giovedì 16 agosto 2007

Farmaci made in India

La multinazionale svizzera Novartis ha perso.
La Novartis aveva trascinato in giudizio il Governo Indiano per far dichiarare illegittima la normativa che consente alle industrie indiane di produrre a basso costo equivalenti generici e di qualità dei farmaci essenziali e salva-vita, finanziariamente accessibili per i Paesi in via di sviluppo.
Fino al 2005 l'India non riconosceva brevetti sui farmaci; a partire dal 2005 l'Organizzazione mondiale del commercio ha richiesto ai Paesi in via di sviluppo di rispettare le nuove norme sui brevetti; l'India ha allora approvato una legge che prevede alcune misure di salvaguardia, come quella secondo cui i brevetti sono concessi solo sui farmaci realmente innovativi e non a quelli che aggiungono piccole modifiche di facciata ai principi attivi già in commercio, tecnica usata per «allungare» artificiosamente la vita dei brevetti, tenere alti i prezzi e i guadagni.
Questo significa che le compagnie che vogliono brevettare banali semplici miglioramenti a un principio attivo già in commercio, al fine di estendere ulteriormente il loro monopolio sui farmaci esistenti, non potranno farlo in India.
Il ricorso della Novartis, pur riguardando nello specifico solo l'antitumorale “Glivec” aveva l’obiettivo di scardinare questa legge sui brevetti.
Se la Novartis avesse vinto, anche in India i brevetti sui farmaci sarebbero stati concessi con più facilità e la concorrenza dei medicinali generici si sarebbe ristretta portando a un nuovo aumento dei prezzi di terapie salva-vita come quelle contro l'Hiv.
I farmaci generici "made in India" sono cruciali per il trattamenti di malattie mortali nei paesi più poveri; infatti, i Governi dei paesi in via di sviluppo e le agenzie umanitarie come Unicef o la Fondazione Clinton dipendono largamente dall'India per l'importazione di farmaci di qualità finanziariamente accessibili. L'84% dei farmaci che Medici senza Frontiere prescrive in tutto il mondo vengono dall'India che così potrà continuare ad essere la «farmacia» dei paesi poveri.
Oltre 400 mila persone nel mondo avevano sottoscritto la petizione per convincere la Novartis a ritirare la causa; in Italia Beppe Grillo, Dario Fo e Walter Veltroni.
Silvio Garattini, direttore dell'Istituto Mario Negri, pur sostenendo che «senza brevetti non si fa innovazione», auspica «un compromesso» tra multinazionali e paesi in via di sviluppo. Questi ultimi devono poter produrre farmaci generici a basso costo, a patto che non li esportino, «magari in Occidente».
Esultano le organizzazioni umanitarie che si battono per l'accesso ai farmaci dei paesi poveri.

11 commenti:

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Finalmente una bella notizia!

Ogni altra parola in più, in questo caso, è superflua.

Le ragioni per le quali questa sconfitta della Novartis sia importantissima le hai già brillantemente dette sul tuo post.

Anonimo ha detto...

La disciplina dei brevetti sui farmaci andrebbe rivista in tutti i Paesi. Introducendo norme che vietino di sfruttare i possibili prezzi bassi per alcuni in occidente, ma rendendo possibile in questo modo la cura di migliaia, anzi milioni di persone del mondo non occidentale. Questa comunque è una buona notizia.

Anonimo ha detto...

sono d'accordo col commento di "signor ponza": è un'ottima notizia, purchè i farmaci prodotti in india non vengano poi immessi nei mercati occidentali

Anonimo ha detto...

Ottima notizia.
Bisogna trovare una giusta via di mezzo tra la possibilità di un'azienda di trarre un guadagno dagli investimenti in ricerca e l'inevitabile successiva speculazione a trarne guadagni infiniti...

Mimmo ha detto...

in effetti le industri farmaceutiche si trovano sempre in bilico tra speculazione e nuove ricerche per aiutare a debellare i mali. Se non si crea il giusto equilibrio...si rompe il meccanismo. Speriamo solo che sempre più Paesi svantaggiati riescano ad avere accesso a medicinali salvavita senza che nessuno ci speculi.

Anonimo ha detto...

Incredibile come la vita di moltissime persone sia appesa a un filo manovrato dalle multinazionali.
La medicina dovrebbe essere un bene di tutti, non riservata ad una elite di individui mossi dai propri interessi economici.

GG ha detto...

Bella notizia e bel post! e concordo sulla cautela per l'immissione nei mercati occidentali.

Glauco Silvestri ha detto...

Una battaglia che mi ha sempre lasciato l'amaro in bocca...

Sono contento che i farmaci potranno essere accessibili ad un costo più basso in India ma, allo stesso tempo, mi pongo domande a cui non riesco a dare risposta.

I medicinali dovrebbero costare poco. Ogni essere umano ha diritto alla vita e all'accesso a tutte le risorse perché questa possa essere la migliore possibile, compresi i medicinali.

Le grosse case farmaceutiche spendono miliardi per sviluppare nuovi farmaci e/o anche solo per migliorare quelli esistenti. Quel danaro deve ovviamente rientrare nelle loro casse, altrimenti, chi le spingerebbe a continuare la ricerca?

So che le grandi case farmaceutiche fanno speculazione sulla salute ma, ho pure paura che, per calare i costi di sviluppo ed essere concorrenti con chi produce i generici (senza fare ricerca), smettano anche di "seguire" le costosissime procedure di test (che durano diversi anni). Ciò finirebbe per danneggiare tutti quanti. Le aziende che producono i generici non fanno ricerca e, si sa, molti principi attivi perdono efficacia nel tempo perché l'evoluzione di batteri e virus è simile a quella di tutti gli altri esseri viventi... si adattano alle avversità e diventano più resistenti.

Senza aziende che fanno ricerca e spendono miliardi per la nostra salute, come faremmo? Se alla lunga le multinazionali della salute decidessero che non è più redditizio sviluppare nuovi medicinali, cosa succederebbe?

Insomma. Sono contento per i paesi emergenti, che avranno farmaci a basso costo... ma, se quelle leggi si diffondessero a macchia d'olio in tutto il mondo, che succederebbe?

Franca ha detto...

Nessuno mette in discussione il brevetto sui nuovi medicinali (che dura venti anni). Il giochino delle multinazionali è quello che alla scadenza del brevetto, il farmaco esistente viene "cambiato" di una virgola e il brevetto riparte per altri vent'anni. E' questo lo scandalo.
In ogni caso, brevetto o no, è giusto che la tutela della saluta sia riservata ai ricchi? Al terzo mondo lasciamo fame, sete e malattie?

Unknown ha detto...

Una bella notizia davvero ! Ora però bisogna anche capire come fare una ricerca efficiente nel campo farmaceutico senza per forza ricorrere alle multinazionali. Oppure capire come possano rientrare degli investimenti senza mandare a morire di fatto milioni di persone.

guccia ha detto...

Che bella notizia, qualcosa si muove contro il monopolio mondiale dell'economia da parte delle grandi multinazionali, un bel passo avanti cominciare a tutelare almeno i prodotti "più sensibili". Adesso l'India ha un'altra grande battaglia da vincere: il monopolio dell'acqua.
Essendo stata a contatto con malati di tumore mi sono resa davvero conto di quanto sia importante il sistema sanitario nazionale, senza questo un malato grave (anche in Italia) non sarebbe mai in grado di sostenere le spese di quei medicinali.