domenica 8 luglio 2007

Il bene comune

Inizio con una frase di Platone:
«E' difficile innanzitutto sapere che è necessario per un'autentica arte politica prendersi cura non dell'interesse privato, ma di quello pubblico - infatti l'interesse comune lega insieme le città, quello privato le dilania - e capire che l'interesse comune, se è ben stabilito, è utile tanto all'interesse comune quanto a quello privato, ad ambedue in sostanza, molto più di quello privato».

Quanti di tutti quelli che ci amministrano (a qualunque livello) conoscono e, soprattutto praticano questo concetto?
Faccio un paio di esempi legati all'amministrazione spicciola, quella che ci riguarda da vicino, quella che ci governa tutti i giorni, non quella che arriva da distante.
Il primo.
Un Comune elabora un Piano Regolare Generale che, ovviamente, segue una propria filosofia urbanistica, che può essere condivisa o meno, ma che è la sua, quella sulla quale è stato costruito, quella sulla quale vive e sulla quale è stato progettato l'assetto del territorio che va a disciplinare.
Se la concezione cambia (o cambia l'Amministrazione di quel Comune), sarebbe più corretto cambiare la visione d'insieme, il progetto complessivo o operare per tante piccole varianti che rispondono a interessi, certamente legittimi, ma particolari?
Il secondo mi viene ispirato da un interessante forum che si sviluppa questi giorni sul sito di un amico.
Se si fanno delle assemblee pubbliche, iniziativa certamente lodevole dal punto di vista dell'ascolto delle istanze dei cittadini e di partecipazione alla vita pubblica, che valore devono avere le richieste particolari che possono arrivare?
Essere considerate una sorta di "lista della spesa", magari per ragrannellare qualche voto (in campagna elettorale si ricorderà che è ora di pagare il conto) o essere mediate con l'interesse di tutti gli altri che all'assemblea, per i motivi più svariati, non c'erano?
Faccio un esempio: se uno solo chiede di togliere una siepe, la siepe si taglia subito o prima si chiede a tutti quelli che vivono in quella via se la siepe sia effettivamente da tagliare?

4 commenti:

Associazione ImperiaParla! ha detto...

Le amministrazioni cambiano, i PRG rimangono, almeno dalle mie parti. In fondo tutte le sconcezze che sta facendo il centrodestra derivano da buona parte del PRG varato dal centrosinistra. Strano, ma vero.
Sono passato a salutarti. Tieni duro eh!
Ciao.

maurob ha detto...

Presumo che prima di tutto un politico deve avere ben chiaro il buon senso comune.
ovvero quello che una persona attuerebbe nella normalità a casa propria.
ovvero decisioni scontate ma di sicuro interesse pubblico.
la costituzione in se una serie di leggi che alcuni ritengono geniali, io le considero di buon senso.
Nel caso del piano regolatore secondo me va gestito in maniera diversa secondo la necessità che richiedono le idee.
Ovvero un nuovo parito che entra, farà di norma bene a cambiare per livelli il piano regolatore e non stravolgerlo in pochi giorni, certamente meglio attuare piccoli provvedimenti graduali e mirati.
Per le richieste particolari individuali direi che dovremmo partire dal fatto che i cittadini sono i datori di lavoro dei politici e se un esigenza particolare ha senso di esistere e non cozza contro interessi di altri cittadini o del bene pubblico direi che andrebbero accolte sempre.
Per riprendere l'esempio della siepe, prima di tagliarla sarebbe utile sapere se questa ha interesse pubblico, se ha altri interessi privati, se nella logica delle cose ha senso che venga tagliata, dopo avere fatto queste deduzioni, a volte direi quasi automatiche si decide se procedere al taglio.

Franca ha detto...

Per Ed - Tu hai ragione, però capita anche che un buon Piano venga stravolto a forza di piccole varianti particolari che servono solo a chi le richiede

Per Maurob - Ci sono molti modi di stravolgere un Piano Regolatore. Quello che ho illustrato io è il più subdolo perchè si cambia molto facendo finta di cambiare poco. Apprezzerei di più un'Amministrazione che, pensandola diversamente dalla precedente, facesse una variante generale o addirittura un nuovo Piano.

guccia ha detto...

Grosso problema quello dei PRG in Italia, il nostro bel paese è stato troppo spesso deturpato proprio da quelli che Platone chiama interessi privati. Sarebbe bene che gli amministratori pensassero realmente al bene del paese visto che, troppo spesso, le varianti sono dettate solo da una mafiosa compravendita di voti.