mercoledì 29 ottobre 2008

Consiglio comunale del 28 ottobre 2008


Spettatori presenti: uno
(e poi ci lamentiamo di come siamo governati!)

Le comunicazioni del Sindaco hanno riguardato le celebrazioni per il IV novembre.
Il secondo punto ha riguardato l’approvazione definitiva alla lottizzazione dell’ IP 19 (Borrea – Castel d’Emilio) sul quale abbiamo presentato un emendamento per allargare da uno dei due marciapiedi previsti portandolo da m. 1,00 a m. 1,20 in modo tale da rispettare le norme per l’abbattimento delle barriere architettoniche.
Un secondo emendamento è stato presentato direttamente dal Sindaco e ha riguardato la rinuncia ad un’area di verde pubblico in cambio della realizzazione di un tratto di un percorso pedonale. Abbiamo ritenuto di poter condividere l’emendamento in quanto l’area verde sarebbe stata poco fruibile essendo in forte pendenza, ma abbiamo chiesto che venisse garantito il rispetto degli standard di legge e che il valore dell’area venisse messo a confronto con il computo metrico dei lavori di realizzazione del percorso pedonale.
Sull’assetto generale della lottizzazione ci siamo astenuti non condividendolo appieno.
Il terzo ed ultimo punto ha trattato ladozione della 2^ variante al piano di lottizzazione della scheda d’ambito IP 13 (Sud Via De Gasperi – Largo I° Maggio).
Anche su questo punto ci siamo astenuti, perché la soluzione proposta non ci convince del tutto.

Quello che ci stupisce (o forse no) è la fretta con cui vengono approvati questi piani di lottizzazione e le relative varianti.
Stavolta un Consiglio comunale è stato addirittura convocato appositamente, ma in pratica non c’è Consiglio che non contempli deliberazioni in tema di urbanistica.
Sarebbe interessante fare una statica per vedere quanti punti all’ordine del giorno in quattro anni e mezzo hanno riguardato questa materia.
Azzardo... Almeno il 50%!!!

domenica 26 ottobre 2008

Democrazia apparente


Io credo che tutti noi (o almeno la maggioranza) abbiamo sempre pensato di vivere in un Paese democratico.
Ma se un Senatore della Repubblica italiana rilascia le dichiarazioni riportare sotto, evidentemente ci siamo sbagliati.


Andrea Cangini per il "Quotidiano Nazionale"

Presidente Cossiga, pensa che minacciando l’uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?

«Dipende, se ritiene d’essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché è l’Italia è uno Stato debole, e all’opposizione non c’è il granitito Pci ma l’evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà quantomeno una figuraccia».
Quali fatti dovrebbero seguire?
«A questo punto, Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno».
Ossia?
«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito…».
Gli universitari, invece?
«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».
Dopo di che?
«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».
Nel senso che…
«Nel senso che le forze dell’ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano».
Anche i docenti?
«Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».
E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.
«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l’incendio».
Quale incendio?
«Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà ad insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate Rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».
E’ dunque possibile che la storia si ripeta?
«Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».
Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.
«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama…».
Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente…
«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all’inizio della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com’era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro. La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla… Ma oggi c’è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente».

fonte: http://www.senato.it/notizie/RassUffStampa/081023/jmsra.tif

giovedì 23 ottobre 2008

Un'idea di pace


Emergency ha lanciato l'ennesima iniziativa:
"La nostra idea di pace"


Fino al 22 ottobre con un SMS inviato al 48587 si poteva dare un contributo alla costruzione del Centro pediatrico che Emergency realizzerà a Nyala, in Darfur.
Nyala è abitata da oltre un milione e mezzo di persone, in larga parte profughi in fuga dalla guerra accampati nei 7 campi sorti nei sobborghi della città.
Con questo progetto Emergency assicurerà assistenza sanitaria qualificata e gratuita alla popolazione di un'area vastissima, dando attuazione a un diritto umano fondamentale: il diritto alla salute.
Il Centro pediatrico di Emergency offrirà assistenza sanitaria qualificata e gratuita 24 ore su 24 ai bambini fino ai 14 anni di età per patologie quali malnutrizione, infezioni alle vie respiratorie, malaria, infezioni gastrointestinali ed effettuerà programmi di immunizzazione e attività di educazione igienicosanitaria.
Presso il Centro sarà attivo un ambulatorio per lo screening dei pazienti cardiopatici da trasferire al Centro Salam di Emergency di Khartoum per l'intervento di cardiochirurgia e per il successivo follow-up.

Per maggiori informazioni:
www.lanostraideadipace.org - 02.881881

Arrivo tardi per rilanciare questa specifica iniziativa, ma quello dell'invio di un SMS non è la sola possibilità per poter aiutare questa associazione.

Un altro mondo è possibile.
Associazioni come Emergency lavorano per rendere reale questa possibilità...

domenica 19 ottobre 2008

Scusate l'assenza...


... dai vostri blog.

O perlomeno una presenza meno costante del solito che voglio spiegarvi.


La mia vita sta cambiando e io non riesco a governare come vorrei tutti i cambiamenti che mi stanno investendo. Talune cose mi sfuggono...
Alcuni impegni, come quello nella Federazione provinciale del P.R.C. (Responsabile degli Enti locali e del sito internet) li ho voluti e non me ne pento.
Di altre situazioni personali ritengo di avere una responsabilità molto limitata, ma mi trovo comunque a doverle gestire ugualmente...
Non ho intenzione di smettere di tenere il blog, ma dovrò limitare il tempo da dedicargli.
Non per questo voglio perdere il rapporto che ho con moltissimi di voi che passano a leggermi, per cui ogni tanto pubblicherò qualcosa e farò il possibile per continuare a venirvi a trovare.

Con affetto. Franca

lunedì 13 ottobre 2008

11 ottobre: diario a quattro mani.

Ci alziamo la mattina dell'11 ottobre che è ancora buio. Ci mettiamo in viaggio e già fa capolino il sole; lo vediamo alzarsi all'orizzonte ma, soprattutto, ce lo sentiamo dentro. Siamo una famiglia dislocata geograficamente e la manifestazione è anche un'ottima scusa per rivederci. Sara e Gabriele partono da Parma in treno, perchè il pullman di Rifondazione parte troppo presto per un edicolante che deve consegnare i giornali. Franca, invece, da Ancona è già in marcia coi compagni del partito. Appuntamento fra di noi e con i tanti amici con cui abbiamo condiviso anni di impegno e di lotta in Piazza della Repubblica. Ad ogni traversina dei binari, ad ogni chilometro di strada, monta l'emozione. Nei nostri blog restano i segni, già vecchi, dello sforzo fatto per contrastare il silenzio colpevole dei media, i cellulari sono già scarichi nell'ultimo tentativo di convincere tutti della necessità di questa presenza.
Roma ci accoglie con una giornata quasi estiva, come volesse partecipare a rendere ancora più caldo questo evento. Ci fermiamo "in Piazza Esedra per il solito caffè" e cominciano i primi abbracci... siamo di nuovo tutti insieme! Il nostro piccolo nucleo familiare e quello più esteso di tutti coloro che (disoccupati, donne, studenti, giovani, lavoratori, pensionati, extracomunitari), come noi, credono davvero - e non si tratta solo di uno slogan - che un'Italia e un mondo diverso siano possibili.
Il corteo si muove poco prima delle due; tra i primi ci sono i compagni del Manifesto imbavagliati in segno di protesta per i tagli all'editoria, noi con lo striscione del comitato regionale, il segretario Ferrero finalmente sorridente: la sua ansia (e la nostra) si scioglie a vedere confluire un mare di bandiere rosse... ma quanti siamo?!
Ci sono davvero tutte le realtà della sinistra (c'è persino la banda di Testaccio!); c'è Véronique che, solidale, arriva da Parigi pronta a sostenere i compagni italiani e a scattare centinaia di fotografie; c'è Luigi, il nostro "friggitore di salcicce", con la bandiera della sezione di Montemarciano orlata a fili d'oro con i palloncini in cima all'asta; c'è tutta la nostra rappresentanza istituzionale al gran completo confusa fra gli altri; ci sono Andrea, Matteo, Simone, Schuma, tutti gli amici di sempre; c'è Marina meravigliosa e poetica "romanaccia autentica" con tanto di nipotino al seguito provvisto di kit da piccolo infermiere, pronto ad aiutare eventuali compagni infortunati. La nostra amicizia virtuale trova, in questa manifestazione che unisce, l'occasione di diventare reale (Marina, contiamo su di te per visitare le fosse ardeatine nel giro dedicato alla memoria che stiamo un po' alla volta percorrendo); c'è un compagno baffuto con un'immensa bandiera rossa che fatica a trascinare e che domina l'intero Circo Massimo. Proviamo un'indescrivibile emozione ad incontrare Haidi Giuliani con cui, noi reduci di Genova, per sempre condivideremo uno sterminato affetto, una giusta rabbia e un'esigenza di giustizia.
Arriviamo in piazza Bocca della Verità - mai così piena! - e ripercorriamo a ritroso tutto il corteo che continuerà a sfilare per più di cinque ore consecutive. Incontriamo Rinaldini coi compagni della FIOM, gli studenti compatti contro la Gelmini, tantissimi giovani (un'assicurazione per il futuro), il camion dei Giovani Comunisti/e che non smettono per un secondo di ballare. Siamo più di 300.000, dal palco azzardano un mezzo milione che non ci sembra poi così esagerato.
Sangue rosso scorre in ogni via (ogni vena), Roma è un cuore che pulsa.
Quando usciamo dalla metropolitana è già notte e il ritorno è l'occasione per tirare le prime conclusioni. E' evidente che la Sinistra c'è e ha ancora voglia di lottare. L'esigenza è quella di lasciarsi indietro le divisioni e gli sbagli politici: due anni di partecipazione al governo hanno lasciato il segno. La sconfitta elettorale è stata bruciante, ma anche per questo deve diventare la spinta per ripartire e ritrovare una logica di lavoro partecipato: la nostra gente ha dimostrato di esserci e di crederci ancora.
Ripartiamo da qui!
Intanto, semplicemente, ci acconteremmo di ripartire da Roma, ma all'appello i compagni non sono tutti: alcuni si sono persi in metropolitana! A metà strada siamo talmente stanchi che dobbiamo chiamare l'ambulanza perché un compagno è svenuto. Arriviamo a casa dopo le due e mezza (ma i compagni di Torino hanno fatto anche più tardi)... stremati, puzzolenti, ma felici!
Alcune nostre foto le trovate qui

venerdì 10 ottobre 2008

Io ci sarò



Come recita il manifesto con cui è stata lanciata la manifestazione dell'11, saremo in piazza per la pace e disarmo di fronte a tutti i rischi di guerra, in un mondo in cui si assiste sempre più all'unilateralismo yankee, alla continua delegittimazione degli organismi internazionali e alla quasi inesistenza di un ruolo autonomo dell'Europa.
Ci saremo per difendere le retribuzioni e le pensioni, oramai ridotte all'osso con la loro perdita di valore a fronte di un sempre maggiore galoppante caro vita.
E ci saremo per difendere i diritti, le tutele e la sicurezza del lavoro: manifesteremo così anche la nostra ferma opposizione alle crescenti forme di precarizzazione e flessibilizzazione del lavoro e al tentativo di cancellazione del contratto nazionale, così come chiedono le centrali del capitalismo nazionale e transnazionale.
Saremo in piazza per respingere l’attacco alla Scuola pubblica, all’Università, alla Ricerca e alla Sanità, aprendo una stagione di contrasto alla sempre maggiore smania privatizzatrice in atto nel nostro paese da un ventennio a questa parte.
Ci saremo per contrastare la violenza degli uomini contro le donne e per sostenere il valore della laicità dello Stato, per i diritti civili e contro quindi le continue incursioni di una chiesa sempre più integralista e conservatrice.
Ci saremo per sostenere le vertenze territoriali, citando fra esse quelle che vedono le popolazioni schierate contro la Tav in Val di Susa; contro l'allargamento della base militare Usa a Vicenza; contro la discarica a Chiaiano nel napoletano; contro le estrazioni petrolifere e contro le prelazioni di acqua da parte della Coca Cola in Basilicata.
Ci saremo per contrastare le tentazioni autoritarie di questo governo e di un centro destra all'interno del cui arco sono schierate forze apertamente fascistoide volte a coprire – politicamente e guiridicamente – le scorribande di squadracce infami riemergenti dalle fogne in cui erano state relegate dal secondo dopoguerra in poi.
E ci saremo per dire un forte e chiaro NO al razzismo.

Io ci sarò. E voi?

mercoledì 8 ottobre 2008

Io non lodo

Rilancio dal blog dell'amico Pino questa iniziativa.

Non lasciarti sfuggire di mano la tua libertà.
Firma in una delle piazze per il referendum contro il Lodo Alfano.

L'11 ottobre inizierà la raccolta delle firme per il referendum abrogativo del lodo Alfano.
Approvato il 23 luglio, il lodo Alfano prevede la sospensione dei processi penali, anche quelli in corso, nei confronti delle 4 cariche più alte dello Stato. Gli intoccabili dunque.
Ma gli italiani (o almeno buona parte) non sono fessi. Ormai hanno capito che questa legge è servita per salvare Berlusconi dal processo Mills, che lo vede imputato per corruzione in atti giudiziari. Gi italiani hanno capito che ha usato il Parlamento per pensare solo ai fatti suoi. E soprattutto gli italiani hanno capito che una legge che rende immuni dalla legge solo 4 persone è antidemocratico.

Questo il quesito proposto:

"Volete voi che sia abrogata la legge 23 luglio 2008, n. 124, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 173 del 25 luglio 2008, recante Disposizioni in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato?".

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mercoledì 1 ottobre 2008

Fateci uscire!


Una nuova emergenza bussa alle nostre porte. Ha qualcosa di simile alle tante dei nostri 37 anni di vita, perché sempre di bilanci in rosso si tratta. Ma è molto diversa da tutte le altre che l’hanno preceduta, perché stavolta non si tratta di raccogliere qualche soldo per sopravvivere ma di trovare le risorse per una battaglia di libertà che non riguarda solo noi.
Quello che ci assumiamo e a cui vi chiediamo di partecipare è un compito tutto politico. I tagli ai finanziamenti per l’editoria cooperativa e politica non sono misurabili «solo» in euro, in bilanci che precipitano nel rosso, in giornalisti e poligrafici che rischiano la disoccupazione. Sono lo specchio fedele di una «cultura» politica che, dall’alto di un oligopolio informativo, trasforma i diritti in concessioni, i cittadini in sudditi. Non sarà più lo stato (con le sue leggi) a sostenere giornali, radio, tv che non hanno un padrone né scopi di lucro. Sarà il governo (con i suoi regolamenti) a elargire qualcosa, se qualcosa ci sarà al fondo del bilancio annuale. Il meccanismo «tecnico» di questa controrivoluzione lo abbiamo spiegato tante volte in queste settimane (e continueremo a ricordarlo), ma il senso politico-culturale dell’operazione è una sorta di pulizia etnica dell’informazione, il considerare la comunicazione giornalistica una merce come tante altre. Ed è la filosofia che ha colpito in questi ultimi anni tanti altri beni comuni, dal lavoro all’acqua.
Noi ci batteremo con tutte le nostre forze e pubblicamente contro questa stretta: porteremo questo obiettivo in tutte le manifestazioni dell’autunno appena iniziato, stringeremo la cinghia come abbiamo imparato a fare in 37 anni di vita difficile ma libera, incalzeremo la politica e le istituzioni perché ne va della democrazia, spenderemo l’unico nostro patrimonio, cioè il nostro lavoro, per fornire il supporto giornalistico a questa battaglia di civiltà. E ci apriremo all’esterno ancor di più di quanto abbiamo fatto fino a oggi per raccogliere forze e saperi nuovi e capire come essere più utili a chi si oppone ai poteri che ci vogliono morti.
Faremo tutto questo, come sempre e più di sempre. Ma oggi siamo di nuovo qui a chiedere aiuto ai nostri lettori e a tutti coloro che considerano un bene essenziale il pluralismo e la libertà d’informazione. A chiedervi di sostituire ciò che questo governo ci nega con uno sforzo collettivo. In un panorama politico e culturale disastrato, di fronte alla lunga sconfitta che in un ventennio ha smantellato la stessa idea di «sinistra», non ci rassegneremo alla scomparsa. Perché, a differenza del protagonista di «Buio a mezzogiorno» di Arthur Koestler, non crediamo che «morire in silenzio» sia una lodevole testimonianza finale. Se questo governo e i poteri che rappresenta vogliono chiuderci, noi vogliamo riaprire. Con tutti voi, perché altrimenti è impossibile.
Ecco come potete partecipare alla nostra campagna di sottoscrizione:
  • On line, versamenti con carta di credito sul sito ed è il metodo più veloce ed efficace.
  • Telefonicamente, sempre con carta di credito, al numero 06-68719888, o via fax al numero 06-68719689. Dal lunedì al venerdì, dalle ore 10,30 alle 18,30. Dove potete telefonare anche per segnalare, suggerire e organizzare iniziative di sostegno.
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