giovedì 25 ottobre 2012

Quando i numeri svuotano il carrello della spesa


di Silvia Truzzi

La società Swg ha presentato a Cernobbio una ricerca sui “comportamenti degli italiani in tempo di crisi”. Le interviste sono state fatte dal 5 al 10 di ottobre, lo riporta la Stampa: rispetto a un anno fa aumentano le famiglie in difficoltà (una su quattro) e quasi la metà (il 48%) crede che la situazione peggiorerà. E poi: sei italiani su dieci conservano gli avanzi e li riutilizzano, il 53% ricicla anche gli abiti vecchi.
Al supermercato non si compra nulla di superfluo, si compra meno di tutto e la metà dei consumatori acquista prodotti in offerta. Il sondaggio è stato commissionato da Coldiretti e alla presentazione il presidente Sergio Marini ha giustamente lanciato l’allarme: “Il previsto aumento dell’Iva costerebbe oltre mezzo miliardo solo per le spese alimentari”.

Un paio di giorni fa la Caritas ha diffuso i suoi dati: oltre 31 mila persone si sono rivolte alla Caritas nel 2011 (per il 70,7% stranieri e per il 28,9% italiani). Rispetto al 2009 sono aumentati del 51,3% gli anziani, del 65,6% i pensionati, del 177,8% le casalinghe.

L’Istat invece c’informa che il Pil è in caduta libera (i dati si riferiscono al secondo trimestre 2012): meno 2,6% rispetto allo stesso periodo del 2011. E che la spesa dei nuclei familiari ha registrato un calo del 3,5%, dovuto a diminuzioni del 10,1% degli acquisti di beni durevoli, del 3,5% per quelli non durevoli e dell’1,1% per gli acquisiti di servizi.   

Già a fine 2011, a Roma, la Caritas spiegava come la povertà stesse aggredendo il ceto medio e facendosi un giretto nei mercati rionali a Testaccio, a Trastevere, a Monteverde, non fosse infrequente incontrare persone “normali”, che per anni erano stati clienti abituali dei banchi di verdura e pesce, avvicinarsi con circospezione alle casse di rifiuti e prendere una mela bacata, un pomodoro marcio o un carciofo avvizzito. Dal macellaio sempre più persone acquistano una fettina di carne e poi chiedono gli scarti per un cane o un gatto che non hanno.

A Rovigo qualche giorno fa un 55enne disoccupato è stato scoperto (e menato, a causa dei rumori molesti: no comment) da un vicino di casa mentre rovistava nel cassonetto dei rifiuti in cerca di cibo. L’uomo ha spiegato di farlo abitualmente perché ha fame. Ecco: a luglio dell’anno prossimo scatterà l’aumento dell’Iva di un punto percentuale, da 21 a 22%, su praticamente tutti i prodotti, scaricando l’aumento dei prezzi sulle tasche già vuote dei cittadini consumatori. In queste poche righe si avvicendano molti numeri che piacciono tanto ai nostri attuali tecno-governanti.

Basterebbe che alzassero la testa dai loro pallottolieri per capire che oltre l’orizzonte dei tanto osannati mercati e dell’onnipresente spread c’è un paese che ha fame: la ex classe media è in enorme difficoltà e quelli che fino a qualche tempo fa si arrangiavano, ma vivevano dignitosamente, invece, sono disperati.

da ilfattoquotidiano.it

venerdì 5 ottobre 2012

De Gennaro e il Pd



di Norma Rangeri

«Sono certo che il prefetto De Gennaro, nel suo nuovo incarico istituzionale, potrà efficacemente portare avanti il suo impegno...», così Massimo D'Alema, l'11 maggio, salutava la nomina a sottosegretario del governo Monti dell'uomo che ai tempi del massacro alla Diaz era il capo della polizia. La stessa persona che nelle motivazioni della Corte di Cassazione interpreta il ruolo del fantasma del palcoscenico, l'ispiratore di una repressione disumana, segnata da efferatezze che ancora oggi si fatica a leggere nei particolari descritti dai giudici. Quel poliziotto d'Italia che non volle fermare le squadracce spinte, invece, a emulare un clima cileno, nel cuore dell'Europa, quando l'Italia berlusconiana sospese la democrazia con il sangue di ragazzi inermi. Lo stesso uomo che la Cassazione ritiene responsabile di aver sollecitato il meccanismo della pura violenza nel tentativo di riscattare l'onore perduto di una polizia che non aveva saputo vigilare sull'ordine pubblico nei giorni del G8.
Il comando di procedere ad arresti indiscriminati avrebbe prevalso sull'obbligo di osservare leggi e diritti.
Il cinismo del responsabile del Copasir appare oggi tanto più imbarazzante di fronte al pesante giudizio pronunciato dall'alta magistratura. E se D'Alema perse allora un'occasione per tacere, tuttavia le sue parole di encomio per De Gennaro si rivelano lo specchio perfetto dell'inverosimile silenzio della politica. La controprova del mutismo colpevole del Pd, il partito che si propone agli italiani come niente di meno che il baluardo della tenuta democratica.
Il segretario del Pd è intensamente impegnato negli affari interni del partito, preso dalle ingarbugliate vicende della campagna elettorale delle primarie. Non ha tempo da perdere, neppure una parola da spendere per sottolineare l'enormità della permanenza in uffici di governo del primo responsabile politico dei fatti di Genova. Il suo silenzio è il segno, un altro, della mancanza di una leadership affidabile, anche solo dal punto di vista della difesa della democrazia.
Tace Bersani e tace Monti, ciascuno testimone dell'ipocrita diatriba tra politici e tecnici. E, silenzio per silenzio, tanto vale tenersi Monti che almeno non si appende sul petto la medaglia di uomo di sinistra.
Solo Paolo Ferrero, solo il radicale Marco Perduca, solo l'allora portavoce del social Forum, Vittorio Agnoletto, hanno chiesto in queste ore le dimissioni di De Gennaro. Poche voci fuori dal coro a cui naturalmente aggiungiamo anche la nostra.
PS: A Bersani e a Monti fa compagnia un terzo silenziatore: il Corriere della Sera. In prima pagina nessuna notizia sulle motivazioni della Cassazione.

Il Manifesto - 04.10.12