giovedì 19 luglio 2007

Fuori i Dico dentro i Cus?

Si chiameranno Contratti di Unione Solidale, ovvero CUS, e non più DICO. Il Senatore Cesare Salvi ha presentato un nuovo testo per i contratti di solidarietà sociale.

Le unioni civili, secondo il testo presentato da Salvi, saranno possibili tra persone anche dello stesso sesso. I CUS saranno stipulati con una dichiarazione congiunta davanti a un notaio o al giudice di pace e inseriti in un apposito registro.
Essi prevedono per le coppie una serie di diritti e benefici tipici dei coniugi. Se l'unione solidale è stata registrata da almeno nove anni, le coppie di fatto potranno ereditare i beni alla morte del convivente: un quarto del totale se il convivente deceduto ha figli, fratelli e sorelle; la metà se ci sono parenti fino al sesto grado; l'intera somma negli altri casi.
I CUS prevedono anche il diritto di successione nel contratto di locazione. Le coppie di fatto potranno avere l'assistenza sanitaria e penitenziaria, usufruiranno di facilitazioni nei trasferimenti di sede di lavoro e potranno decidere sulla donazione degli organi e sulle celebrazioni funerarie del convivente.

La Senatrice del P.R.C. Maria Luisa Boccia commenta:
"Non sarà la migliore legge possibile, ma è un buon punto di partenza. Specialmente perché finalmente i due partner potrebbero contrarre il Cus insieme e pubblicamente, nello stesso momento e nello stesso luogo.
Il testo è migliorabile. Rimane irrisolta la questione dell'eredità: nove anni sono troppi, e non trovo giusto che il partner venga addirittura dopo i fratelli e le sorelle. Capisco che si voglia fare una distinzione tra il matrimonio vero e proprio e le unioni civili, ma senza penalizzare chi fa questo contratto. Poi non sono d'accordo sul rinviare ancora la discussione sulla pensione di reversibilità. Su questo punto bisogna dare piena equiparazione tra coniugi e pacsati: se due persone decidono di costruire una vita insieme, anche dal punto di vista economico, è giusto che la pensione vada accordata. Fatti salvi i figli, naturalmente".

PACS, DICO, CUS chiamateli pure come volete, ma estendiamo questi diritti a tutte le coppie.

4 commenti:

guccia ha detto...

Il salto di civiltà su tematiche in cui incombe lo spettro del cattolicesimo in Italia sono quasi impossibili. Sono ormai riforme necessarie e solo impegnandosi a fondo su queste tematiche sociali i nostri politici potrebbero riconquistarsi una fetta di quella torta di fiducia di cui ormai restano soltanto le briciole.

maurob ha detto...

Mi sembra un ottima cosa, rimane da presentare il matrimonio omossessuale e poi siamo completamente a posto.
Giusta la differenza fra convivenza e matrimonio.

Associazione ImperiaParla! ha detto...

Bisogna vedere cosa dirà Bagnasco. In Spagna Zapatero in quattro e quattr'otto ha fatto quello che qua da noi probabilmente riusciremo a fare tra una trentina d'anni.
OT Grazie per il link.

Chit ha detto...

Credo che affinchè questo di dare pari valore ai due tipi d'unione diventi una realtà occorra per forza di cose dare un taglio netto con la SRC, i suoi capisaldi e la "marea" di voti che si porta dietro.
Utopia?
Purtroppo al momento temo di si ma... non smetto di sperare che prima o poi cambi qualcosa.

p.s. anche io ti ringrazio per il link