sabato 29 novembre 2008

Ci scriviamo lunedì...

<<... La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.
La storia siamo noi... Siamo noi queste onde nel mare, questo rumore che rompe il silenzio, questo silenzio così duro da raccontare.
E poi ti dicono: tutti sono sono uguali, tutti rubano nella stessa maniera, ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la sera.
Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone, la storia entra dentro le stanze e le brucia. La storia da torto o da ragione.
La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere, siamo noi che abbiamo tutto da vincere o tutto da perdere...>>

Da: "La storia" di Francesco De Gregori

E io chiusa in casa la sera non ci sto perchè sono convinta che non tutti siano uguali e che ancora esista anche chi non ruba.

Per questo oggi e domani parteciperò come delegato al Congresso regionale di Rifondazione Comunista.

Se la storia siamo noi, io voglio contribuire a farla...

Ciao a tutti.
Ci scriviamo lunedì...



domenica 23 novembre 2008

Il frutto della guerra

Due albicocche e la tragedia di una mattina che voleva essere di festa.

E' arrivato alle due del pomeriggio del 22 luglio su una macchina guidata dallo zio. Era adagiato sopra un materasso sottile, avvolto in un telo di plastica e stracci ricoperti di sangue che tamponavano le ferite.
Quadratullah, 6 anni, viene trasferito su una barella dagli infermieri del Pronto Soccorso.
Non parla e guarda tutte quelle persone che si stanno muovendo freneticamente attorno a lui con occhi spaventati, pieni di lacrime che non riescono a scendere.
Rimuoviamo gli stracci dalle ferite.
E' un'immagine devastante quella che ci si presenta: la gamba sinistra finisce sotto il ginocchio con due spuntoni d'osso che escono dalla carne viva, quella destra c'è ancora, lacerata dalle ferite. La mano sinistra è devastata, la destra è ferita; la schiena e la zona pelvica riportano ferite profonde da scheggia.
Dovremmo essere abituati a queste scene, ma l'orrore non ammette assuefazione.
Le condizioni di Quadratullah vengono stabilizzate e il bambino viene inviato subito in sala operatoria.
Con lui è arrivato anche il padre, Ajimir Aziz, ferito ad un braccio.
Quando gli chiediamo che cosa è successo, estrae dalla tasca due albicocche scoppiando a piangere.
Questa mattina era andato insieme a Quadratullah a raccogliere le albicocche in un piccolo frutteto vicino alla loro casa, in un villaggio che dista un paio d'ore di macchina da Kabul.
Quadratullah era contento perchè il padre gli stava dedicando la giornata: era il loro gioco, il loro momento per stare insieme.
Poi il bambino ha visto delle albicocche mature a terra e si è allontanato per raccoglierle pensando di portarle alla madre e ai fratelli. Si è chinato a raccogliere i frutti, poi uno scoppio.
E' stato un attimo, come sempre.
Ajimir allunga le due albicocche verso di me che lo guardo interdetta. Gli infermieri mi dicono di prenderle, me le sta donando.
Le prendo in mano, le guardo, le metto in tasca.
Due albicocche e la vita a metà di quadratullah.

Marina Castellano

Da: Emergency n. 48 - Settembre 2008

Questi sono gli effetti collaterali delle nostre missioni di "pace"...

venerdì 21 novembre 2008

Razzismo e criminalità

Ricevo da Roberto Malini del Gruppo EveryOne

Razzismo e xenofobia sono i più grandi alleati del crimine organizzato

E' risaputo in tutto il mondo che, purtroppo, l'Italia è uno dei massimi esportatori mondiali di criminalità. Si può anzi tranquillamente affermare che l'Italia, che ha inventato il crimine organizzato, detiene ancora il primato, in un campo tanto disdicevole.
I boss, i mercanti di droga, gli sfruttatori di prostituzione, i produttori di pedopornografia, i truffatori, i ladri, gli assassini italiani danno vita a una multinazionale dell'illecito e della morte che "produce" 130 miliardi di euro annui sul territorio italiano e almeno il triplo nel resto del mondo. Nonostante ciò, a causa della propaganda politico-mediatica, il popolo italiano si è convinto di essere vittima e non artefice del crimine, di essere minacciato dalla malavita e non di costituire una minaccia malavitosa. Finché persisterà nella coscienza degli italiani questo capovolgimento della verità, si potrà fare ben poco per contrastare la criminalità organizzata e per riportare nel nostro Paese una cultura della vera legalità, base della democrazia e della civiltà. E' davvero incredibile come gli italiani siano persuasi che illegalità, violenza e insicurezza derivino da comportamenti isolati degli "stranieri", quando il controllo del crimine - di tutto il crimine - è saldamente in mano alle cosche italiane, che si avvalgono sia di manovalanze nostrane che provenienti da altri Paesi. I partiti xenofobi contribuiscono da molti anni al diffondersi della disinformazione, che è la più fedele alleata dalle società malavitose, perché l'odio razziale è il miglior "concime" per le attività criminali. Oggi Umberto Bossi, rispondendo polemicamente agli appelli del Vaticano e del presidente Napolitano, ha ribadito il suo pensiero: "Gli immigrati sono una risorsa negativa per il nostro Paese".
Mafia S.p.A. ringrazia.

Roberto Malini
roberto.malini@annesdoor.com
www.annesdoor.com

lunedì 17 novembre 2008

Forza compagni!

Pubblico una lettera indirizzata a tutti gli iscritti dal nostro Segretario regionale e da tutti i Segretari delle Federazioni provinciali.

Car* compagn*,

la difficile, a volte drammatica, situazione economica e sociale e la complessa, e per altri versi anch’essa drammatica, fase politica che stanno interessando l’Italia vedono il Partito impegnato in uno sforzo di mobilitazione che, per diffusione territoriale e capillarità di interventi, ha forse pochi precedenti. Un Partito che prova a coniugare l’impegno tradizionale nella azione politica (vedi la raccolta di firme per il referendum sul cosiddetto lodo Alfano) alla partecipazione alle tante forme in cui si sta ri-organizzando l’opposizione sociale alle politiche del governo delle destre (dall’Onda studentesca al pubblico impiego, dalla TAV alla difesa dei diritti dei migranti, fino alle mille vertenze e mobilitazioni che nascono nei territori) e alla sperimentazione di nuove ed innovative modalità d’azione che tentano di incontrare i bisogni reali e sempre più pressanti della gente comune, quali quella della vendita del pane a prezzo politico.

Un Partito quindi che agisce pienamente nello spirito con cui Rifondazione Comunista è sorta nel 1991: ricercare forme e contenuti nuovi ed innovati per la rifondazione di un progetto di società diversa, più libera e giusta e misurarli e misurarsi con le attese e le richieste di chi vogliamo provare a rappresentare.

E’ evidente che questo sforzo necessita dell’impegno e della partecipazione di tutte e di tutti e necessiterebbe che la pluralità che ci ha sempre caratterizzato, la franca dialettica che ha reso vivo ed insieme fraterno il nostro dibattito e che ha permesso, perciò alla “rifondazione comunista” di assumere quel profilo nuovo ed originale capace di consentirci un dialogo largo e fecondo con tutti i movimenti sociali ed insieme una efficace e proficua azione istituzionale, continuasse ad essere quel minimo comun denominatore che ha trasformato tante storie diverse di impegno sociale e di militanza comunista in un progetto politico ed in una speranza concreta. Invece pare, per alcune compagne ed alcuni compagni, che la critica alle scelte, certo difficili, fatte dalla maggioranza di noi sia la sola cosa utile da farsi, che le esperienze maturate, le costruzioni di senso e società che abbiamo prodotto, le lotte che abbiamo organizzate debbano essere superate, e quindi cancellate, per approdare sul bagnasciuga molle di una indistinta soggettività di sinistra, oggetto più virtuale che reale - come le elezioni di Aprile purtroppo ci hanno già dimostrato - affollato di reduci delle tante mutazioni genetiche della post-Bolognina e privo delle energie di lotta che solo il conflitto sociale esprime, luna opaca del sole pallido di un Partito Democratico oramai sempre più indistinto “rassemblement” moderato e non più formazione della sinistra. Tutto ciò fa echeggiare quasi ogni giorno ed in tante interviste la drammatica parola della scissione, disinvoltamente usata o minacciata dimenticando quanto essa rappresenti, nella carne viva dei compagni che giorno dopo giorno “fanno” questa comunità, dolore e sofferenza.

Noi vogliamo rassicurarti che se anche questo inciampo dovesse essere messo sul nostro cammino, Rifondazione Comunista continuerà ad esserci, perché la sua storia e le sue esperienze sono l’unica concreta realtà esistente. Continuerà a tentare ostinatamente e con determinazione a lavorare per la ricerca e la costruzione dell’altro mondo possibile, per una società più libera, giusta ed uguale, sarà e continuerà ad essere quella comunità dove tutti possono sentirsi liberamente comunisti e liberamente esprimere la propria soggettività ed anche il proprio dissenso.

Speriamo, anzi siamo certi, che tu voglia essere con noi per continuare questa mai vinta, spesso fonte di amarezze e delusioni, ma comunque appassionante sfida che ci ha visto nascere nel 1991, contro tutto e contro tutti, e che ci vedrà esistere e resistere, ancora se necessario contro tutto e tutti, per l’oggi e per il domani perchè di te, di noi, delle nostre idee e dei nostri sogni c’è ancora e sempre più bisogno.

Viva Rifondazione Comunista.

giovedì 13 novembre 2008

Gli manca solo la pistola...

A proposito di sindaci sceriffi: ecco l'ultima trovata di Cofferati...

Sergio Cofferati chiude dalle 22 di notte 5 locali troppo rumorosi e provoca un terremoto politico nella sua Giunta. Protesta, infatti, la vicesindaco Adriana Scaramuzzino, non informata della decisione, che senza mezzi termini dice di non tollerare più «questo metodo di lavoro insopportabile». Non bastasse protestano anche gli stessi commercianti colpiti dal provvedimento che bloccano il Consiglio comunale: «Così falliamo, è un atto fascista». La nuova bufera sotto le due torri è scoppiata venerdì sera, quando Cofferati ha firmato le ordinanze di chiusura per cinque locali del "Pratello", zona storica della notte bolognese, colpevoli di schiamazzi e sforamenti negli orari. Increduli sia i comitati antirumore dei residenti che, spiegano, «ormai non ci speravamo più», sia i gestori dei locali. La vicesindaco ha alzato la voce perché da un anno e mezzo sta portando avanti proprio un progetto di confronto tra commercianti e residenti del "Pratello". Ma Cofferati non si è scomposto: «Mi preoccupa che un magistrato (la professione della Scaramuzzino prima del'ingresso in Giunta, ndr) non tenga conto delle ripetute violazioni di questi locali». Quasi una dichiarazione di sfiducia, tanto che, secondo il sindaco, «deve decidere lei se il suo punto di vista è compatibile con quello della giunta».

Da "Liberazione" dell'11 novembre 2008

martedì 11 novembre 2008

La bocca della Verità

In questi giorni cominceremo la distribuzione del nuovo "giornale" (passatemi questo termine) curato dai Gruppi consiliari di opposizione. Chi volesse può chiedere di riceverlo mandando una e-mail a questo indirizzo: laboccadellaverita_agugliano@yahoo.it



Chi invece avesse semplicemente voglia di leggerlo, può cliccare qui.

venerdì 7 novembre 2008

"La porta" di Magda Szabo

Per i libri ho un amore e un rispetto che potrei definire "religioso" se questo termine facesse parte della mia cultura.
Quando li leggo non li apro mai del tutto per non rigarne la costola. Figurarsi sottolinearli...
Stavolta l'ho fatto (anche se usando il righello, in modo tale che linea risultasse perfetta) con queste frasi:

"...ogni legame sentimentale rappresenta una potenziale aggressione, da quante più persone ci lasciamo avvicinare tanto più numerosi sono i canali attraverso cui il pericolo può colpirci...

"...Solo chi mi è vicino può farmi male davvero..."

Credo di sapere perchè l'ho fatto...

martedì 4 novembre 2008

Per la diciasettesima volta...

Il 29 ottobre 2007, per la diciassettesima volta consecutiva, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato una mozione presentata da Cuba contro il blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti contro il popolo cubano da quasi cinquant’anni.
La votazione ha avuto il seguente risultato:
185 voti a favore della mozione cubana, 2 astenuti, 3 voti contrari, 2 paesi assenti alla votazione.

I voti contrari sono stati espressi da Stati Uniti, Israele, Palau. Gli astenuti sono stati le Isole Marshall e la Micronesia. Cuba ha ottenuto un voto in più rispetto all’anno scorso.
Vi invitiamo a leggere questo articolo sul blocco che colpisce Cuba.
A fine agosto l’isola è stata colpita da due violentissimi uragani, che hanno causato danni per milioni di dollari. Solo l’intervento del governo e della protezione civile cubana hanno permesso l’incolumità fisica della popolazione civile, con un piano di evacuazione che ha coinvolto un quarto della popolazione.
A tutto questo si aggiungono i danni causati in tutti questi decenni dal Blocco economico Usa che, oltre a colpire Cuba, impone pesantissime restrizioni a tutti i Paesi che con Cuba hanno rapporti economici e finanziari e che, in alcuni casi è arrivato ad impedire l’arrivo sull’isola di donazioni di generi di prima necessità ed ospedalieri.
Questo Blocco è stato condannato di recente da oltre settemila artisti ed intellettuali che ne chiedono la fine immediata. Questa la notizia riportata da Prensa Latina: Chiesta nel mondo la fine del blocco contro CubaQuesto Blocco è fuori dal Diritto Internazionale e si configura come atto di guerra e genocidio nei confronti del popolo cubano e del governo rivoluzionario dell’isola.
Dal 1992, per ben sedici volte consecutive, le Nazioni Unite hanno condannato questa pratica illegale che, calcolando per difetto fino a dicembre 2007, ha causato perdite economiche per Cuba per un valore superiore ai 93 miliardi di dollari.
L’Italia, fin dal 1995, ha sempre votato a favore della risoluzione cubana (prima si asteneva) che vede, puntualmente, il voto contrario di Usa ed Israele.

Da “L'Ernesto” - Newsletter - n. 75 30 Ottobre 2008

sabato 1 novembre 2008

W l'Italia, il paese dove il razzismo non c'è!



Ho ricevuto questa e-mail dal Gruppo EveryOne.
La pubblico perchè vale la pena rifletterci su.



Dal 17 al 20 ottobre 2008 l'europarlamentare Viktoria Mohacsi - ungherese di etnia Rom - ha ispezionato alcuni insediamenti Rom in Italia, accompagnata da una delegazione di specialisti nell'indagine di eventi di intolleranza contro i Rom e da una troupe ungherese di riprese documentarie, incaricata di filmare le realtà degli insediamenti e le testimonianze delle vittime di episodi di odio e violenza razziale. Roberto Malini, Dario Picciau, Matteo Pegoraro e Nico Grancea del Gruppo EveryOne hanno lavorato fianco a fianco con Viktoria Mohacsi per consentirle di scavare nel fenomeno del razzismo in Italia, entrando nei luoghi abbandonati, inospitali e degradati in cui le famiglie Rom, oggetto di una feroce discriminazione e quotidianamente braccate dalle autorità, sono state costrette a rifugiarsi. La delegazione ha potuto verificare quanto già denunciato dal Gruppo EveryOne, pubblicato dal quotidiano El Pais e pubblicamente riconosciuto dal ministro dell'Interno: i Rom che si erano rifugiati in Italia, in cerca di un'opportunità di sopravvivenza, sono stati di fatto scacciati attraverso una politica persecutoria messa in atto dalle Istituzioni centrali italiane e attuata capillarmente su tutto il territorio nazionale dalle autorità locali. Sgomberi, sottrazione di bambini "per mancanza di residenza e mezzi di sostentamento", minacce, violenze, istigazione all'odio razziale, propaganda mediatica, tacito sostegno alle squadre di razzisti, abusi polizieschi e giudiziari, messinscene per criminalizzare persone di etnia Rom: con questi strumenti è stata realizzata una tragica purga etnica sotto gli occhi dell'Unione europea, che ha reagito timidamente attraverso Risoluzioni (documenti inutili, poiché si tratta di "orientamenti" e non di obblighi rivolti agli Stati che violano le norme Ue), ammonimenti, blande dichiarazioni antirazziste. Se nella primavera del 2007 vi erano in Italia da 40 a 45 mila Rom provenienti dalla Romania, alla fine di luglio 2008 ne restavano cinquemila, mentre oggi ne possiamo contare poco più di tremila: famiglie in uno stato di salute e povertà così disperato da impedire loro perfino il ritorno in patria o la fuga verso la Spagna, la Francia e gli altri Paesi che, almeno parzialmente, si attengono alla normativa Ue sulla libera circolazione dei cittadini dell'Unione e sulla desegregazione. Viktoria Mohacsi e i suoi collaboratori hanno ispezionato i luoghi in cui vivono gli ultimi Rom romeni rimasti in Italia, alcune comunità di Rom e Sinti italiani, insediamenti di famiglie Rom originarie dei Paesi della ex Jugoslavia.
Da Padova a Bologna, da Pesaro a Firenze, da Sesto San Giovanni a Milano, la delegazione ha raccolto documentazione riguardo alla condizione dei "nomadi" in Italia, intervistando decine di testimoni della persecuzione e filmando i luoghi in cui i Rom convivono con topi, parassiti e disperazione. Stiamo preparando un dossier illustrato da fotografie, per raccontare all'Ue le fasi del drammatico viaggio in Italia compiuto da una coraggiosa parlamentare europea che si batte da quindici anni contro la tragedia del razzismo che sta annientando il suo popolo. Sono tappe di un itinerario di civiltà, un itinerario difficile, irto di insidie, che accomuna poche persone: un manipolo di "giusti" che, per fortuna, cresce ogni giorno e che ogni giorno - correndo gravi rischi - ricorda all'Europa che "unione" significa fratellanza e che dalla cultura dell'odio razziale possono nascere solo orrori e divisioni senza fine: spettro ormai concreto del fallimento morale, civile e reale dell'Unione europea.
Queste le parole dell’euro parlamentare, dopo aver visitato microinsediamenti e campi, a Roma e in altre città italiane:
"Ho viaggiato per tutta l'Europa e ho osservato le comunità Rom di tutti i Paesi dell'Unione europea, ma in nessun luogo ho visto con i miei occhi una situazione così grave di emarginazione e persecuzione della mia gente. Spero che l'esempio italiano, che si può paragonare solo alle persecuzioni razziali avvenute nel Terzo Reich, non si diffonda mai nei Paesi dell'Unione europea".

Aggiornamenti:

Milano, 29 ottobre 2008.
Vagano per i luoghi più inospitali e nascosti di Sesto San Giovanni e di Milano, alla ricerca disperata di un riparo per la notte. Qualcuno si è già accampato sotto un ponte o dietro i cespugli di un parco. Altri hanno affrontato un difficile viaggio di ritorno verso la Romania e le città da cui si sono allontanati negli anni scorsi, per sfuggire la miseria, la fame, l'emarginazione.
Il nuovo sgombero è avvenuto secondo la solita procedura, spietata e repentina. Poliziotti, carabinieri e agenti di polizia municipale hanno costretto le famiglie a uscire dai loro rifugi e a incamminarsi verso il nulla: bambini, donne e uomini. Malati e portatori di gravi handicap, fra cui diversi mutilati. La famiglia di Ciprian, in lutto, è stata costretta ad abbandonare l'edificio in cui ha perso la vita il loro giovane congiunto. Alcuni genitori hanno chiesto alle autorità di poter trascorrere almeno qualche notte presso un dormitorio o un ricovero. Alcune donne incinte e malati febbricitanti hanno chiesto qualche ora, prima di abbandonare le baracche. Ma gli ordini erano chiari: nessun "privilegio". I Rom della ex Falck se ne dovevano andare.
"Non abbiamo neanche protestato", ha detto una giovane madre, "perché quando lo facciamo, arrivano le assistenti sociali e ci rubano i bambini".

Ma noi continuiamo pure a dormire i nostri sonni tranquilli.
W l'Italia, il paese dove il razzismo non c'è...