mercoledì 22 aprile 2009

Ad Agugliano una lista di sinistra

ANCHE AD AGUGLIANO NASCE UNA LISTA DELLE FORZE DI SINISTRA

Dopo un lungo periodo di collaborazione tra tutte le forze della sinistra di Agugliano (tra cui 9 anni di governo) il ciclo si interrompe.
Il neonato Partito Democratico ha fatto chiaramente capire che non intende mantenere un rapporto coi partiti della sinistra se non in posizione di totale egemonia.
Non era inizialmente nelle nostre intenzioni presentare una terza lista elettorale convinti che la priorità per il paese fosse sconfiggere il centrodestra mascherato del sindaco Lombardi.
Ma la politica del PD anche a livello locale viene dettata dalla componente della Margherita, cioè l’ex Democrazia Cristiana: gli accordi con la sinistra si fanno solo se questa accetta posizioni di assoluta subalternità.
Questo ad Agugliano non accadrà.
Se da un lato c’è in ballo il destino del nostro territorio che potrebbe continuare ad essere stravolto dagli attuali amministratori alla ricerca di nuovi consensi mirati, dall’altro lato c’è in ballo il destino della Sinistra con tutto quello che ciò comporta, in termini di tutela dei diritti e del potere d’acquisto dei pensionati, dei precari, delle famiglie numerose, delle categorie più indifese.
Alle due foglie di fico “civiche” con cui, nascondendo le proprie vergogne, si presenteranno il centrodestra e il PD di casa nostra, noi gente di sinistra contrapporremo le nostre identità politiche, delle quali non abbiamo mai avuto ragione di vergognarci, e il nostro candidato a Sindaco, FRANCA BASSANI, l’unico candidato che per esperienza, preparazione, capacità e passione rappresenta la vera alternativa all’attuale amministrazione.

domenica 19 aprile 2009

La democrazia non è mai un costo

Scorporate quel referendum. La democrazia non è mai un costo

di Claudio Grassi su Liberazione del 16 aprile 2009

Dalla necessità di reperire risorse per la ricostruzione delle aree devastate dal terremoto abruzzese viene da più parti desunta l’esigenza di accorpare le elezioni europee e amministrative al referendum sulla legge elettorale. E’ chiaramente un pretesto che non fa onore a chi lo sostiene e dietro il quale si celano ben precise finalità politiche. D’altra parte proprio chi propone di accorpare il referendum alle elezioni europee, sta votando in Parlamento l’acquisto degli aerei da guerra F-35 per i quali si spenderanno ben 14,5 miliardi di euro nei prossimi anni. Sono queste le spese inutili e allo stesso tempo esorbitanti che andrebbero immediatamente destinate alla riparazione dei danni nel territorio aquilano. Ma, al di là di queste considerazioni, il punto è l’ulteriore vulnus alla già malandata democrazia italiana che deriverebbe dall’eventuale vittoria del referendum.
I promotori del referendum si sono assunti la grave responsabilità di attentare alla vita democratica del Paese, operando affinché una lista elettorale possa aggiudicarsi il 55% dei seggi in parlamento con l’unica condizione di prendere un solo voto in più delle altre, anche se il suo consenso elettorale dovesse essere molto al di sotto della maggioranza assoluta degli elettori. Per intenderci, il Pdl potrebbe governare autocraticamente il Paese con il solo 40% dei voti con il quale viene accreditato nei sondaggi più recenti. Anzi, stando al progetto referendario, gli basterebbe il 25%, considerato il crollo di consensi subito dal Pd. È sufficiente questa considerazione per legittimare l’analogia tra questo progetto e la famigerata legge Acerbo, voluta da Mussolini, che assegnava i due terzi del Parlamento al partito di maggioranza relativa.
Ma non è solo questo. Il modello bipartitico americano, quello che ha recentemente ispirato le scelte del Partito democratico (quelle medesime scelte che hanno condotto la sinistra e lo stesso centro sinistra al livello più basso nella storia repubblicana), torna ad essere indicato come un utile obiettivo da perseguire. Berlusconi, anche se non potrà riconoscerlo pubblicamente, in cuor suo non cesserà mai di ringraziare i vertici del Partito democratico, i quali insistono nell’assecondare ogni disegno politico volto ad assicurargli il saldo controllo del potere. Non a caso il Presidente del Consiglio, nel prendere in seria considerazione le richieste del comitato promotore, ossia di indire il referendum negli stessi giorni in cui si svolgeranno le elezioni europee, accetta persino di mettere in fibrillazione la propria maggioranza e lo stesso Governo.
L’involuzione culturale cui assistiamo ormai da tempo nel panorama politico italiano potrebbe subire un ulteriore peggioramento qualora le modifiche alla legge elettorale contenute nel referendum venissero approvate. Nel volgere di pochi anni siamo passati da un sistema elettorale proporzionale a un sistema maggioritario, il quale ha di fatto introdotto il bipolarismo. Ora, con l’avallo del Pd, dal bipolarismo si vorrebbe giungere al bipartitismo. Viene da chiedersi quanto tempo ancora bisognerà attendere prima di sentire evocare l’utilità del partito unico.
Innanzi a una riforma di tale portata, dunque, non può essere accettata alcuna speculazione sul dramma dei cittadini abruzzesi. La democrazia non è mai un costo. Tanto più sono inaccettabili riforme che a parole vorrebbero ridurre i costi della politica ma che in sostanza produrrebbero solo un ridimensionamento (e in questo caso specifico si tratterebbe di un vero e proprio annullamento) del pluralismo nella rappresentanza politica.
Il senso di sfiducia nei confronti delle istituzioni che cova da tempo nella popolazione italiana sarebbe certamente alimentato qualora i cittadini fossero forzatamente indotti a scegliere fra due opzioni politico-programmatiche pressoché identiche. Non va dimenticato che il modello americano richiama al voto meno della metà degli aventi diritto e, pertanto, non può essere considerato un bell’esempio di democrazia. Una vera democrazia, al contrario, deve avvertire l’importanza della partecipazione di ogni singolo cittadino alla vita politica del Paese. Il referendum in questione va in tutt’altra direzione, verso l’accentramento del potere nelle mani di pochi, per giunta in una fase in cui non mancano proposte tese ad accentuare le prerogative del Capo del Governo ed a sottomettere a quest’ultimo tanto il potere legislativo quanto quello giudiziario.
Per questi motivi è indispensabile evitare che una simile riforma elettorale possa essere approvata in maniera furbesca come vorrebbero, oltre al comitato promotore, sia il Pd che il Pdl. Non si è mai verificato sino ad oggi che un referendum si sia svolto contemporaneamente alle elezioni europee o alle elezioni politiche garantendo il raggiungimento del quorum, che sarebbe invece assai improbabile qualora gli italiani fossero chiamati ad esprimersi unicamente su una riforma elettorale scellerata quale quella proposta da Segni e Guzzetta.

giovedì 16 aprile 2009

Libertà d'informazione

Colpire Santoro per punirne altri cento

di Norma Rangeri, da ilmanifesto.it


Ci sono cose che non si possono dire, equilibri che non si devono modificare. La libertà di informazione è un bene sancito dalla Costituzione formale, ma sfigurato da quella berlusconiana. Lo dimostra il virulento attacco che la politica, nei suoi massimi rappresentanti istituzionali e di governo, ha sferrato contro la puntata di Anno Zero sul terremoto in Abruzzo. Per la sua natura strumentale e preventiva.
Chiunque abbia visto la trasmissione incriminata sa che la critica di Santoro alla Protezione Civile è stata circostanziata e testimoniata. Che la struttura di Bertolaso non avesse predisposto un piano di emergenza nella regione colpita, è evidente. Nessuna esercitazione, nessuno in Prefettura pronto a intervenire. Otto ore dopo la tragedia, alle 11,30 del mattino successivo alla grande scossa, i medici dell’ospedale non avevano ricevuto aiuto, e alle 6 del mattino non c’erano ambulanze disponibili. Sono i fatti testimoniati dai primari intervistati dagli inviati di Anno Zero e confermati dal sismologo più accreditato Boschi. Peccato che nessun telegiornale li avesse notati, e che solo i cronisti di alcuni giornali li avessero denunciati. Sensatamente, Emma Bonino, che non figura tra i filosantoriani, si chiede «Che cosa si contesta, visto che la libertà di espressione ha un solo limite: la falsità. E per questo c’è la magistratura».
La patente strumentalità delle accuse si lega alla necessità di prevenire, come insegna la strategia dell’editto bulgaro, qualunque forma di dissenso e di critica all’operato del governo da parte degli organi di informazione controllati dal premier. E’ un avvertimento per tutti i giornalisti Rai, è un preambolo al prossimo organigramma, alle nuove nomine con cui si sta mettendo a punto la task-force che gestirà la comunicazione del servizio pubblico. Colpire Santoro per educare tutti gli altri. Il consenso è una merce delicata, va prodotta, distribuita e difesa senza fare prigionieri.
In questa replica dell’editto berlusconiano, a differenza di sette anni fa, il clima politico del paese è cambiato, il centrodestra è diventato un partito unico che marcia compatto a difesa del monopolio dell’informazione. Il presidente della Camera si stringe al fianco del presidente del Consiglio, e i caporali (da Cicchitto a Gasparri) seguono. Tutti uniti contro l’anomalia della libertà di espressione e di informazione, consapevoli che incrinare la sfera del potere mediatico potrebbe riverberare su quel che resta dell’opinione pubblica. Con il rischio remoto di svegliare dal letargo il Pd, immediatamente disinnescato dall’abbraccio nazionale attorno ai morti. A dir la verità, la voce del democratico Merlo, vicepresidente della commissione di vigilanza, si è levata, ma per attaccare Santoro («incredibile trasmissione») e chiedere ai vertici Rai di riportarlo in riga. Più cauto e attento il presidente Zavoli. All’unisono i capi di viale Mazzini, il presidente Garimberti e il direttore generale Masi, hanno promesso di aprire un’inchiesta.
Del resto la prateria italiana in cui Berlusconi galoppa è un paesaggio spianato dall’assenza di leader e di partiti capaci di ostacolarne l’egemonia culturale e la presa proprietaria stabilmente incardinata sul conflitto d’interessi. Che ancora possano alzare la voce giornalisti, giornali, forze sociali e sindacali è un’eccezione alla regola.

venerdì 10 aprile 2009

Brigate di solidarietà attiva

Continua l'attività del Partito in Abruzzo in favore dei terremotati

Aggiornamento:

11 aprile:
E' operativo un piccolo ufficio per coordinare i lavori ed un nostro camper come supporto. Da domani funzionerà una seconda cucina in località Camarda.
9 aprile:
E' attiva la Brigata di Psicotraumatologia con due psicologi operativi sul campo di San Biagio in Tempera e Tempera. Chiediamo a tutti gli psicologi e psicologhe che volessero partecipare a questa eseperienza di solidarietà di contattarci a questa mail: mailto:doraonlus@yahoo.it
Ieri sera è stata rimontata la cucina ed è stato montato un tendone per asilo. Oggi arriva la tv mentre si lavora per un Internet Point.

8 aprile:Il campo del PRC si è spostato a San Biagio.
Sono stati allestiti la cucina, un piccolo asilo sociale e uno spazio dove poter svolgere attività ricreative e teatro.
Sono stati offerti 600 pasti e stasera pure la Protezione Civile è invitata a cena

7 aprile:
Il PRC ha "adottato" il paese di Tempera, a 7 km da l'Aquila, lì è stato organizzato un campo con due cucine che ad oggi già serve 750 persone e arriverà a 1000 entro breve.
Il Partito ha anche reperito 230 posti letto al momento

6 aprile:
Si è in partenza per l'Abruzzo, sono state reperite le cucine da campo e altri materiali. I compagni dal resto d'Italia sono partiti con soldi in contanti (per comprare generi di prima necessità nel luogo più vicino disponibile) e furgoni pieni di prodotti

La Federazione Prc di Pescara (via F. Tedesco, 8) funziona come centro di raccolta materiali e di accoglienza per gli evacuati.
Singoli o strutture che abbiano la possibilità di accogliere gli sfollati o che vogliano dare il loro contributo sono pregati quindi di chiamare il numero 085.66788 o di spedire una mail a: info@rifondazioneabruzzo.org
Per contributi economici:
RIFONDAZIONE PER L'ABRUZZO
IBAN: IT32J0312703201CC0340001497

mercoledì 8 aprile 2009

La terra trema

179 morti, 34 dispersi e oltre 17 mila feriti e decine di migliaia di senzatetto: queste le cifre del terremoto che ha colpito l'Abruzzo. Cifre purtroppo ancora non definitive ma che dovrebbero aprire uno squarcio di riflessione sulle condizioni cui viene trovato il nostro belpaese ad ogni evento di calamità naturale.
E mentre si scava tra le macerie nella speranza di trovare ancora qualcuno in vita il presidente del Consiglio apre il suo show da Vespa, improvvisando comunicazioni istituzionali via etere a due dei suoi ministri in studio a Porta a Porta. Snocciola i numeri dell'intervento, in un clima di unità nazionale in cui guai a chi prova ad alzare la polvere della polemica.
Oggi è il giorno del silenzio e del dolore, e non della polemica, si affrettano a dichiarare da più parti. Innalzando ulteriori teli della ipocrisia.
Ma qualcuno dovrà pur dirlo che oggi è il giorno del lutto, in questo paese, perchè in questi anni non vi è stato uno straccio di lavoro per la prevenzione.
Qualcuno dovrà pur dirlo che è il giorno delle morti e degli sfollati perchè in questo paese 'grandi opere' significa solo opere ad uso e consumo dei grandi interessi di parte.
E noi non possiamo stare zitti. Non possiamo non denunciare l'assoluto abbandono che vivono le nostre città dal punto di vista dell'adeguamento urbanistico antisismico. Non possiamo far finta che a L'aquila non siano crollati edifici che non sarebbero dovuti crollare, perché costruiti in epoche in cui era possibile costruire con sistemi antisismici.
Qualcuno dovrà pur denunciare il fatto che non si possono avere così tanti crolli in un terremoto tutto sommato modesto dal punto di vista della sua intensità?
Denunciare tutto ciò non per sottrarci alla solidarietà concreta, che come comuniste e comunisti abbiamo già attivato, attraverso la immediata costituzione di brigate di volontari e attraverso l'apertura di un conto corrente. Siamo mobilitati da tutte le federazioni per raccogliere sangue – di cui vi è grande urgenza – e viveri.
Ma nel mobilitarci non vogliamo e non possiamo tacere.

Da Essere Comunisti n. 164 del 7 aprile 2009

Rifondazione Comunista sta organizzando Brigate di solidarietà attiva con le popolazioni colpite dal terremoto.
Chiunque volesse partecipare all'organizzazione dei soccorsi o mettere a disposizione tende e gazebo può chiamare:
Marco Fars: 334.6976120
Richi: 339.3255805
Francesco Piobbichi: 334.6883166

Per contributi economici:
RIFONDAZIONE PER L'ABRUZZO
IBAN: IT32J0312703201CC0340001497

Per donare sangue:
Dipartimento di Medicina Trasfusionale PO "Spirito Santo"
Via Fonte Romana, 8 - Pescara - Telefono 085/4252687

oppure nel Lazio: AVIS: Telefoni: 06/491340 - 45437075 - 44230134

Per aggiornamenti o informazioni:
http://www.rifondazione.it/
organizzazione.prc@rifondazione.it

o spedire una mail al seguente indirizzo: piobbico@hotmail.com

La Federazione del Prc di Pescara (via F. Tedesco, 8) funzionerà come centro di raccolta.
Siete invitati a portare generi di prima necessità, coperte, materiale utile alla rimozione delle macerie, viveri (acqua, latte, pasta, pane, ecc.)

lunedì 6 aprile 2009

Iniziativa: "Emergenza a sinistra"


MARTEDI' 7 APRILE
alle ore 21,00


presso
la SALA POLIVALENTE

del centro commerciale
SOCOPAD


si terrà un incontro- dibattito
sul tema:

QUALE FUTURO CI ASPETTA?





Parteciperanno

Marco AMAGLIANI
Assessore regionale del P.R.C. alle Politiche socialiBruno BRANDONI
Capogruppo del P.d.C.I. al Comune di Ancona

giovedì 2 aprile 2009

di Paolo Ferrero

Oggi abbiamo presentato il simbolo e dato vita a una lista di sinistra, anticapitalista che unisce quattro forze politiche (Prc, Pdci, Socialismo 2000, Consumatori uniti) in una comune proposta politica per l'Europa. Lo abbiamo fatto e continueremo a farlo anche attraverso il contributo e le candidature di molti esponenti della sinistra, del mondo del lavoro e sindacale, del movimento femminista e ambientalista, del movimento lgbtq e pacifista.
Questa lista, che lavora per un'uscita dalla crisi fondata sulla democrazia economia, sulla giustizia sociale e sulla solidarietà, rappresenterà un importante raggruppamento anticapitalista, comunista, socialista di sinistra, ambientalista in Italia e in Europa, e si ritrova intorno ai valori e ai simboli storici del movimento operaio italiano.
Chi vota la nostra lista saprà da subito dove andranno a sedere i nostri eletti e rappresentanti: nel gruppo del Gue/Ngl e nella Sinistra Europea, e cioè all'opposizione delle politiche liberiste di Maastricht e di Lisbona che hanno prodotto l'attuale devastante crisi economica europea e mondiale, politiche che vengono da molti anni votate e sostenute da tutti gli altri gruppi politici eletti in Europa, dai popolari ai socialisti passando per i liberali.
Una vera "grande coalizione" liberista e antipopolare che vede e vedrà unite tutte quelle forze politiche che oggi fanno finta di contrapporsi in Italia, dalla Pdl di Fini e Berlusconi al Pd di Franceschini, passando per Di Pietro e Casini.
Chi vota la nostra lista invece vuole uscire da sinistra dalla crisi in Italia come in Europa, tenendo assieme diritti sociali e diritti civili, chiedendo il pieno rispetto delle libertà dell'individuo nel campo sessuale come in quello etico insieme a un forte intervento pubblico in economia e alla nazionalizzazione delle banche, lottando per un'Europa libera, giusta e socialmente avanzata, ma anche per un'Europa neutrale e pacifista in politica estera, non asservita alle politiche della Nato, per una politica di pace e di democrazia.
Il nostro dunque non è un cartello elettorale ma una proposta politica precisa: riteniamo che si possa uscire dalla crisi, in Italia e in Europa, promuovendo più libertà e più eguaglianza, contro le politiche di un governo di destra che invece punta al totale e sfrenato liberismo e deregulation in economia ma che promuove politiche anti-liberali e totalitarie nel campo dei diritti civili.
A tal fine le quattro forze politiche che hanno dato vita a questa lista hanno deciso di riunirsi in un coordinamento che proseguirà anche dopo le elezioni.