Un milione di persone. Venute in piazza da tutta Italia per dire basta alla precarietà, che attraversa ormai tutti gli aspetti della nostra vita, a cominciare dal lavoro. Per dire che le nostre richieste devono incidere nelle scelte del governo.
Tanti popoli, ma uno solo, unito dallo stesso bisogno di dire basta alla precarietà del lavoro, basta all’impossibilità di avere una casa, basta alla guerra, difendere diritti civili, il diritto alla salute, all’istruzione, il diritto a difendere l’ambiente in cui si vive. E diritto a chiedere conto al governo della sua incoerenza con un programma che aveva questi come punti fondamentali, e per affrontarli davvero gli è stato dato mandato a governare.
Dal sito di Rifondazione Comunista - Sezione approfondimenti
31 commenti:
E' una lotta giusta e sacrosanta. Altre parole non servono.
Secondo me sarebbe già un buon passo in avanti se tra un lavoro e all'altro verrebbe garantita una formazione continua, si costringesse le azienda a non limitare l'età di assunzione e verrebberro previsti ammortizzatori sociali a lungo periodo per i precari.
Sabato c'ero anch'io nella folla a manifestare. E lì in mezzo mi sono sentito meno solo. E' bello vedere che non si è un voce solitaria nel deserto, ma un coro caloroso con le idee vagamente più chiare di quelle del governo
Cacchio l'Italia non puó restare sempre sul fondo, bisogna risalire prima o poi..cominciamo con il lavoro! Basta precari!
Cara Franca, le ragioni della protesta sono validissime e le condivido appieno. La precarietà poi la vivo sulla mia pelle.
Tuttavia, non è la prima volta che il popolo di centro sinistra scenda in piazza con il Governo Prodi. Sarebbe necessario risolvere questa contraddizione. O si è con Prodi e lo si lascia governare o la parola è giusto che torni agli elettori. Ho la netta sensazione che gran parte degli elettori che hanno scomesso su questo governo si sentano da esso traditi (e secondo me tutto questo era prevedibilissimo).Allora se le scelte di questo Governo sono invise sia agli elettori che non lo hanno sostenuto che a quelli che lo hanno sostenuto è chiaro che non rappresenta la maggioranza degli italiani ed è giusto che si torni a votare.
Ma che cosa succederebbe se andassimo di nuovo a votare? Le forze di centro-sinistra, che nel frattempo non avranno risolto le innumerevoli divergenze di vedute, pur di contrastare il pericolo centro destra, ignoreranno le per-niente-irrilevanti differenze e obiettivi per e prenderanno ancora in giro l'elettorato paventando un'unità e un'armonia che non esistono. E se vinceranno, sarà una storia che ancora si ripete.
Se poi la sinistra politica, o ciò che ne rimane, capisse il messaggio
Una bellissima immagine che racchiude le poche speranze che ancora ripongo nella politica.
Un saluto.
Non c'ero col corpo, ma c'ero con tutta l'anima e ora... sono felice :)
Avrei tanto voluto esserci!
Senti Franca, mi toglieresti una curiosità? Sul Manifesto ho letto che la manifestazione è stata organizzata da "tre piccoli giornali".
Manifesto, Liberazione e..?
Grazie. Ciao.
@ed
L'altro è Carta, ciao!
c'eri anche tu? E' stato meraviglioso!! Non vedevo una manifestazione così grande da tanto tempo... Anzi, forse non l'ho mai vista!
giusto contestare, quando i motivi sono così validi. Mi sorge un dubbio sul fatto che la gente è scesa in piazza e chi li rappresenta rimane nel governo
provo sempre un senso di religioso rispetto quando vedo sfilare così tanta gente in corteo....
@ Arafenice:
Noi siamo con Prodi, ma sul lasciarlo governare bisogna vedere come.
Mi spiego.
Noi abbiamo fatto un accordo elettorale basato su un programma di 286 pagine.
Ovviamente, questo programma aveva dei contenuti sui quali TUTTE, e ripeto tutte, le forze della coalizione avevano convenuto.
Il primo punto era la discontinuità con Governo Berlusconi.
Quali sono i segnali di una vera discontinuità?
Gli scalini che sommati sono peggio dello scalone?
Il precariato che viene istituzionalizzato?
Il mancato ritiro delle truppe dalle zone di guerra e l'aumento esponenziale delle spese militari?
L'aumento delle servitù militari in favore degli americani?
I PACS-DICO-CUS che non si fanno?
I contributi alla scuola privata, compresa quella superiore?
Che regaliamo a Berlusconi fino al 2012 la frequenza usurpata da Rete4?
Aveva ragione Agnelli quando diceva che "Certe cose le può fare solo un governo di centro-sinistra" perchè se queste cose le avesse fatte la destra saremmo tutti in piazza a protestare.
Invece adesso i sindacati accettano i protocolli voluti da Confindustria.
Solo su una cosa credo (o forse voglio solo sperarlo)che siamo stati diversi: non facciamo le leggi ad personam; però poi magari spostiamo i PM quando indagano su di noi
Grandissima e bellissima manifestazione! Abbiamo appena fatto in tempo ad arrivare in Piazza san Giovanni che era ora di tornare.
Al di la' delle critiche al governo, penso che la manifestazione sia stata essenziale per la sopravvivenza di una sinistra in Italia. Una sopravvivenza che dopo il referendum e le "primarie" del PD era seriamente in pericolo. Ora occorre trovare in fretta una forma di unità... i contenuti e le persone ci sono.
Penso che la forma più semplice da realizzare sia una federazione dei partiti esistenti con una doppia tessera in modo chi vuole possa iscriversi solo alla federazione. E assolutamente dalle prossime elezioni deve esserci un unico simbolo. Franca, tu che fai parte del PRC, che ne dici?
un saluto
cinghios
@ Cinghios:
Io penso che l'unità a sinistra ci voglia, ma ci voglia sui contenuti per evitare di fare quello che ha fatto il Pd, cioè (almeno per il momento) una fusione di apparati senza un programma comune che difficilmente (a mio avviso) potrà conciliare anime diverse.
Vedo bene una Federazione che possa accogliere le diverse sensibilità della sinistra, cosa che un partito non può fare se non annullando le differenze.
Io alla mia "differenza" ci tengo, tengo alla mia storia e al mio simbolo.
Per questo ultimo motivo sul simbolo unico sono perplessa.
In ogni caso, bisognerà vedere le proposte, ma per me "falce e martello" non devono scomparire
come tutte anche questa mianifestazione ha lambito casa mia, non ho potuto partecipare perchè Andrea è ancora in quarantena, sarò anziana ma mi viene sempre un groppo in gola quando vedo tutta questa gente manifestare e farlo in modo dignitoso e anche "allegro"
E' giusto non mancare mai all'occasione di farsi sentire, dimostrare di esserci e di lottare, sempre. E queste sono persone che pensano, che si interessano, che lottano per loro stesse e per gli altri, non come le comparse da Cinecittà che raduna Berlusconi per le manifestazioni pro domo sua.
grazie per queste foto
ben vengono le mainfestazione di piazza che da un po di tempo mi sembravano lasciate troppo da parte.
Certo vedere tante bandiere rosse che protestano contro il governo di centro sx fa molto male, forse era molto meglio che ci fosse stato un govenro di dx.
Cara Franca, io non credo che ci fosse tutta questa armonia già prima delle elezioni. Per esempio, i dico non sono mai stati accettati dalle forze più centriste. Poi per convenienza politica si possono firmare tutti gli accordi e i documenti che si vuole.Inoltre, penso che quando gli accordi non vengono rispettati e prevale il dissenso sull'operato di qualcuno arriva il momento di dissociarsi altrimenti si è complici. Troppo comodo contestare Prodi e rimanere saldamente attaccati alla poltrona.Pensiamo al caso Mastella. Mastella riceve accuse e condanne da ogni dove; Prodi, pur di rimanere attaccato alla poltrona, gli ha espresso fiducia. Se si condanna l'operato di Mastella, il giudizio su Prodi non può essere meno "Clemente"...
P.S. Il precedente Post è stato da me scritto e poi eliminato. Esprimeva la stessa opinione ma l'ho ritenuto poco chiaro.
E' giusto, non ci si può rassegnare a una vita di precarietà, com'è possibile definirsi un Paese democratico se non vengono rispettati nemmeno i diritti essenziali, il diritto al lavoro, allo studio.
Che sta facendo Prodi mentre l'Italia annaspa? Oltre alle tasse non mi pare che abbia mosso una paglia per quanto riguarda importanti e delicate decisioni da prendere che prima erano il cavallo di battaglia dell'opposizione e per cui la gente lo ha votato.
Le rivendicazioni sono più che legittime... aggiungerei che ormai ci sono milioni di persone che hanno superato la soglia della povertà, che non sanno come arrivare a fine mese o come non farsi "scippare" la casa dalla banca con cui hanno contratto un mutuo.
Ma questo governo ha la forza per poter trovare una giusta soluzione?
Onestamente... temo di no...
E se dovessimo arrivare a nuove elezioni, il prossimo governo non sarebbe neppure minimamente interessato!
Paola
una battaglia di fronte alla quale nessun partito dovrebbe tirarsi indietro.
Vorrei tanto sperare e credere che bastino ma con questa classe (non)politica la vedo sempre più dura perchè non dimostrano neanche un minimo cenno di volontà di cambiamento.
@marxetto: grazie, aveva ragione mio figlio allora ;-)
Giustissimo andare in piazza per difendere diritti che dovrebbero essere scontati, ma che però, purtroppo, scontati non sono. Nel duemila stiamo rischiando un nuovo Medioevo.
Ogni tanto, quando c'è una buona causa come questa, bisognerebbe bloccare tutto il Paese, un po' come si fa in Francia.
E' incredibile vedere cosi tanta gente! la piazza e' la nostra forza! la piazza sono le parole che vogliono rubarci!! la piazza sono le bocche che vogliono tapparci...un peccato non essere li! saluti da Varsavia in questo momento!
Franca, mi son piaciuti molto i tuoi commenti di risposta. Anche la mia anima politica ha la falce ed il martello, anche se poi in realtà son sempre stato un 'cane sciolto'. Aggiungo che secondo me, a causa di una maggioranza risicata al Senato, il Governo Prodi abbia faticato ad accontentare tutte le voci di chi ha firmato il programma. Mi dispiace che alcune leggi si sono arenate e sono mediaticamente diventate priorità di governo quando non lo erano, come i Dico da te ricordati. Tuttavia si deve dire anche ricordare che i maggiori problemi son venuti dall'ala di centro più che da quella sinistra. Ciao, duccio
Cara Franca, permettimi di proporre qui uno dei miei post sulla precarietà: Lettera aperta a Luciano Gallino.
Caro Luciano,
leggo sempre con piacere i tuoi interventi in materia di lavoro e precarietà. Ti ho conosciuto per caso, alla fine degli anno ’90, quando la mia vita lavorativa precaria volgeva al termine di più di un decennio di incertezze. Proprio quella vita, fatta di partite Iva prima, di collaborazioni, di contratti a termine poi, mi faceva prestare attenzione ai temi del lavoro. Cominciavo a leggere così per caso i tuoi editoriali, i tuoi articoli, apprendendo che sei uno dei maggiori sociologi contemporanei. Cominciavo a capire che la percezione della mia incertezza, del mio disagio, delle mie preoccupazioni per l’immediato e per il futuro erano materia studiata nelle università, che il dibattito sulla precarizzazione del mercato del lavoro e sui suoi effetti sui lavoratori e sui loro rapporti con le altre persone della società e con gli eventi della vita, con le loro aspirazioni e gratificazioni, non solo avevano un fondamento comune a tante altre esperienze di lavoratori come me, ma travalicavano i confini della politica e del mondo sindacale, fino a generare dibattiti pubblici sui maggiori quotidiani, ed in definitiva entrare nella cultura contemporanea. Forse. Ho imparato quindi a leggerti, a riconoscere il tuo linguaggio, le tue teorie, il tuo pensare sociologicamente alla condizione precaria del lavoro che è condizione precaria della vita. Aspetto ancora oggi con rinnovato interesse la tua firma sui giornali, perché so cosa leggerò e le cose che dici sono perfettamente aderenti alle mie esperienze. Mi sono accorto tuttavia, per lo meno tra le persone che conosco, un totale disinteresse al tema. Chi ha un lavoro sicuro oggi si disinteressa completamente al dibattito. Il lavoro condiziona così tanto la nostra esistenza, che quei lavoratori che non toccano con mano propria la precarietà non comprendono il disagio di chi la subisce, anzi, a volte ho la netta impressione che le preoccupazioni degli altri si trasformino in minacce per se stessi. Taluni si appropriano ideologicamente delle posizioni ufficiali dei partiti, senza avere cognizione o percezione del problema da un punto di vista sociale, ma solo economico e politico. Quando un lavoratore atipico denuncia con forza la propria situazione, o si permette di avanzare legittime richieste al proprio datore di lavoro, i compagni di lavoro a tempo indeterminato lo abbandonano, perché i suoi interessi vanno contro quelli dell’azienda che legittimamente lo utilizza e indirettamente contro gli interessi di quel lavoratore indeterminato che percepisce le richieste e le proteste come una minaccia nei confronti della sicurezza del suo posto di lavoro. Come tu ricordi spesso, la precarietà del lavoro genera precarietà della vita, con conseguenze tremende per chi la subisce nella totale indifferenza di chi non la vive. Anche questa è una di quelle divisioni che caratterizza questo periodo? La precarizzazione del mercato del lavoro, oltre a frammentare la rappresentatività sindacale con la conseguente diminuzione del potere contrattuale, non è solo la causa delle incertezze delle esistenze odierne, ma una nuova forma di ghettizzazione e controllo. Il controllo della mobilità sociale primo fra tutti. In grandi aziende, ma anche nelle piccole, si assiste alla formazione di due classi di lavoratori. I primi, i fortunati, sono quelli a tempo indeterminato, i secondi quelli a tempo determinato. I primi hanno una certa garanzia di carriera, di formazione professionale, di aggiornamenti, i secondi possono solo sperare di essere apprezzati per avere qualche speranza in più di essere richiamati. Ma quando sei richiamato in realtà sei chiamato, senza ‘ri’, in quanto quando non sei in contratto per l’azienda non esisti, tutto ciò che hai fatto nei contratti precedenti svanisce di colpo nella farsa della chiamata a termine. Su La Repubblica di oggi 19 giugno, ci ricordi che tutte le leggi dell’ultimo decennio non sono altro che un processo di “rimercificazione del lavoro”, un processo comune a tutti i paesi europei esattamente contrario al principio sancito dalla dichiarazione di Filadelfia dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) del 1944, secondo il quale: “La lavoro non è una merce”. Come tu ricordi, se questo principio vale, ogni provvedimento legislativo dovrebbe basarsi “sul presupposto che il lavoro è inseparabile dalla personalità, dall’identità, dalla posizione sociale, dalle relazioni familiari e comunitarie, dal diritto alla sicurezza economica e sociale, dal futuro dell’individuo che lo presta.” Se invece il lavoro è una merce come tutte le altre, allora quei presupposti diventano irrilevanti per il legislatore, per la politica, per l’imprenditore, ed in definitiva per la cultura dominante e per la gente comune. I giovani di oggi entrano nel mondo del lavoro da due porte: quella dei lavori sicuri, preclusa a determinati gruppi sociali, quella del precariato, obbligata per alcuni, evitata per scelta da altri. Continuerò a leggerti, caro Luciano, ma la mia speranza è che la tua visione sociologica oltrepassi quei confini di cui parlavo prima, per rientrare a pieno titolo nel bagaglio culturale della società e ed influenzare le scelte future nel senso di quel “Il lavoro non è una merce”.
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