venerdì 30 ottobre 2009

Consiglio comunale del 28 ottobre 2009


Una decina gli spettatori presenti.
L'orario inusuale (le 19,00) certo non aiuta la partecipazione!


Le comunicazioni del Sindaco hanno riguardato alcuni appuntamenti di novembre: la celebrazione delle Forze Armate e la convocazione del Consiglio comunale dei ragazzi e i verbali delle sedute precedenti sono stati approvati senza correzioni.
Il secondo punto è stato la revoca delle delibera consiliare n. 45 del 24/06/2009 che aveva istituito la Commissione elettorale comunale. La revoca è stata dovuta in quanto l'Amministrazione comunale aveva eletto tre rappresentanti della maggioranza quando la legge ne prevede solo due!
Il punto numero tre ha riguardato l'adozione del regolamento per l'installazione ed utilizzo di sistemi di videosorveglianza nel territorio comunale. Il punto è stato approvato all'unanimità dopo che il Sindaco ha fornito alcune precisazioni circa i sistemi di protezione e garanzie sul rispetto della privacy che come gruppi di minoranza avevamo richiesto in Commissione.
Il quarto punto concerneva l'alienazione dei diritti ad edificare su area sita in Via Gavone, cioè il piccolo parcheggio posto nella piazzola tra Via N. Sauro e Via Gavone.
Noi ne abbiamo chiesto con forza il ritiro in quanto la proposta di delibera non fissava il prezzo di vendita e non vi era allegata nessuna perizia di stima del valore.
In pratica si voleva far decidere al Consiglio comunale di vendere i diritti edificatori di un'area senza che ne fosse stato fissato il valore!!!
Se anche volessimo tralasciare il fatto che il regolamento del Consiglio prevede che (ovviamente) le delibere debbano contenere tutti gli elementi di valutazione necessari per assumere le decisioni; e se anche volessimo trascurare il fatto che il regolamento comunale per la cessione dei beni immobili (cui anche i diritti edificatori, secondo noi, si possono in qualche modo associare) prevede che da parte del Consiglio comunale venga approvata una perizia di stima, noi ci chiediamo: ma chi deciderebbe di vendere qualcosa senza conoscerne il valore?
Comunque, dopo una lunga discussione, l'Amministrazione ha accettato di rinviare il punto ad altro Consiglio da convocarsi nel più breve tempo possibile, dimostrando almeno in questa occasione, un minimo di apertura alle nostre proposte. Adesso aspettiamo di vedere quale sarà la delibera che sarà portata alla discussione.
Avremmo gradito un po' di supporto da parte dei colleghi degli altri gruppi di minoranza, invece...
Il punto numero cinque ha riguardato l'approvazione del progetto preliminare di riqualificazione dell'ambito TR 2 a vocazione turistico-ricreativa, cioè la zona intorno all'autocross in località Molino-Chiusa.
Abbiamo votato a favore perchè il progetto contiene spunti interessanti riguardo all'utilizzo di materiali ecocompatibili, all'installazione di pannelli solari, al recupero delle acque piovane, ecc. e abbiamo richiesto una particolare attenzione in fase di piasno attuativo vista la particolarità della zona.
Ci siamo espressi a favore anche sul sesto punto riguardante la convenzione con il Comune di Mondolfo per la gestione in forma associata delle funzioni relative al trattamento previdenziale del personale.
Riteniamo infatti, che sia un vantaggio che determinate funzioni vengano espletate in forma associata e svolte da chi ha un'elevata specializzazione.
Abbiamo però fatto notare una certa indeterminatezza del regolamento circa il corrispettivo che il Comune dovrà pagare.
Una maggiore chiarezza sarebbe sicuramente stata di maggior tutela per l'Ente.

AGGIORNAMENTO

Martedì 3 novembre alle 21,00 si è tenuto un Consiglio comunale per discutere il punto rinviato nella seduta precedente, cioè l'alienazione dei diritti ad edificare su un'area sita in Via Gavone.
L'Amministrazione ha accolto le nostre giuste e fondate richieste e la perizia di stima ci è stata consegnata e allegata alla delibera.
Questo ci ha permesso un confronto sia l'Ufficio responsabile sia con professionisti esterni per una valutazione del provvedimento che ci ha portato a votare favorevolmente, a dimostrazione del fatto che quando non si cerca il muro contro muro, anche nella diversità delle posizioni si possono trovare convergenze a favore della cittadinanza.

domenica 11 ottobre 2009

La Piazza c'è, manca l'opposizione politica

di Angelo D'Orsi - Micromega - 6 ottobre 2009

Una notizia buona e una cattiva. La buona, dopo lo scorso fine settimana a Roma e non solo, è che un’opposizione sociale esiste; la cattiva, è che l’opposizione politica non esiste. O se esiste, è afasica, o al massimo balbetta, ciancica, e si disperde in guerricciole interne, o – il che forse è pure peggio – tenta di istituzionalizzarsi. Per esempio, si sta affermando il principio che non si possa criticare il presidente della Repubblica (stiamo per reistituire il delitto di lesa maestà?); e proseguendo: non si può non esprimere devozione al “santo Padre”, anche se non si è credenti, né cattolici; non si può dire che i soldati, vivi o morti, in Iraq o in Afghanistan sono soldati di professione, e che nella loro dimensione professionale è compreso il rischio: essere feriti, rimanere invalidi, trovare la morte, come quegli ultimi poveretti che hanno lasciato la vita in un Paese di cui probabilmente ignoravano anche l’esistenza, prima di andarci, e soprattutto, in una guerra della quale non avevano capito la vera ragione.
Non basta. Questa opposizione, o sedicente tale, sembra, per bocca almeno di un suo esponente ogni giorno, preoccupata di ribadire che “l’antiberlusconismo non paga”, e che non ci si può limitare a fare la battaglia contro il presidente del Consiglio. Come se non fosse sufficientemente chiaro a tutti che è il signor presidente del Consiglio, stretto alle corde dalla sua stessa bulimia di potere, a ingaggiare battaglia contro tutti coloro che ritiene debbano essere iscritti nelle liste di proscrizione stilate dai suoi scudieri. Come se non fosse davanti a noi uno scenario inquietante in cui chi parla di colpo di Stato, di complotti, di congiure, di attentato alla democrazia è lo stesso che medita colpi, trama e cospira, tenta di erodere o destrutturare il sistema democratico. E quel tale ha un nome e un cognome, che i leader delle diverse opposizioni ben conoscono.
Abbiamo, insomma, una “sinistra”, come ha recentissimamente detto Stefano Rodotà, prigioniera della ingegneria istituzionale, che nondimeno sta perdendo di vista la logica costituzionale. Ma possibile che non sia chiaro che una banda di malfattori sta passando sulla cultura democratica – su quel po’ che abbiamo ricuperato dopo il fascismo – come un trattore sulle zolle? Le spiana, il trattore, e poi viene la semina. La semina degli amici degli amici, finalmente al potere, è una semina di odio: l’odio che promana dalle loro facce, dai loro ghigni, dalle loro parole sputate sugli avversari (trasformati in nemici, e ormai sul punto di essere “deumanizzati”) come pallottole; le ingiurie, le minacce, i colpi di mano in Parlamento, le pressioni sui media e sulla magistratura, in un tentativo complessivo di additare metà Paese come costituito da anti-italiani, da “farabutti”, da “gente che non ha mai lavorato”, e così via. E come nel caso della visione complottistica, l’odio che da costoro promana e viene coltivato, è attribuito agli avversari: chi non ricorda i comizi berlusconiani in cui Forza Italia era presentato come il partito dell’amore mentre gli avversari erano additati quali portatori d’odio? “La sinistra ci odia”, o semplicemente, autoreferenzialmente: “La sinistra mi odia”.
Ebbene, premesso che chi semina vento, può raccogliere tempesta, queste verità lampanti non pare siano colte dai rappresentanti delle opposizioni, mentre centinaia di migliaia di quegli “anti-italiani” scendono nelle strade, inventano iniziative le più diverse, si arrampicano sui tetti, fanno cortei, creano e cantano motti, inalberano striscioni fantasiosi, si accalcano nelle piazze, entrano in sciopero, bloccano le strade: dimostrano insomma come vi siano mille modi per opporsi e per ridestare quella parte del Paese che è contro, ma che si rassegna al silenzio o all’attesa inerte. Piazza del Popolo (mai nome apparve più adatto), era un muro gigantesco, quasi impenetrabile, di donne e uomini di ogni età, sabato 3 ottobre, in una Roma inondata di sole, con gran dispetto del mellifluo Emilio Fede, e di quel tanghero di Augusto Minzolini che ha esternato il suo dovere di stipendiato pubblico, ma di dipendente privato, del Premier, con un incredibile “editoriale” che dovrebbe essere trasmesso nelle scuole di giornalismo della Penisola.
E non si tratta di folclore, sia pure “di sinistra”: si tratta di lotta per la sopravvivenza, che a quanto pare sta diventando difficile anche sul piano fisico, come dimostrano i morti di Messina, davanti ai quali il Sindacato Nazionale della Stampa non ha ritenuto opportuno fermare la manifestazione, come aveva fatto due settimane prima per i soldati deceduti in guerra. E del resto non abbiamo sentito dire che quella romana non era una manifestazione contro il governo? E contro chi, allora? Chi se non i gaglioffeschi Brunetta, Sacconi, Scaiola, Maroni…, e gli altri simpatici puffetti e puffette, hanno inveito contro i giornalisti non embedded? Chi ogni giorno mette alla gogna i magistrati (“malati di mente”, Berlusca dixit)?
Chi minaccia con sanzioni di vario genere quanti intendono continuare a “disturbare” la pubblica quiete? Quella quiete di plastica, da Mulino Bianco, ornata di macine alla panna e cioccolata, che il Capo, lui in persona, saltellante da Onna a Giampilieri, sedicente messaggero di felicità, promette con flautate parole che vorrebbero rassicurare ma suonano solo grottesche, e talora, come a Messina, anche irresponsabili: (“poteva andare molto peggio”, ha avuto il fegato di dire a inerti sopravvissuti i cui figlioli o mamme o fratelli giacevano sotto un sudario di fango…). Come dire: il modo ancor m’offende. Contraddicendo molti dei lettori di questo blog, continuo a ritenere che quell’uomo sia sul viale del tramonto. E se l’opposizione politica non sa fare la sua parte, è tempo che quella sociale la scuota, e, in caso di inerzia persistente, sia essa a promuovere nuove forme di azione “in proprio”. Come i ciclostilati del ’68.

domenica 4 ottobre 2009

Consiglio comunale del 30 settembre 2009


Pubblico presente: due persone


Le comunicazioni del Sindaco hanno riguardato la nomina dei Presidenti delle Commissioni consiliari che sono: Patrizia Pellegrini (maggioranza) per la Commissione Statutaria e Regolamentare e Paolo Ristei (maggioranza) per la Commissione Urbanistica.
I verbali della seduta precedente sono stati approvati all'unanimità senza correzioni.
Il terzo punto è stato la comunicazione al Consiglio dei prelievi al fondo di riserva adottati con deliberazioni di Giunta ad integrazione di capitoli che si sono rivelati insufficienti.
Il quarto punto concerneva una variazione di bilancio di previsione 2009 e pluriennale 2009-2011. Su questo punto ci siamo astenuti in quanto, come abbiamo già detto, consideriamo il bilancio un atto di gestione riguardante la maggioranza.
Abbiamo colto l'occasione di far notare che il sito del Comune non funziona a dovere per quanto riguarda la pubblicazione delle deliberazioni di Giunta e di Consiglio e che questa situazione rallenta l'opera di controllo sugli atti dell'Amministrazione.
Il Sindaco ha detto di non essere a conoscenza di questi problemi e ha assicurato che farà provvedere in tempi brevi alla loro risoluzione.
Staremo a vedere...
Il punto successivo ha riguardato la ricognizione sullo stato di attuazione dei programmi e sugli equilibri finanziari.
Nulla è stato detto sullo stato di attuazione dei programmi nè da parte del Sindaco nè da parte degli Assessori competenti.
In compenso, nonostante la precedente deliberazione di variazione al bilancio, con questo atto è stata apportata un'ulteriore variazione al bilancio che ha utilizzato l'avanzo di amministrazione 2008 in quanto sono mancati ben 110.00,00 euro di oneri di urbanizzazione, previsti, ma non realizzati.
Abbiamo fatto notare l'approssimazione della relazione del revisore dei conti che parla di maggiori entrate (sic!) quando è stato usato l'avanzo di amministrazione proprio perchè le entrate sono state minori del previsto....
Inutile dire che anche su questo punto ci siamo astenuti.
Il sesto punto ha riguardato una modifica all'articolo 15 del regolamento edilizio comunale che cambia la composizione e le modalità di nomina della Commissione edilizia. Non abbiamo nulla in contrario alla modifica della composizione della Commissione edilizia, ma abbiamo ritenuto troppo discrezionale la nomina di tutti i componenti fatta dal Sindaco invece che dal Consiglio comunale che viene così espropriato di un'altra competenza, per cui abbiamo votato contro.
Il settimo punto concerneva l'approvazione definitiva di una variante puntuale in località Castel d'Emilio tesa a includere l'ex scuola elementare nel perimetro del centro storico. Su questo punto abbiamo mantenuto il voto di astensione già espresso in fase di adozione per alcune incongruenze esistenti circa il futuro uso dell'edificio scolastico.
L'ottavo punto ha riguardato l'esame delle osservazioni e l'approvazione definitiva alla variante al Piano particolareggiato del centro storico di Castel d'Emilio. Abbiamo votato puntualmente secondo il nostro giudizio sulle osservazioni pervenute e abbiamo mantenuto il voto di astensione espresso in fase di adozione del Piano.
Il punto successivo concerneva l'adozione della variante al Piano particolareggiato del centro storico di Agugliano. Abbiamo riconosciuto l'assoluta necessità di questa variante dato che il Piano esistente risale al 1980 e abbiamo riconosciuto anche l'approfondimento che è stato fatto, ma ci siamo astenuti perchè il poco tempo a disposizione non ci ha permesso di verificare tutto il contenuto del piano.
Il decimo punto è stato l'approvazione definitiva della 2^ variante al piano di lottizzazione della scheda d'ambito IP 9 (Via Vico). Su questo punto ci siamo astenuti perchè contestiamo il metodo delle varianti (in questo caso una variante alla variante) che ha stravolto l'impianto generale del Piano regolatore.
L'undicesimo punto ha riguardato l'approvazione dello schema di convenzione per interventi sulla viabilità in località Castel d'Emilio connessi all'edificazione dell'area 2 dell'ambito I 21 (Incrocio Via delle Mura - Via Morolo). Il nostro voto è stato contrario in quanto, pur convenendo sulla necessità di sistemazione dell'incrocio, non concordiamo sulla soluzione proposta: l'ennesima rotatoria!
Il dodicesimo punto ci ha visto confermare il nostro voto contrario sull'approvazione definitiva al piano di lottizzazione della scheda d'ambito IP 24 (la nuova area in fondo Via San Bernardino).
Il tredicesimo ed ultimo punto ha riguardato l'approvazione definitiva alla variante al piano di lottizzazione della scheda d'ambito IP 11 (ex fornace), sub "B" e sub "d". Come già espresso più volte siamo contrari al nuovo assetto previsto dalla variante al P.R.G. per l'area dell'ex fornace.

Come potete vedere, gran parte dei punti su cui il Consiglio comunale è chiamato ad esprimersi riguarda varianti e variantine.
Nel corso del precedente mandato se ne possono contare circa una sessantina e le premesse non ci sembrano migliori...

giovedì 1 ottobre 2009

Europa, la sinistra smarrita

Paolo Flores d'Arcais - da "Il Fatto Quotidiano" - 29 settembre 2009

Il Partito socialdemocratico tedesco ha subito domenica un vero e proprio tracollo. Commentatori e politici fingono di interrogarsi sul “perché?”, e allargano pensosamente l’orizzonte al declino dei partiti di “sinistra” in atto da tempo nell’intera Europa. Fingono, perché mai spiegazione fu più lapalissiana e sotto gli occhi di tutti. La “sinistra” perde in Europa, puntualmente e sistematicamente, perché da tempo ha smesso di essere di sinistra. Da tempo ha smesso di fare della eguaglianza la sua bandiera, la sua bussola, la sua strategia. E dire che la realtà economica e sociale non fa che offrire alimento ad una battaglia sempre più sacrosanta e doverosa per ogni persona minimamente civile: una generazione fa la distanza, nella stessa azienda, fra il reddito di un operaio e quello del super-manager poteva essere di 1:30, 1:40 (una enormità). Oggi tocca tranquillamente la cifra, esorbitante e mostruosa, di uno a trecento o quattrocento. Ma ci sono casi non rari in cui viene superato il rapporto uno a mille.

La sinistra, intesa come socialdemocrazia, si sta avvitando in un declino rapido e galoppante perché è sempre più indistinguibile dalla destra, questa è l’ovvia verità. E dovendo scegliere tra due destre, una dichiarata coerente e orgogliosa dei suoi “valori”, l’altra titubante e ipocrita, che qui lo dice e qui lo nega, l’elettore reazionario o il mitico “moderato” che sogna un futuro di privilegio, sceglierà ovviamente la prima, mentre l’elettore democratico finirà per restare a casa – dopo due o tre “ultime volte” in cui ha volenterosamente votato tappandosi il naso. Eppure i commenti di tutti i dirigenti del Partito democratico ai risultati delle elezioni tedesche non fanno che ripetere la giaculatoria d’ordinanza: attenti a non ascoltare le sirene estremiste (sarebbe Lafontaine!), non dobbiamo rinunciare alla “cultura di governo”, l’unica anzi che alla lunga ci farà vincere (“nel lungo periodo saremo tutti morti” ammoniva il grande Keynes. Anche lui estremista, evidentemente).

Giaculatoria masochista, con la quale la “sinistra” non vincerà mai più, ma giaculatoria obbligata, perché ammanta di nobiltà (“cultura di governo”) la realtà mediocre e spesso sordida di una nomenklatura (nazionale e locale) totalmente succube dell’establishment e pronta a difenderne gli interessi, garantirne i privilegi e financo soddisfarne i capricci – e soprattutto le illegalità - anziché riequilibrare radicalmente redditi e potere a vantaggio dei meno abbienti.
Perché non è affatto vero che in Europa la sinistra sia sconfitta, e non è stato vero neppure in Germania domenica scorsa. I voti di Spd, Die Linke, Verdi e “Pirati” equivalgono e forse superano la somma dei suffragi cristiano-democratici e liberali. L’elettorato per un’alternativa alla signora Merkel ci sarebbe, insomma. E in Francia è bastato che Dany Cohn-Bendit inventasse un nuovo e credibile partito ecologista per ottenere alle europee un risultato equivalente a quello del declinante Partito socialista.

Perché dunque i partiti socialdemocratici perseverano nella politica diabolica che li sta portando all’estinzione, anziché mettersi a disposizione delle istanze di “giustizia e libertà” che percorrono massicciamente le società civili della vecchia Europa? Perché non colgono l’occasione di una crisi drammatica, colpevolmente prodotta dai padroni della finanza e governi complici, per guidare le masse nell’imporre all’avidità sfrenata e inefficiente delle classi dirigenti un sacrosanto redde rationem?

Perché hanno smesso da tempo di “rappresentare” forze popolari, e istanze di critica ai privilegi (sempre più smisurati) e all’establishment. Perché di quell’establishment sono parte integrante, benché subalterna, perché aspirano solo a partecipare alla torta di quei privilegi, anziché a sostituirvi un agape più fraterno. Perché sono casta, partitocrazia autoreferenziale, e di conseguenza strutturalmente incapaci di indicare nei nemici dell’eguaglianza i propri nemici. Ma senza indicarli, senza proporre misure che colpiscano i finanzieri della speculazione, e gli imprenditori che “delocalizzano” (cioè licenziano in patria per iper-sfruttare con profitti iperbolici nei paesi più poveri), e il dilagare dell’intreccio corruttivo-politico-criminale (le mafie ormai impazzano, dagli Urali alla penisola iberica), senza rilanciare il welfare tassando i più ricchi, la socialdemocrazia non solo non fa più politica ma è ormai morta.

Si tratta di seppellirla al più presto nella consapevolezza degli elettori, perché lo zombie di quella che fu una sinistra è oggi l’ostacolo maggiore alla nascita di nuove organizzazioni di “giustizia e libertà”.
Tentare di riformare le socialdemocrazie è una perdita di tempo. Cercare di “superarle” in una sintesi con pulsioni e illusioni “centriste” è ancora peggio, una dissipazione di energie democratiche e di passione civile. Le lezione ripetuta e convergente che da anni viene dalle urne elettorali in Europa dice invece che è maturo il momento per dare al bricolage politico dei movimenti di opinione una forma organizzativa, autonoma dai partiti, capace di non riprodurne i difetti e le derive di omologazione. Tanto più in Italia, dove sponde ecologiste o alla “die Linke” sono state cancellate definitivamente dalla corriva nullità dei gruppi dirigenti.