò intorno all'equazione: italiano = fascista = padrone.
Intanto, in tutta la Jugoslavia era già divampata la lotta partigiana che ben presto si estese all'lstria. Presero le armi non solo i militanti comunisti, ma anche quella parte di popolazione che il regime aveva vessato più pesantemente; attentati e azioni di sabotaggio furono all'ordine del giorno.
La risposta dell'autorità italiana fu durissima: numerosi gli eccidi che colpirono la popolazione civile: impiccagioni, interi villaggi dati alle fiamme, rastrellamenti, arresti in massa.
Quando con l’8 settembre 1943 tutto crolla, arriva anche il momento della violenza, spontanea e indiscriminata, lo scoppio dell'odio a lungo trattenuto.
E' la caccia contro chiunque sia ricollegabile all'amministrazione italiana, il clima nel quale s’intrecciano il giustizialismo politico del movimento partigiano e la violenza della rivolta contadina, mescolati insieme a spinte nazionaliste e contenuti di classe. Ci sono arresti, processi sommari ed esecuzioni.
E’ solo il prologo di quanto poi avverrà nella drammatica primavera del 1945.
Il 1° maggio 1945, gli uomini di Tito entrarono a Trieste; l'insurrezione in città avvenne sotto la guida congiunta del CLN giuliano e dei partigiani di "Unità Operaia".
Gli avvenimenti furono tumultuosi: il 3 fu presa Fiume, il 6 Pola, in una settimana la penisola fu occupata, i tedeschi vinti. Ovunque l'esercito jugoslavo insediò i Comitati popolari di Liberazione, veri e propri governi locali.
Scattò l'epurazione verso chi non ci stava; nel mucchio finirono anche quelli che avevano fatto la resistenza ma erano anticomunisti, i dissidenti liberali e i comunisti nazionalisti che non accettavano la subordinazione a Tito.
In realtà, l'opposizione al Maresciallo e al vittorioso esercito jugoslavo era già una scelta di campo; ormai, infatti, si giocava la partita Occidente-Urss per la spartizione delle sfere d'influenza, e la Venezia Giulia era la pedina di una posta già internazionalizzata.
Gli angloamericani entrarono nella regione il 12 giugno; Tito si ritirò, in base agli accordi raggiunti fra i vincitori, da quella che diventerà la zona A sotto l'egida alleata; in mezzo ci furono 40 giorni che videro il riesplodere del fenomeno foibe in forme ancora più vaste che nel '43. Quaranta giorni nel corso dei quali la nozione di “criminale di guerra si è intrecciata con quella di nemico del popolo", nel corso dei quali l'epurazione e la condanna si abbatterono non solo su chi aveva indossato la divisa del regime, ma su tutti coloro che si opponevano al nuovo ordine, al governo popolare e socialista che avanzava.
Tali avvenimenti si verificarono in un clima di resa dei conti per la violenza fascista ed appaiono essere il frutto di un progetto politico preordinato in cui confluivano diverse spinte: l’eliminazione di soggetti legati al fascismo e l’epurazione preventiva di oppositori reali”.
Queste le conclusioni della relazione bilaterale italo-slovena del 2001.
La fine della guerra e il trattato di pace non placarono gli animi.
Sempre nella relazione italo-slovena si legge che gli italiani salutarono con entusiasmo il ritorno all'Italia di Trieste, ma nello stesso tempo vissero come un evento traumatico la perdita dell'Istria. A loro volta, gli sloveni incassarono con gioia il recupero del Carso e dell'alto Isonzo, ma mal digerirono il mancato accoglimento delle loro rivendicazioni su Gorizia e Trieste.
Ciò determinò, nelle zone dove venne ripristinata dopo il 1947 l'amministrazione italiana, “atteggiamenti nazionalisti e di violenza contro gli sloveni”.
Nella Venezia Giulia, divisa in due zone di occupazione, il contesto era diverso. Mentre nella Zona A “il governo militare alleato costituiva soltanto un'autorità di occupazione, nella Zona B il governo militare jugoslavo rappresentava al tempo stesso anche lo Stato che rivendicava a sé l'area in questione, e ciò ne condizionò l'opera”.
Dopo la rottura tra il movimento di Tito e il Cominform, esplosero le tensioni tra i comunisti italiani e quelli jugoslavi. Numerosi esponenti del PCI “subirono il carcere, la deportazione e l'esilio”.
Nel '47 la situazione peggiorò perché “le autorità jugoslave, in contrasto con il mandato di occuparsi solo dell'amministrazione provvisoria della zona B, cercarono di forzare l'annessione con una politica di fatti compiuti”.
Tentarono di “costringere gli italiani ad aderire alla soluzione jugoslava, facendo anche uso dell'intimidazione e della violenza. Da parte jugoslava si vide con crescente favore l'abbandono degli italiani della loro terra d'origine”.
Il risultato fu l'esodo dai territori istriani di migliaia di italiani: 27.000 nelle aree oggi soggette alla sovranità slovena, dai 200 ai 300.000 dalla Croazia.
La fuga dei nostri connazionali fu anche favorita “dall' esistenza di uno Stato nazionale italiano democratico e attiguo ai confini. Molti dei nostri furono presi dal timore di rimanere definitivamente dalla parte sbagliata della cortina di ferro”.

Questa la storia.
Non cadiamo nell’errore di accettare di fare “pari e patta” con gli orrori provocati dal nazi-fascismo.
A tutti i morti è dovuta la stessa pietà, ma le cause che hanno determinato gli eventi devono avere il giusto giudizio.

giovedì 7 febbraio 2008

I figli dei figli di Cernobyl

Kiev è uno dei principali punti di osservazione delle conseguenze del disastro di Cernobyl.
«In questo 2007 i casi di bambini piccoli ricoverati per tumori vari e in particolare per leucemie sono bruscamente aumentati. Un piccolo aumento l'avevamo visto già nel 2006 ma quest'anno non si può più parlare di una coincidenza o di un caso: il legame generazionale con la catastrofe di ventun anni fa salta agli occhi».

Queste sono parole di Natalia Aleksandrovna, direttrice del reparto onco-ematologico pediatrico dell'Ospedale regionale di Kiev.
Quello che dice non proviene da statistiche formali, ma da quello che ogni giorno vive “sul campo”.
I numerosi bambini malati sono i «nipoti di Cernobyl», cioè i figli di chi il 26 aprile 1986 stava per nascere o era nato da poco. Il loro patrimonio genetico è stato danneggiato dall'esposizione alle radiazioni più gravemente di quello degli adulti (oggi si sa che l'esposizione sufficiente a provocare danni nel materiale genetico dei bambini è molto più bassa di quel che si pensava dieci o vent'anni fa), anche quello di coloro che non hanno manifestato patologie di qualche genere.
Quello che sta accadendo non è certo una sorpresa: infatti, i genetisti sanno perfettamente che le possibilità di mutazioni genetiche e di sviluppo tumorale conseguenti all'esposizione ai radionuclidi si possono manifestare anche a distanza, nelle generazioni successive a quelle che l’hanno subita direttamente .
Ma adesso la tragedia di Cernobyl ha ricominciato a fare vittime.
In realtà non ha mai smesso, ma un osservatore non troppo attento poteva aver avuto l'impressione che il peggio fosse passato e finalmente si potesse mettere tutto alle spalle, dimenticare e, magari, riprendere a fare centrali nucleari a tutto spiano.
Come si sta cominciando a pensare anche in Italia…

sabato 2 febbraio 2008

La cosa laica

Propongo uno spunto di riflessione pubblicando questo interessante articolo di Gianni Rossi Barilli apparso su "Il Manifesto" del 6 dicembre scorso.

"Chi pensava che il partito democratico sarebbe servito a portare i cattolici del centrosinistra nell'alveo della democrazia laica europea si trova ora a constatare che sembra invece più adatto a portare i laici dell'ex maggior partito della sinistra nel grembo di santa romana chiesa. Con l'ironico risultato di approdare a un'altra neo-Dc in un parterre già più che affollato.

A tutta birra in questa direzione si dirigono infatti i nuovi dirigenti di provenienza diessina del Pd. Come Massimo D'Alema, che ha scelto l'altro ieri una platea di studenti per confessare a cuore aperto che avverte «il fascino della fede» e che non è favorevole al matrimonio gay perché «offenderebbe il sentimento religioso di tanta gente».
O come il sindaco di Roma e leader plebiscitato del Pd Walter Veltroni, che tratta con la segreteria di stato vaticana sull'eventuale istituzione di un registro comunale delle coppie di fatto nella capitale.
Rispettabili conversioni personali a parte, l'ossequio pubblico e corale alla linea del Vaticano rappresenta oggi uno dei più vistosi segnali di degenerazione del sistema democratico e contraddice in modo clamoroso il principio della pari dignità dei cittadini, anche di quelli che appartengono a culti diversi da quello cattolico o hanno un orientamento sessuale sgradito a papa Ratzinger.
La grande coalizione tra il centrodestra berlusconiano e il centro del centrosinistra è in questo ambito già cosa fatta, ma si potrebbe addirittura allargare alla cosiddetta sinistra radicale che vota in parlamento per confermare i privilegi economici alla chiesa cattolica (vedi esenzioni Ici e meccanisimi di assegnazione dell'8 per mille) e non si taglia certo le vene per le unioni omosessuali o qualunque altro tema «eticamente sensibile».
In compenso dispone anch'essa di leader affascinati dalla fede proprio come D'Alema o ferventi cattolici tout court.

Non è che mentre aspettiamo che venga pronta la «cosa rossa» potreste darci almeno una «cosa laica?»."