domenica 29 luglio 2012

La meglio gioventù del nostro tempo


Appello

Sostiene questo Paese con idee, desideri, progetti, volontariato, azioni concrete, scopre nuovi mondi e inventa il futuro. Eppure è sempre disoccupata, in cerca di lavoro, precaria, senza stipendio.
Studia per dare il meglio di sé e migliorare le vite di tutti e di tutte, ma una volta laureata è costretta ad andarsene.
E’ composta da giovani donne che vivono in un Paese ancora a misura di vecchi modelli maschili, giovani donne che non trovano alcuna opportunità.
Produce ricchezza e non ha niente in cambio: i giovani operai perdono il lavoro; i piccoli imprenditori sono costretti a chiudere l’attività.
Lavora ma in nero e sul lavoro rischia la propria vita e a volte la perde, perché non ci sono tutele e perché allo Stato e alle imprese spesso non interessa investire in sicurezza.
L’arricchiscono ragazzi nati in Italia da genitori immigrati in Italia e che non sanno se in futuro saranno riconosciuti italiani.
Questa è la meglio gioventù del nostro tempo, la gioventù che detiene in Europa il primato come Neet, l’acronimo in cui si ingabbia una generazione a cui non viene riconosciuto quel che già fa o che non può più studiare, lavorare, che non ha mai avuto l’opportunità di contribuire al cambiamento del proprio Paese, mentre la disoccupazione giovanile sfiora il 36%.
In nome di questa generazione il Governo Monti propone una riforma sbagliata, una truffa per tutti e in primo luogo per i giovani. In nome di questa generazione le politiche di austerity del Governo e della BCE cancellano il futuro di tutti, perpetuando lo stesso modello che ha alimentato le disuguaglianze, che ci ha condotto alla crisi economica e al fallimento di un intero continente.
Il disegno di legge sul mercato del lavoro presentato dal governo non risponde ai problemi principali che affliggono la vita di una generazione intera:
- lascia intatta la giungla delle 46 forme contrattuali, comprese quelle che il Governo aveva annunciato di voler eliminare;
- non estende gli ammortizzatori sociali, visto che l’assicurazione per l’impiego lascerà fuori buona parte dei lavoratori precari;
- non prevede nessuna forma di reddito minimo;
- scarica l’aumento di costo dei contratti a progetto sulle buste paga dei collaboratori;
- rappresenta una beffa per le reali partite iva che dovranno pagare di tasca loro l’aumento dei contributi.
Le tante promesse del Governo non sono state mantenute, così i giovani sono diventati il pretesto per precarizzare chi ha ancora un contratto stabile, altro che tutelare i precari!
Si è cercato, in questi anni, di dividere i padri dai figli, le madri dalle figlie, i “garantiti” dai “non-garantiti”. Noi pensiamo che ci siano oggi, come ieri, i ricchi e i poveri, chi vive di sfruttamento e speculazione e chi vive di lavoro. Per questo vogliamo mobilitarci assieme ai nostri padri e alle nostri madri, perché vogliamo unire due generazioni nella difesa dei diritti e nella lotta contro la precarietà, perché non è vero che non c’è alternativa alla disperazione attuale. I suicidi di questi giorni ci parlano di questo: quando si parla di “salva Italia” bisognerebbe pensare a quelle vite spezzate e alle tante solitudini che la precarietà e le disuguaglianze hanno creato.
La precarietà non è un’emergenza del mercato del lavoro, è il più grande attacco alla democrazia italiana degli ultimi decenni. La precarietà significa essere costretti a sopravvivere e si manifesta nella fotografia del diritto allo studio negato, delle scuole che crollano, dell’aumento delle tasse all’università, dell’impossibilità di scioperare o dire no di fronte a un sopruso sul lavoro, di non poter amare la nostra compagna o il nostro compagno, di pagare un affitto o comprarsi una lavatrice ed essere indipendenti, così come lo sono i giovani nel resto d’Europa.
Per noi la precarietà è il messaggio che da vent’anni una classe dirigente ci trasmette: andatevene. Noi vogliamo restare, cambiare le nostre vite e dare un presente al nostro Paese.
Vogliamo poter dire che il nostro problema è la precarietà e l’impossibilità di costruirci un futuro. Ancora prima del posto fisso e dell’articolo 18, ci interessa costruire un paradigma diverso, un altro modello di sviluppo e un welfare diverso, che ricomponga le sue basi sui principali diritti di cittadinanza.
Abbiamo proposte migliori di quelle del Governo. Noi chiediamo di investire su Università e Ricerca, di riconvertire ecologicamente il nostro sistema industriale per creare buoni e nuovi posti di lavoro.
Chiediamo un modello di welfare universale, finanziato dalla fiscalità generale e da una patrimoniale che colpisca chi finora non ha mai pagato la crisi: rendite parassitarie, profitti finanziari, grandi capitali. Un welfare che si faccia promotore e fattore di crescita, personale prima che economica, e insieme garanzia di diritti e tutele.
Chiediamo che venga bandita sul serio la truffa della precarietà. Ad un lavoro stabile deve corrispondere un contratto stabile e i diritti fondamentali devono essere estesi a tutte le forme di lavoro: l’equo compenso, il diritto universale alla maternità/paternità e alla malattia, i diritti sindacali, il diritto ad una pensione dignitosa, la continuità di reddito nei periodi di non lavoro, la formazione continua.
Chiediamo infine un reddito minimo, fatto di sussidi e servizi, per garantire la dignità della vita e del lavoro com’è in tutti i paesi europei (e come definito nella risoluzione del Parlamento europeo 2010/2039, approvata a larghissima maggioranza il 20 ottobre scorso).
E’ necessaria una grande mobilitazione contro la precarietà, per il reddito, per i saperi e per l’estensione dei diritti e delle tutele: per un Paese diverso e per una nuova idea di cittadinanza, fuori e dentro il lavoro.
L’alternativa è il cambiamento, non il mantenimento di pochi diritti e o la versione soft ma non meno triste della precarietà.
Vogliamo un altro Paese e un’altra politica. E vogliamo dirlo noi, non lasciamo più che siano altri a farlo.

domenica 22 luglio 2012

Consiglio comunale


Pubblico scarsissimo. Peccato!



Non ci sono state comunicazioni del Sindaco e i verbali delle sedute precedenti sono stati approvati all'unanimità dopo che da parte nostra sono state chieste alcune correzioni.
Anche il punto due, L.R. 12 ottobre 2009 n. 24 "Disciplina regionale in materia di gestione integrata dei rifiuti e bonifica dei siti inquinata. Schema di convenzione per l'esercizio unitario delle funzioni amministrative in materia di organizzazione dei servizi di gestione integrata dei rifiuti urbani da parte dell'assemblea territoriale d'ambito (ATA) dell'ambito territoriale ottimale ATO 2 Ancona, è stato approvato all'unanimità.
Sul punto tre, invece, Ricognizione costo complessivo dell'impianto fotovoltaico - Liquidazione saldo alla società pubblica unipersonale Agugliano Servizi S.r.l. - Riconoscimento di debito fuori bilancio ai sensi dell'art. 194, comma 1, lettera e) del D. Lgs. 267/2000, c'è stato il voto contrario di tutta la minoranza. 
Per capire di cosa si tratta, di seguito riporto il mio intervento integrale.

"Con grande difficoltà abbiamo cercato di ricostruire questa spinosa vicenda. 
Col carteggio di cui siamo in possesso cerchiamo di ricostruire almeno i tratti principali. 

- Il 20 aprile, il Dott. Carbonetti inoltra la bozza del bilancio della società “Agugliano Servizi S.r.l. 
- Lo stesso giorno il Dott. Recanatini, revisore della Società, chiede spiegazioni
- Il 23 aprile Agugliano Servizi risponde fornendo una serie di informazioni
- Il 4 maggio i funzionari del Comune (Marchi, Moreschi e Baioni) chiedono ai Revisori della Società e del Comune un parere sui costi indiretti
- Il 7 maggio il Dott. Recanatini risponde che tale parere non è di sua competenza e rinnova la richiesta di conoscere quale sarà l’importo che verrà corrisposto alla società per il fotovoltaico
- L' 11 maggio i Funzionari del Comune invitano il Revisore della Società a rilevare il corretto inserimento dei fatti gestionali al fine di riconoscere alla società i costi indiretti
- Il 14 maggio il Dott. Mastri, Revisore del Comune, risponde che il parere richiesto dai Funzionari del Comune non rientra tra le sue competenze
- Il 16 maggio il Dott. Recanatini risponde ai Funzionari del Comune evidenziando una serie di difformità tra le voci di bilancio e quelle della contabilità
- Il 22 maggio i Funzionari del Comune chiedono alla Società di comunicare i criteri di ripartizione dei costi indiretti e di chiarire i riscontri fatti dal Revisore della Società
- Il 25 maggio la Società risponde che il criterio è stato quello dell’attribuzione di una percentuale indicativa del peso che l’intervento ha avuto nei fatti organizzativi ed amministrativi della Società
- Il 28 maggio la Dott.ssa Marchi trasmette ai Revisori la risposta della Società 
- Il 30 maggio il Dott. Recanatini risponde che non ha elementi per valutare la congruità dei costi generali
- Il 31 maggio il Dott. Mastri risponde di non dover richiedere ulteriori chiarimenti e di non avere osservazioni da fare 

Fatta questa ricostruzione, sicuramente parziale, ci corre l’obbligo di formulare alcune osservazioni.
La prima riguarda la data dell’assemblea indetta per l’approvazione del bilancio della società. 
Se il Revisore della Società il 7 maggio chiede di conoscere quale sarà il corrispettivo che verrà corrisposto alla società, ovviamente non può ancora aver predisposto la sua relazione al bilancio. Quindi, l’assemblea del 27 non è stata rinviata solo per sopraggiunti impegni del socio unico, cioè il Sindaco, come dichiarato dall’Amministratore della Società, ma molto più semplicemente perché il bilancio da approvare ancora non era a posto visto che non c’era ancora la relazione del Revisore. 
Stessa cosa anche per quella del 16 maggio, dato che il Revisore della Società dichiara che solo il 5 giugno ha avuto risposta dal Comune in merito alla sua richiesta di informazioni.

La seconda riguarda il debito fuori bilancio che stasera il Consiglio è chiamato a sanare. 
Il primo aspetto da esaminare riguarda i costi indiretti, ben 142.372,18 euro, costi sostenuti dalla Società fin da 2009. Stranamente vengono fuori solo oggi, a distanza di più di tre anni
Il secondo riguarda le spese anticipate per conto del Comune, pari ad 50.193,90 euro, spese gestite al di fuori di ogni regola amministrativa. 
Su questo punto non c’è neanche bisogno di esprimere un giudizio: i fatti parlano da soli.

Il terzo aspetto riguarda il debito fuori bilancio nel suo complesso
Vale la pena ricordare che il bilancio di previsione è stato approvato solo il 14 giugno scorso, meno di un mese fa, e che in quella sede non è stata fatta nessuna menzione di questo debito di quasi 200.000 euro, debito che già allora era conosciuto da tutti: Amministratori, Funzionari comunali, e Revisore del Comune. 
Quello che ci sorprende più di tutti è proprio il Revisore del Comune che nella sua relazione alla variazione odierna dichiara che il bilancio “richiede ora un aggiornamento alla luce di novità sopravvenute”. 
Ma quali novità sopravvenute, se già a maggio, cioè prima dell’approvazione del bilancio di previsione, era a conoscenza sul tira e molla sulla cifra da riconoscere all’Agugliano Servizi, cifra che in bilancio non c’era!? 

Per concludere, non possiamo far altro che valutare in maniera assolutamente negativa la conduzione di tutta questa vicenda che, guarda caso, riguarda ancora una volta la Società “Agugliano Servizi”. 
Come minimo ci troviamo di fronte ad una pessima gestione di tutta la vicenda. Già solo il fatto che ci accorgiamo dopo più di tre anni che alla Società dobbiamo anche i costi indiretti è sintomatico di dell’approssimazione con cui si è operato
Giudichiamo gravissimo il fatto che questa società venga usata per anticipare spese che il Comune non può sostenere, spese non previste in bilancio e che di conseguenza non seguono un iter amministrativo corretto e che alla fine formano un debito che andiamo a sanare in modo non proprio. 
Giudichiamo infine non corretta l’invocazione della lettera e) dell’art. 194 del T.U.E.L.. 
Dove sarebbe in questo caso l’utilità e l’arricchimento per l’Ente? Forse nel completamento della strada, forse nell’uso del generatore, non certo nelle spese del ristorante, per la pubblicità, per la gestione della società, 
In una corretta gestione si potevano e si dovevano prevedere tutte le spese e non sanare tutto alla fine perché “tanto paga Pantalone…”

Sul punto quattro, Individuazione degli organi collegiali indispensabili, anno 2012 c'è stata unanimità.
Il punto cinque, Attivazione del servizio di distribuzione di acqua potabile refrigerata, microfiltrata, naturale o frizzante. Adozione dello schema di convenzione per l'installazione e la gestione dell'erogatore di acqua potabile e relativa struttura, è stato ritirato.

sabato 7 luglio 2012

Son morti sui vent'anni...


Il 7 luglio 1960 a Reggio Emilia, nel corso di una manifestazione sindacale, cinque operai comunisti sono uccisi dalle forze dell'ordine.
I loro nomi, immortalati dalla celebre canzone di Fausto Amodei "Per i morti di Reggio Emilia": Lauro Ferioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri, Afro Tondelli.
I morti di Reggio Emilia sono l'apice - non la conclusione - di due settimane di scontri con la polizia, alla quale il capo del governo Tambroni ha dato libertà di aprire il fuoco in "situazioni di emergenza": alla fine si conteranno undici morti e centinaia di feriti...
Per non dimenticare!


lunedì 2 luglio 2012

Più il proporzionale è puro, più la democrazia è reale


Se i padri costituenti (gente che di cognome faceva Togliatti, Nenni, Calamandrei, Parri, De Gasperi, Einaudi) optarono per un sistema proporzionale puro un motivo ci sarà stato. Il concetto era semplice: una testa, un voto. E in proporzione la rappresentanza parlamentare. Più il proporzionale è puro, e più la democrazia è reale. Si era appena usciti dal fascismo e parlare di «democrazia» era una cosa seria.
Di un De Gasperi – seppur democristiano – c’era da fidarsi: viveva una missione, non era in missione per conto di. Da un Alfano, sinceramente, non accetterei nemmeno un passaggio in macchina.
Presi dalla solita ansia modernizzatrice – che di solito si traduce in cambiare per peggiorare – abbiamo (anzi, hanno) modificato la legge elettorale nel ‘94, poi nel 2006 e ora ci risiamo. Con una nuova legge che riesce a sintetizzare tutte le peggiori connotazioni della Prima e della Seconda Repubblica.
Nel frattempo, in questi anni che grazie alle prodigiose sorti neo-maggioritarie e porcileggianti ci dovevano garantire governi forti, e governi forti che ci dovevano garantire riforme, e riforme che ci dovevano garantire benessere diffuso, abbiamo avuto: governi traballanti oppure ostaggi di sé stessi, pessime riforme tirate via, malessere diffuso.
C’è un’intera classe dirigente che ha pensato e pensa di far politica grazie alle alchimie elettoralistiche, suprema sintesi del dalemismo più spinto, a sua volta originato dal migliorismo di maniera: quello dei tecnicismi, dell’ingegneria istituzionale, strategie e giuristi al lavoro ma non si capisce mai per fare cosa e in nome di quale idea di società.
Il sottoscritto, e con me quasi tre milioni di italiani (un milione e centomila di voti per la Sinistra Arcobaleno; ottocentottantamila voti alla Destra; trecentocinquantamila voti socialisti; quasi quattrocentomila tra Sinistra Critica e comunisti di Ferrando, e mi fermo qui), da circa quattro anni non è (e non siamo) rappresentati in Parlamento. E c’è il rischio di non esserlo anche da dopo il 2013. I nostri voti valgono meno? Le nostre teste non hanno diritto d’asilo? È questa una democrazia reale e compiuta?

Matteo Pucciarelli