Il discorso di Gino Strada alla cerimonia dei nobel alternativi (Right Livelihood Awards).
«Io sono
un chirurgo. Ho visto i feriti (e i morti) di vari conflitti in Asia, Africa,
Medio Oriente, America Latina e Europa. Ho operato migliaia di persone, ferite
da proiettili, frammenti di bombe o missili.
A Quetta, la città pakistana vicina al confine afgano, ho incontrato per la
prima volta le vittime delle mine antiuomo. Ho operato molti bambini feriti
dalle cosiddette "mine giocattolo", piccoli pappagalli verdi di
plastica grandi come un pacchetto di sigarette. Sparse nei campi, queste armi
aspettano solo che un bambino curioso le prenda e ci giochi per un po', fino a
quando esplodono: una o due mani perse, ustioni su petto, viso e occhi. Bambini
senza braccia e ciechi. Conservo ancora un vivido ricordo di quelle vittime e
l'aver visto tali atrocità mi ha cambiato la vita.
Mi è occorso del tempo per accettare l'idea che una "strategia di
guerra" possa includere prassi come quella di inserire, tra gli obiettivi,
i bambini e la mutilazione dei bambini del "paese nemico". Armi
progettate non per uccidere, ma per infliggere orribili sofferenze a bambini
innocenti, ponendo a carico delle famiglie e della società un terribile peso.
Ancora oggi quei bambini sono per me il simbolo vivente delle guerre
contemporanee, una costante forma di terrorismo nei confronti dei civili.
Alcuni anni fa, a Kabul, ho esaminato le cartelle cliniche di circa 1200
pazienti per scoprire che meno del 10% erano presumibilmente dei militari. Il
90% delle vittime erano civili, un terzo dei quali bambini. È quindi questo
"il nemico"? Chi paga il prezzo della guerra?
Nel secolo scorso, la percentuale di civili morti aveva fatto registrare un
forte incremento passando dal 15% circa nella prima guerra mondiale a oltre il
60% nella seconda. E nei 160 e più "conflitti rilevanti" che il
pianeta ha vissuto dopo la fine della seconda guerra mondiale, con un costo di
oltre 25 milioni di vite umane, la percentuale di vittime civili si aggirava
costantemente intorno al 90% del totale, livello del tutto simile a quello
riscontrato nel conflitto afgano.
Lavorando in regioni devastate dalle guerre da ormai più di 25 anni, ho potuto
toccare con mano questa crudele e triste realtà e ho percepito l'entità di
questa tragedia sociale, di questa carneficina di civili, che si consuma nella
maggior parte dei casi in aree in cui le strutture sanitarie sono praticamente
inesistenti.
Negli anni, Emergency ha costruito e gestito ospedali con centri chirurgici per
le vittime di guerra in Ruanda, Cambogia, Iraq, Afghanistan, Sierra Leone e in
molti altri paesi, ampliando in seguito le proprie attività in ambito medico
con l'inclusione di centri pediatrici e reparti maternità, centri di
riabilitazione, ambulatori e servizi di pronto soccorso.
L'origine e la fondazione di Emergency, avvenuta nel 1994, non deriva da una
serie di principi e dichiarazioni. È stata piuttosto concepita su tavoli
operatori e in corsie d'ospedale. Curare i feriti non è né generoso né
misericordioso, è semplicemente giusto. Lo si deve fare.
In 21 anni di attività, Emergency ha fornito assistenza medico-chirurgica a
oltre 6,5 milioni di persone. Una goccia nell'oceano, si potrebbe dire, ma
quella goccia ha fatto la differenza per molti. In qualche modo ha anche
cambiato la vita di coloro che, come me, hanno condiviso l'esperienza di
Emergency.
Ogni volta, nei vari conflitti nell'ambito dei quali abbiamo lavorato,
indipendentemente da chi combattesse contro chi e per quale ragione, il
risultato era sempre lo stesso: la guerra non significava altro che l'uccisione
di civili, morte, distruzione. La tragedia delle vittime è la sola verità della
guerra.
Confrontandoci quotidianamente con questa terribile realtà, abbiamo concepito
l'idea di una comunità in cui i rapporti umani fossero fondati sulla
solidarietà e il rispetto reciproco.
In realtà, questa era la speranza condivisa in tutto il mondo all'indomani
della seconda guerra mondiale. Tale speranza ha condotto all'istituzione delle
Nazioni Unite, come dichiarato nella Premessa dello Statuto dell'ONU: "Salvare le future generazioni
dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha
portato indicibili afflizioni all'umanità, riaffermare la fede nei diritti
fondamentali dell'uomo, nella dignità e nel valore della persona umana,
nell'uguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi
e piccole".
Il legame indissolubile tra diritti umani e pace e il rapporto di reciproca
esclusione tra guerra e diritti erano stati inoltre sottolineati nella
Dichiarazione universale dei diritti umani, sottoscritta nel 1948. "Tutti gli esseri umani nascono
liberi ed eguali in dignità e diritti" e il "riconoscimento della
dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti,
uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della
giustizia e della pace nel mondo".
70 anni dopo, quella Dichiarazione appare provocatoria, offensiva e chiaramente
falsa. A oggi, non uno degli stati firmatari ha applicato completamente i
diritti universali che si è impegnato a rispettare: il diritto a una vita
dignitosa, a un lavoro e a una casa, all'istruzione e alla sanità. In una
parola, il diritto alla giustizia sociale. All'inizio del nuovo millennio non
vi sono diritti per tutti, ma privilegi per pochi.
La più aberrante in assoluto, diffusa e costante violazione dei diritti umani è
la guerra, in tutte le sue forme. Cancellando il diritto di vivere, la guerra
nega tutti i diritti umani.
Vorrei sottolineare ancora una volta che, nella maggior parte dei paesi
sconvolti dalla violenza, coloro che pagano il prezzo più alto sono uomini e
donne come noi, nove volte su dieci. Non dobbiamo mai dimenticarlo.
Solo nel mese di novembre 2015, sono stati uccisi oltre 4000 civili in vari
paesi, tra cui Afghanistan, Egitto, Francia, Iraq, Libia, Mali, Nigeria, Siria
e Somalia. Molte più persone sono state ferite e mutilate, o costrette a
lasciare le loro case.
In qualità di testimone delle atrocità della guerra, ho potuto vedere come la
scelta della violenza abbia - nella maggior parte dei casi - portato con sé
solo un incremento della violenza e delle sofferenze. La guerra è un atto di
terrorismo e il terrorismo è un atto di guerra: il denominatore è comune, l'uso
della violenza.
Sessanta anni dopo, ci troviamo ancora davanti al dilemma posto nel 1955 dai
più importanti scienziati del mondo nel cosiddetto Manifesto di Russell-Einstein: "Metteremo fine al genere umano
o l'umanità saprà rinunciare alla guerra?". È possibile un
mondo senza guerra per garantire un futuro al genere umano?
Molti potrebbero eccepire che le guerre sono sempre esistite. È vero, ma ciò
non dimostra che il ricorso alla guerra sia inevitabile, né possiamo presumere
che un mondo senza guerra sia un traguardo impossibile da raggiungere. Il fatto
che la guerra abbia segnato il nostro passato non significa che debba essere
parte anche del nostro futuro.
Come le malattie, anche la guerra deve essere considerata un problema da
risolvere e non un destino da abbracciare o apprezzare.
Come medico, potrei paragonare la guerra al cancro. Il cancro opprime l'umanità
e miete molte vittime: significa forse che tutti gli sforzi compiuti dalla
medicina sono inutili? Al contrario, è proprio il persistere di questa
devastante malattia che ci spinge a moltiplicare gli sforzi per prevenirla e
sconfiggerla.
Concepire un mondo senza guerra è il problema più stimolante al quale il genere
umano debba far fronte. È anche il più urgente. Gli scienziati atomici, con il
loro Orologio dell'apocalisse, stanno mettendo in guardia gli esseri umani: "L'orologio ora si trova ad
appena tre minuti dalla mezzanotte perché i leader internazionali non stanno
eseguendo il loro compito più importante: assicurare e preservare la salute e
la vita della civiltà umana".
La maggiore sfida dei prossimi decenni consisterà nell'immaginare, progettare e
implementare le condizioni che permettano di ridurre il ricorso alla forza e
alla violenza di massa fino alla completa disapplicazione di questi metodi. La
guerra, come le malattie letali, deve essere prevenuta e curata. La violenza
non è la medicina giusta: non cura la malattia, uccide il paziente.
L'abolizione della
guerra è il primo e indispensabile passo in questa direzione.
Possiamo chiamarla
"utopia", visto che non è mai accaduto prima. Tuttavia, il termine
utopia non indica qualcosa di assurdo, ma piuttosto una possibilità non ancora
esplorata e portata a compimento.
Molti anni fa anche l'abolizione della schiavitù sembrava
"utopistica". Nel XVII secolo, "possedere degli schiavi"
era ritenuto "normale", fisiologico.
Un movimento di massa, che negli anni, nei decenni e nei secoli ha raccolto il
consenso di centinaia di migliaia di cittadini, ha cambiato la percezione della
schiavitù: oggi l'idea di esseri umani incatenati e ridotti in schiavitù ci
repelle. Quell'utopia è divenuta realtà.
Un mondo senza guerra è un'altra utopia che non possiamo attendere oltre a
vedere trasformata in realtà.
Dobbiamo convincere milioni di persone del fatto che abolire la guerra è una
necessità urgente e un obiettivo realizzabile. Questo concetto deve penetrare
in profondità nelle nostre coscienze, fino a che l'idea della guerra divenga un
tabù e sia eliminata dalla storia dell'umanità.
Ricevere il Premio Right Livelihood Award, il "Nobel alternativo",
incoraggia me personalmente ed Emergency nel suo insieme a moltiplicare gli
sforzi: prendersi cura delle vittime e promuovere un movimento culturale per
l'abolizione della guerra.
Approfitto di questa occasione per fare appello a voi tutti, alla comunità dei
colleghi vincitori del Premio, affinché uniamo le forze a sostegno di questa
iniziativa. Lavorare insieme per un
mondo senza guerra è la miglior cosa che possiamo fare per le generazioni
future».
Consiglio tecnico quello tenutosi lunedì 30 novembre.
I punti all’ordine del giorno, dopo l’approvazione dei
verbali della seduta precedente, hanno riguardato solo argomenti riguardanti il
bilancio: una variazione di bilancio pari a 66.997,54, la ratifica della
delibera di Giunta municipale n. 134 del 03/11/2015 sempre relativa ad una
variazione urgente di bilancio e l’assestamento generale di bilancio con cui
sono state apportate modifiche a diversi capitoli.
Le nostre scelte di guerra ci stanno presentando il conto di anni di violenza e di distruzione”. È questo il riassunto del pensiero dei volontari di Emergency, che all’indomani dei tragici fatti di Parigi , commentano così la strage su Facebook: “Siamo scioccati dal massacro di Parigi. “Ancora una volta colpire la popolazione civile è un gesto disumano e vigliacco”, scrivono.
“Vediamo accadere in Europa quello che da anni accade in Afghanistan, in Iraq, in Siria: le nostre scelte di guerra ci stanno presentando il conto di anni di violenza e di distruzione. Diritti, democrazia e libertà sono l’unico modo di spezzare il cerchio della violenza e del terrore”.
“L’alternativa è la barbarie che abbiamo davanti e alla quale non possiamo arrenderci”, concludono. Un pensiero naturalmente condiviso dal fondatore Gino Strada che per chiarire le sue idee al riguardo cita Bertold Brecht: “La guerra che verrà non è la prima. Prima ci sono state altre guerre. Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente”.
Poi la chiosa che è un grido di dolore e di battaglia: “L’unico modo per far finire la violenza è smettere di usarla”.
Il primo punto, cioè
l’approvazione dei verbali della seduta precedente, è stato approvato senza
modifiche.
E' stato poi preso atto del prelievo
dal fondo di riserva fatto con delibera di Giunta n. 129 del 03/10/2015.
Il terzo punto (ratifica della
delibera n. 118 del 03/09/2015) è stato ritirato.
E’ stato poi riconosciuto un
debito fuori bilancio di € 16.765,45 causato dal parziale accoglimento di un
ricorso di un dipendente comunale rispetto a comportamenti e provvedimenti
messi in atto durante l’Amministrazione Lombardi (ennesima eredità da dover
gestire per la nostra Amministrazione).
Nell’ultimo punto il Consiglio ha
deliberato l’atto di indirizzo alla società “Agugliano Servizi s.r.l.” di
cedere all’Unione “Terra dei Castelli” l’immobile di via M.L. King.
Vista la situazione della società,
le contingenti scadenze e le spiegazioni date durante il Consiglio di un serio
progetto di efficientamento e di razionalizzazione complessiva delle strutture
dell’Unione volto a dare il miglior utilizzo per la nostra comunità di questi
immobili, è veramente inspiegabile la posizione delle minoranze che hanno
votato contro.
Il 7
ottobre del 2001, quattordici anni fa, iniziava l'attuale conflitto in
Afghanistan.
A che cosa sono serviti questi quattordici anni di guerra?
Certamente non a "portare la democrazia" o a "combattere il
terrorismo", né a pacificare il Paese: si combatte in 25 province su 34, e
il numero dei feriti e delle vittime civili cresce di mese in mese. A che cosa sono serviti questi quattordici anni di guerra? Quello che vediamo
noi tutti i giorni sono civili uccisi, civili feriti, villaggi distrutti,
combattimenti in aumento, feriti in aumento. Un orrore senza fine che arriva al
bombardamento di un ospedale: un atto di violenza inaccettabile. Nella foto potete vedere
Giorgia, infermiera del nostro ospedale a Kabul, che si prende cura di Madina,
una bambina di 8 anni arrivata da Kunduz.Eccola: è questa la
realtà di quattordici anni di guerra in Afghanistan. (Dalla news letter di Emergency)
I verbali delle sedute precedenti sono stati approvati senza osservazioni.
Sono stati nominati i Consiglieri dell'Unione "Terra dei Castelli" nella composizione prevista dal nuovo Statuto: sei Consiglieri per la maggioranza (Bonventi, Fabbietti, Lanari, Minardi, Rossini e Zacconi) e tre Consiglieri per la minoranza (Cionna, Foroni e Stacchiotti).
All'ultimo punto è stato votato il rinvio all'anno 2016 dell'armonizzazione dei sistemi contabili di cui al D. Lgs. n. 118/2011 su cui la minoranza si è astenuta.
Il primo punto è stata la surroga del Consigliere Marco Costantini che
si è dimesso per motivi personali ed è stato sostituito dal Consigliere Matteo
Minardi.
A Marco va il nostro saluto e il nostro ringraziamento per il lavoro
svolto, a Matteo il nostro augurio per il lavoro che farà con l’entusiasmo che
lo contraddistingue.
Le comunicazioni del Sindaco hanno riguardato il riaccertamento
straordinario dei residui dell’anno 2014; i verbali delle sedute precedenti
sono stati approvati senza modifiche all’unanimità.
E’ stata approvata all’unanimità una modifica al regolamento per
l’applicazione dell’imposta comunale unica (IUC) che ha introdotto
un’agevolazione sulla TARI per due anni alle nuove attività commerciali o artigianali.
Il piano finanziario per l’anno 2015 del servizio di smaltimento dei
rifiuti ha visto l’astensione del solo Movimento 5 Stelle.
Ci sono poi state una serie di delibere riguardanti le tasse e le tariffe
comunali tutte legate all’approvazione del bilancio, e precisamente: - Tariffe per l’applicazione del tributo comunale
sui rifiuti (TARI) (confermate quelle del 2015) - Aliquote dell’imposta municipale propria (IMU)
che ha introdotto un’agevolazione per le unità immobiliari di categoria
C1-C2-C3-D destinate ad attività commerciali
- Aliquote TASI (confermate quelle del 2015)
- Addizionale
comunale all’IRPEF (confermata quella del 2015)
- Valore delle aree fabbricabili (diminuito dello
0,2%)
Sono poi stati poi approvati il piano delle alienazioni con cui è stato
messo in vendita un frustolo di terreno in via Santa Chiara degli Scifi e il
programma triennale 2015/2017 delle opere pubbliche e l’elenco annuale 2015 che
prevede tre grandi opere: la nuova scuola materna, l’ampliamento del cimitero
del capoluogo e un parcheggio in via N. Sauro.
Il punto successivo è stato l’approvazione del bilancio di previsione
annuale 2015, pluriennale 2015-2017 e della relazione previsionale e
programmatica.
E’ seguita la delibera per l’acquisto di un terreno per l’ampliamento del
Parco delle Querce che consentirà la concretizzazione di un altro punto del
programma elettorale dell’Amministrazione comunale: la realizzazione di una
struttura per eventi e manifestazioni, a dimostrazione che questo programma non
era fatto di sole parole, ma di impegni concreti.
C’è poi stata un’ampia panoramica sulla società “Agugliano Servizi
S.r.l.” che versa in una situazione difficilissima a causa della gestione
condotta dai precedenti Amministratori.
Ricordiamo
solo che sono stati appaltati e fatti eseguire lavori di
ristrutturazione di immobili che hanno generato uno sbilancio finanziario di
oltre 1,6 milioni di euro.
Questi
debiti, che abbiamo ereditato, stanno creando problemi enormi (richiesta
di fallimento della società da parte di un creditore) ai quali si sta cercando
di trovare soluzione.
Tra le altre cose è stato richiesto all’Amministratore e al Revisore
della società una relazione al fine di valutare la proponibilità di un’azione
di responsabilità nei confronti degli amministratori della società fino al
30/06/2014, relazione da trasmettere in ogni caso alla Corte dei Conti.
L’ultimo punto è stata l’approvazione di una mozione del Movimento 5
Stelle avente ad oggetto la realizzazione degli orti urbani.
Ogni volta che approviamo una loro mozione, i colleghi dei 5 Stelle
cantano vittoria, ma ancora una volta la mozione è stata approvata solo grazie
al nostro voto.
Infatti tale punto è previsto nel nostro programma e noi abbiamo
dimostrato, ancora una volta, di voler solo mantenere fede al nostro mandato
elettorale ed al bene comune senza la necessità di mettere “bandierine",
necessità che invece evidentemente qualcuno avverte.
Mercoledì 29 aprile si è tenuto il Consiglio comunale per
discutere sui punti sotto riportati.
Tra le comunicazioni il Sindaco ha ricordato le due tragedie
verificatesi negli ultimi giorni: il naufragio nel Mar Mediterraneo con la
morte di quasi un migliaio di migranti e il terremoto in Nepal che ha toccato
anche la nostra comunità con la morte di una nostra concittadina.
I verbali della seduta precedente sono stati approvati all’unanimità
e senza modifiche.
Il secondo punto ha riguardato l’approvazione del rendiconto
dell’esercizio finanziario 2014 che ha visto l’astensione delle minoranze.
Il terzo punto “Approvazione piano razionalizzazione società
partecipate” ha recepito La delibera di Giunta municipale che ha fatto il punto
sulla situazione delle società partecipate dal Comune (Agugliano Servizi – Multiservizi
– Conerobus) alla luce delle nuove normative in merito.
Sul punto si è
registrata l’astensione di Agugliano ci Unisce e il voto contrario del
Movimento 5 stelle.
Unanimità invece per l’approvazione dei criteri generali per
l’affidamento in concessione degli impianti sportivi, così come per la variante
puntuale al P.R.G. scheda d’ambito IR6
(Borgo Ruffini) e per la sostituzione di un componente del Consiglio di
biblioteca. La dimissionaria (per motivi personali) Anna Zampetti viene
sostituita dalla Sig.ra silvana Salati.
Il corpo del bambino che galleggia con il volto immerso nella densa macchia nera di petrolio che circonda il luogo del naufragio. Un piccolo fagotto di lana che un pescatore passa nelle mani di un altro.
Immagini, impensabili e reali, della tragedia nelle acque del Mediterraneo. Morti annunciati, senza confini, al vertice della crudeltà con cui il mondo, l’Europa, l’Italia assistono alla condanna degli ultimi, dei deboli, dei sommersi che la culla dell’inciviltà rifiuta di salvare.
In queste ore, come sempre, abbondano commenti e lamenti di ipocriti e sciacalli, e la retorica è merce copiosa pronta a marcire nella falsa coscienza dei nostri confini, individuali prima che nazionali.
Da politici e autorità nemmeno un cenno al ruolo di tribunale speciale che l’Europa, e questo governo, si sono assegnati sei mesi fa con la decisione di condannare a morte bambini, donne e uomini cancellando l’operazione Mare Nostrum, l’unica, provvisoria zattera di salvataggio per più di centomila profughi nel 2014.
L’Europa ha brandito un nefasto Tritone capace solo di assistere impotente all’ultima ecatombe.
Non è finita, le destre invocano il blocco navale, il premier chiede droni armati per colpire gli scafisti, le diplomazie arrancano al seguito delle guerre che i rispettivi governi neppure dichiarano ma semplicemente praticano.
Le opinioni pubbliche seguono sugli schermi l’inevitabile sobbalzo mediatico, spettatrici di una deriva democratica che semina una progressiva assuefazione all’orrore assorbito ogni giorno.
E un’ecatombe in più o in meno non fa differenza, al massimo serve, come capita in queste ore, a raddoppiare l’inutile replica di Triton. Peggio di niente.
"Chiediamo un maggiore intervento statale in termini di
investimenti nei settori strategici delle nostre attività produttive. Senza
questo sarà difficile immaginare una ripresa reale dell'occupazione, ma al
massimo la trasformazione di contratti già in essere.
Il nostro è un paese che
oltre ad una crisi economica e sociale corre il rischio anche di una vera e
propria crisi democratica. Per questo riteniamo pericolosa l'idea di un governo
che anziché cogliere lo spirito della sentenza della Corte costituzionale sulla
attuale legge elettorale, si attribuisce il potere di modificare parti
consistenti della Costituzione, attribuendo al Parlamento una minore
rappresentatività politica di quello che è il paese reale e senza introdurre i
giusti contrappesi di garanzia tra i vari poteri. Il tutto in nome di una
governabilità che non giustifica la riduzione della sovranità popolare.
Il
nostro è un paese che ha un grande bisogno di giustizia sociale, ed il
sindacato non può rinunciare o non sentire sua questa battaglia.
Per questo la
manifestazione indetta dalla Fiom per sabato prossimo, vuole essere un
occasione per dare voce ai tanti disagi, alla povertà, alla disperazione che
tanti lavoratori dipendenti e autonomi sono costretti a vivere in
solitudine".
sabato 21 marzo 2015
Pubblico molto scarso.
I verbali delle sedute precedenti sono stati approvati all’unanimità
senza modifiche.
Unanimità anche per la nomina del comitato per i gemellaggi
che sarà così composto:
Antonelli Antonella e Gidoni Laura, insegnanti in
rappresentanza della scuola
Alessandroni Filippo, genitore in rappresentanza della
scuola
Coppari Elena, direttore onorario della biblioteca comunale
in rappresentanza delle istituzioni culturali
Duca Giuseppe in rappresentanza delle categorie economiche
Fossati Gilberto (USAP), Pelonara Sandro (Pedale
Aguglianese), Balercia Giorgio (La Guglia) e Novelli Beatrice (Gruppo corale) in
rappresentanza delle associazioni sportive, ricreative e culturali
La Torre Agostino in rappresentanza della Pro Loco
Sono stati approvati all’unanimità anche tre regolamenti, e
precisamente:
Regolamento per i rapporti con le Associazioni
Regolamento per la disciplina delle riprese
audio-video delle sedute del Consiglio comunale
Regolamento per la concessione di contributi per
il recupero e la manutenzione degli edifici nei centri storici
Il piano annuale delle consulenze ha visto l’astensione del
Gruppo “Agugliano ci Unisce”. Unanimità anche per la riapprovazione (richiesta fin dal
2013!) delle tabelle 2 e 3 della convenzione per i rifiuti per la correzione di
alcuni centesimi delle quote di partecipazione e composizione e funzionamento
dell’ATA.
La mozione del Movimento 5 Stelle sulle modalità di nomina
degli scrutatori è stata ritirata perché è stato convenuto che il meccanismo
proposto presenta difficoltà di applicazione.
L’ultimo punto è stata la relazione del Gruppo comunale di
Protezione civile in merito all’attività svolta lo scorso anno.
Eroi delle libertà democratiche, pronunzia tempestivamente
il presidente Hollande. È vero. Wolinski e i suoi compagni di Charlie Hebdo
erano infatti libertini sessuomani, estremisti di sinistra, atei,
anarchici-e-comunisti, e infine irresponsabili,
come recitava cristallinamente e orgogliosamente il sottotitolo del
settimanale.
Oggi ne fanno il ditirambo governanti reazionari e giornalisti d’establishment,
despoti e finte sinistre, Papi e Leghe arabe, con tassi di ipocrisia diversi e
che non proviamo neppure a misurare. Meglio così, devono ora tutti allinearsi a
difesa del diritto alle “enormità” con cui gli “estremisti” irresponsabili
appena assassinati avevano caratterizzato le loro vite, riempito le pagine di
Charlie e nutrito le nostre libertà. Mentre avevano ancora la matita in mano li
hanno solo attaccati, mal sopportati, diffamati. L’elogio che obtorto collo
devono farne oggi è perciò la vignetta e l’editoriale che Wolinski e Charb
avrebbero potuto scrivere sull’ipocrisia del potere. Non dimentichiamolo. La strage è stata fatta in nome di Dio, il dio monoteista, creatore e
onnipotente, il Dio di Maometto, Allah il Clemente e Misericordioso (sono i
primi due dei suoi novantanove nomi). L’islam dunque, ma quello fondamentalista
e terrorista, si è detto. L’altro islam è una vittima, si sottolinea. Senza
dubbio. Ad un patto: che questo altro
islam parli in modo forte, chiaro, senza contorsionismi semantici,
e con adamantina coerenza di comportamenti.
Non basta perciò che condanni come mostruosa la strage di rue Nicolas Appert 10
(ci mancherebbe!) è ineludibile che riconosca la legittimità e la normalità
democratica di quanto Charlie praticava in modo esemplare per intransigenza: il
diritto di criticare tanto i fanti che i santi, fino alla Madonna, al Profeta e
a Dio stesso nelle sue multiformi confessioni concorrenziali. Anche, e verrebbe
da dire soprattutto,
quando tale critica è vissuta dal credente come un’offesa alla propria fede.
Questo esige la libertà democratica, poiché tale diritto svanisce se dei suoi
limiti diviene arbitro e padrone il fedele.
Il cristianesimo per fortuna è stato costretto a venire a patti con la
democrazia laica, benché ancora non la accetti pienamente. Il fondamentalismo
alberga perciò nel suo seno in dosaggi infinitamente minori di quello islamico,
questo è certo e nessuna comparazione è possibile, non dimentichiamo però che
sono stati cristiani militanti quelli che hanno assassinato negli Usa medici e
infermieri che rispettavano la volontà di abortire di alcune donne. Donne,
medici, infermiere che Wojtyla e Ratzinger hanno bollato più volte come
responsabili del “genocidio del nostro tempo”, nazisti postmoderni, insomma. La laicità più rigorosa, che esclude Dio, qualsiasi Dio dalla vita pubblica
(scuole, tribunali, comizi elettorali, salotti televisivi, ecc.), è perciò
l’unica salvaguardia contro l’incubazione di un brodo di coltura clericale che
inevitabilmente può diventare pallottola fondamentalista.
Per chi conosce solo il tuo colore, bandiera rossa, tu devi realmente esistere, perché lui esista: chi era coperto di croste è coperto di piaghe, il bracciante diventa mendicante, il napoletano calabrese, il calabrese africano, l'analfabeta una bufala o un cane. Chi conosceva appena il tuo colore, bandiera rossa, sta per non conoscerti più, neanche coi sensi: tu che già vanti tante glorie borghesi e operaie, ridiventa straccio, e il più povero ti sventoli.