venerdì 7 dicembre 2007

Ho un sogno

Raccolgo volentieri l’invito di Duccio di fare un post contro il razzismo.
Oggi il tempo mi è tiranno, ma ieri su “Liberazione” ho letto un bel pezzo di Piero Sansonetti che mi è piaciuto molto per cui ne pubblico una parte.

«Ho un sogno: che un giorno questa nazione si sollevi e viva pienamente il vero significato del suo credo: che tutti gli uomini sono stati creati uguali...»
«Ho un sogno, che un giorno, sulle rosse colline della Georgia, i figli degli antichi schiavi e i figli degli antichi proprietari di schiavi riusciranno a sedersi insieme al tavolo della fratellanza...»
«Ho un sogno oggi! Ho un sogno, che un giorno, giù in Alabama, con i suoi razzisti immorali, con il suo governatore le cui labbra gocciolano delle parole "interposizione" e "annientamento" - un giorno proprio là in Alabama bambini neri e bambine nere possano prendersi per mano con bambini bianchi e bambine bianche come sorelle e fratelli...»
«Ho un sogno oggi! Ho un sogno, che un giorno ogni valle sia colmata, e ogni monte e colle siano abbassati, i luoghi tortuosi vengano resi piani e i luoghi curvi raddrizzati. Allora la gloria del Signore sarà rivelata ed ogni carne la vedrà...».
Le avete riconosciute, vero, queste righe? Lo sapete chi le ha scritte, e le ha urlate in una piazza di Washington più di quaranta anni fa? E' stato un pastore battista americano, nero, geniale, mite e forte, incrollabile, dialogante e testardo, che i fascisti americani, razzisti e reazionari, uccisero a fucilate in una mattina di aprile del 1968. Lo sapete che si chiamava Martin Luther King jr, e che è stato il padre della non violenza moderna e uno dei leader della lotta di massa degli afro-americani. Provate a sostituire - in quel discorso da brividi - alla parola nero la parola rom, o la parola straniero, o migrante, o extracomunitario; pensate per un attimo, invece che al governatore dell'Alabama - il feroce George Wallace - a un governatore di qualche regione italiana o sindaco o roba del genere, provate a immaginare che le parole «colline», e «luoghi curvi e tortuosi», si possano sostituire con la parola «confine di stato» - o di razza, o di popolo - perché è esattamente in quel senso che il dottor King adoperava quelle metafore. E poi ditemi se il sogno di King ha ancora un senso, se riguarda anche noi, se riguarda l'Italia del 2007 e le sue istituzioni.
… è difficile non fremere di rabbia di fronte a quello che sta avvenendo in questo paese: cioè alla freddezza cinica con la quale sono stati mandati al macero i principi fondamentali della civiltà (quel sogno di King: la consapevolezza che gli esseri umani sono tutti uguali, cioè sono fatti della stessa carne e anima ed hanno gli stessi diritti) per calcoli elettorali, per piccole manovre che stanno dentro un gioco che consiste nella conquista (o nella speranza di conquista) di qualche pezzo di opinione pubblica e di elettorato conservatori e xenofobi.

Appello:
Sostieni la campagna per la chiusura dei centri di permanenza temporanea (CTP) in Europa: firma la petizione

28 commenti:

Tanuccio ha detto...

Io ho una certezza che le nuove generazioni essendo cresciute in una società multiculturale, gli sarà più facile accettare il "diverso"...

Giovanna Alborino ha detto...

mi ricordo che quando andavo alle medie il tema ricorrente a scuola era "il razzismo", anche nel nostro linguaggio veniva nominata sovente, la parola razzista, ma proprio qualche settimana fa' parlavo con mio marito di quanto sia gia' cambiata rispetto a prima l'uso di questa parola...forse da quando il nostro paese ha permesso l'entrata di nuove "razze" ?!
i nostri amici, sono stranieri, neri, e' non c'e' piu' tanta discriminazione come una volta...
ora o sono io a non notarla o dentro di me e' cambiato qualcosa.
un caro saluto
gio

Anonimo ha detto...

Quanto ottimismo nei tuoi commentatori...
Scusate ma per me resta un sogno, proprio negli Stati Uniti é da generazioni che convivono bianchi, neri, ispanici e chi piú ne ha piú ne metta, ma se credete che questo abbia risolto il problema razzista siete lontani dal vero. Chiedere ad un qualunque messicano per conferme, oppure guardare le foto del muro sulla frontiera tra Messico e USA.
Credere di aver risolto il problema fa sí che non si torni ad affrontare, invece bisogna tenere alta la guardia. Scusate la lunghezza.

Maurizio Maestri ha detto...

E' un tema che non tramonta mai. Specialmente ora con il rifacciarsi di nuovi estremismi che vanno a ripescare in un passato cupo. Sembra quasi che sia una "valvola di sfogo" della repressione e della sfiducia generale. O più in generale un fenomeno di disperata ed inestirpabile ignoranza.

Anonimo ha detto...

comemnto controcorrente: siamo sicuri che una apertura generalizzata, una cancellazione delle frontiere fisiche, sia un bene per i migranti e per permettere una futura integrazione? sarò banale, ma continuo a pensare che la vitrù stia nel mezzo

DS ha detto...

ogni tanto, quando leggo o sento certe parole, stupende e piene di umanità, fratellanza, tolleranza, anziché essere felice mi viene addosso una tristezza. Forse perchè, in realtà, non credo che una società così, ovunque e non solo in italia, possa mai realizzarla.
a presto franca,
tommi

venerdì, 07 d

Anonimo ha detto...

Mi unisco ai tuoi bellissimi sogni... Grazie Franca, è bello sentirisi uniti. Anch'io ho adrito. Giulia

ArabaFenice ha detto...

il sogno di Martin Luther King è più che condivisibile. Ma è una cosa è il razzismo, una cosa è porre delle regole che TUTTI devono rispettare. Ogni popolo è sovrano ed è libero di decidere, in base alla disponibilità delle proprie risorse e capacità di assorbimento, quali limiti porre all'immigrazione, soprattutto se incominciano a porsi problemi di sicurezza. Altrimenti la xenofobia (=paura del diverso) è fisiologica in una popolazione che subisce violenza. Condivido il commento di raser. Ci vuole equilibrio e questo equilibrio avrà effetti positivi sia sulla fiducia e solidarietà della popolazione autoctona che sulla possibilità degli immigrati di integrarsi perfettamente nel lavoro e nel sociale in generale.
Da questo discorso sono esclusi coloro che non vogliono integrarsi e la cui cifra della cultura è l'ignobile sfruttamento dei bambini.

Anonimo ha detto...

Equilibrio, rispetto reciproco.

Sono vicino a quanto dice Raser. Niente razzismo, giustizia ed equità per tutti senza distinzione alcuna ma anche porre dei paletti per evitare di raccogliere ed accogliere non tutti ma di tutto.

Poi Franca, sulle affermazioni di principio mi trovi d'accordo; integrarsi è un processo che sarà presto ineluttabile (anzi forse lo è già) ma non a costo di pace ed equilibrio sociale.

BC. Bruno Carioli ha detto...

Una utopia che mi è tanto cara: un mondo di eguali, senza confini.
Un saluto.
Bruno

Chit ha detto...

E' un concetto talmente lontano dal mio modo di pensare che ha l'unico effetto di farmi star male quando "lo incontro". Un po' come la violenza sui bambini o sulle donne.
Credo sarà uno dei grandi 'perchè' che mi porterò nelle prossime vite, perchè, quella che dovrebbe essere l'elementare regola dell'uomo (l'accettazione del divero) diventi sempre più una chimera lontana, boh?!...

Un abbraccio

flo ha detto...

E' difficile sradicare un pregiudizio che nasce dall'ignoranza, non basta convivere bisognerebbe imparare a rispettare e conoscere culture diverse dalla propria ed accettarle come un arricchimento...

kabalino ha detto...

e l'altro mio sogno è che tutti gli uomini si rendano degni di essere considerati tali, ovvero Uomini.

Anonimo ha detto...

Un sogno bellissimo che è anche il mio sogno, la mia utopia... quell'orizzonte che non forse raggiungeremo mai ma che ci stimola a camminare.
Un abbraccio.

mietta ha detto...

Quando i nostri emigravano per trovare lavoro all'estero, rispettavano cultura ed usanze dei Paesi stranieri; così dovrebbero fare quelli che vengono in Italia:conoscere la nostra lingua, adeguarsi alle nostre abitudini e non volere imporre la propria cultura! Ci sarebbe accettazione reciproca!
Invece arrivano qua e pretendono tutto subito e gratis:visite , esami, analisi,precedenza nelle liste degli asili-nido e scuole materne...mentre noi, dopo 40 anni di duro lavoro e dopo aver pagato i contributi, non abbiamo nulla di gratuito!

Anonimo ha detto...

molto bello il tuo post
io ho parlato invece dei pensieri dei miei alunni così diversi da quelli di Bossi
se i politici comunicassero di più con i giovani sicuramente non direbbero certe farneticanti stupidate ....da far accaponare la pelle !!!

Franca ha detto...

@ ma.ni.
Non credo che sia ottimismo: è un sogno che deve concretizzarsi, una speranza che un altro mondo è possibile.
Un mondo in cui alla fine ci considereremo per quello che siamo: non più italiani, americani, africani, rumeni, ma soltanto uomini.
Accomunati dalla stessa aspirazione : il raggiungimento della felicità, nel senso filosofico del termine

@ m.a.
"conoscere la nostra lingua, adeguarsi alle nostre abitudini e non volere imporre la propria cultura! Ci sarebbe accettazione reciproca!"
Questa non è accettazione reciproca, questo è assorbimento.
A parte le "Little Italy" che così bene ci mostrano tanti film, gli italiani all'estero ancora oggi lottano per mantenere la nostra cultura, addirittura a livello regionale.
Hai presente quante associazioni di italiani all'estero ci sono?
La mia Regione, le Marche, ogni anno festeggia la Giornata del Marchigiano all'estero proprio in sinergia con queste associazioni.
Il rispetto per essere tale deve essere reciproco.
Scusami, ma i tuoi mi sembrano i soliti luoghi comuni di chi il problema non vuole affrontarlo seriamente

Anonimo ha detto...

Non ci credo molto negli sogni.
Il rassismo ci sarà sempre.
Perché nasce dalla incapacità della politica.

Miglior esempio: l'ex-DDR, frustrati senza lavoro, hanno ricevuto cosi tanti soldi come nessun paese in questo mondo per potersi ricostruire (3 billioni!!!! di marchi - sono circa 6 billioni di Euro!) e non l'hanno fatto. perchè? Perché senza aver il supporto politico non sappevano fare. Ora per la propria incapacità sono frustrati. I giovani e flessibili se ne vanno chi rimane sono coloro che danno la colpa del proprio destino a chi è "diverso", ergo straniero o "associale" (omosessuale per esempio). Il rassismo li è nato in questo modo cosi estremo proprio per decisioni sbagliate fatte dalla politica.

Questo uno dei tanti esempi.

Io stessa ho subito attacchi di rassismo, perchè sono italiana all'estero.
Come ha scritto Fabrizio nel suo ultimo articolo: per capire e comprendere meglio certe cose si devono viverle. Perché spesso rassista diventa chi non ha mai subito forme di questo tipo.

un saluto.

Lune

ps: hai ricevuto la mia e-mail?

sclabirinto.wordpress.com

zefirina ha detto...

i have a dream

continuo a battermi e a insegnare ai figli la tolleranza, il rispetto per l'altro, chiunque esso sia ma non sono così ottimista, perchè chi è diverso da noi ci fa paura, e non siamo disposti a metterci nei suoi panni

invece di essere curiosi, di capire, ci si nasconde dietro ai pregiudizi

DS ha detto...

ciao franca, visto i continui e bellissimo scambi di opinione, che ne dici di consolidarli con uno scambio link?
fammi sapere.
tommi

Giovanna Alborino ha detto...

buongiorno:-)

Anonimo ha detto...

Cosa c'entra l'accostamento del discorso di M. Luther King con il fascismo americano? Fascismo americano? Cosa significa? Qualunque shifezza è fascismo per te e per il direttore di Liberazione? Perchè dalle vostre parti solo idilli di pace e tolleranza? Ma veramente pensi che si possa credere a falsità tanto grosse. Hai liquidato m.a come una povera mentecatta, guarda che all'estero sono tutti "gelosi" delle proprie tradizioni.Svenderle al primo offerente è da anni l'incredibile invito che la sinistra fà a tutti.
Vogliamo contarci? Vogliamo vedere quanti sono i mentecatti come me e m.a? Ti piace così tanto l'idea del diritto di famiglia che, per esempio, hanno i paesi islamici? Tu metti insieme; anzi lo fa Piero Sansonetti, l'altezza morale di un uomo come M.L.King con il desiderio di cancellare tutto ciò che è stata la mia Patria per me, i miei genitori, i miei nonni e i loro antenati; la mia storia, la mia lingua, il sangue versato e la croce messa sopra le tombe, le idee, la cultura, l'aria insomma che mi fa ancora sentire italiano. A te potrà non fregare niente, tu fai in fretta:io sono uno stronzo fascista quindi la mia opinione è palesemente volgare e capziosa. Contiamoci, vediamo quanti la pensano come Sansonetti (e te?)nel mentre le altre etnie, le altre religioni, le altre culture si fregano le mani dalla gioia davanti al nostro suicidio progressivo.

Franca ha detto...

@ Anonimo:
Premesso che io non ho liquidato nè offeso nessuno, ma ho semplicemente espresso una mia sensazione, così come l'ho avuta, probabilmente con tutti i limiti che questo strumento pone, non so davvero a cosa ti riferisci nel tuo commento.
E' ovvio che tutti siamo gelosi delle nostre tradizioni; chi l'ha messo in dubbio? Chi parla di svenderle?
Io ho affermato esattamente il contrario. Ho evidenziato quanto ci tengono le Associazioni di italiani all'estero a mantenere la propria cultura.
Ritengo, però, che la stessa possibilità debba essere data a chi viene da noi. Oppure è un privilegio che rivendichiamo solo per noi?
Per quanto riguarda il diritto di famiglia, ha presente qual'era la situazione della donna in alcune regioni della civilissima Italia fino a non molti anni fa?
Hai presente le statistiche sulla violenza contro le donne in Italia? Il 67% dei reati denunciati avviene all'interno della famiglia!
Non tirare in ballo la condizione della donna per tentare di dimostrare quanto gli altri siano inferiori rispetto a noi.
Io non ho bisogno di fare la conta su niente. Ho aperto questo spazio per poter dire la mia su ciò che mi interessa. Mi pare che questo possa dar molto fastidio...

Per favore, questo vale per tutti, se volete un con confronto, firmatevi in qualche modo, anche con uno pseudonimo.
Non mi piace rivolgermi a qualcuno chiamandolo "anonimo"

Anonimo ha detto...

IO mi chiamo Vincenzo, tu Franca; sei marchigiana io invece siciliano. Adesso l'anonimato è finito, puoi confrontarti, e se lo desideri, mandarmi a quel paese dandomi un nome e un'età: ho 55 anni.
Sì ritengo che la possibilità di mantenere le proprie consuetudini fuori dal proprio paese sia esattamente un privilegio: esso va concesso a chi lo merita e solo nel caso in cui il privilegio in questione non sia in rotta di collisione con le leggi(non solo le consuetudini) del paese ospitante. In parole povere a casa mia si fà come dico io altrimenti aria.
A me non va di "difendere" m. a. perchè sono fatti suoi, uso il suo intervento perchè lì hai risposto affermando che volere il rispetto e l'adeguamento ai nostri principi significherebbe "assorbimento". Appunto! Non ho capito gli stranieri vengono da noi e noi ci poniamo il problema di non farli assorbire? Che razza di logica è questa? In quale altro paese del mondo si verifica tale miracolo al contrario? Poi aggiungi che il rispetto per essere tale deve essere reciproco! In soldoni ciò deve essere letto come: entrate in Italia da noi siete liberi di fare ciò che più vi agggrada e se il vostro comportamento si discostasse troppo dalle nostre leggi e abitudini niente paura...saremo noi a cambiare le nostre regole per evitare di disgustarvi! Io, ripeto , vorrei sapere anche da altri che passano sul tuo blog se questo assioma è gradito a larga maggioranza. Oppure qui da te c'è unaoluta e sospetta identità di vedute, per cui il confronto....
Infine dici a m.a. che la sua idea è frutto di luoghi comuni tipici di chi non vuole affrontare il problema seriamente. Stavolta se la sbriga m.a perchè io mi sono rotto le scatole.
Secondo te io non conosco la situazione femminile in Italia e nel sud in particolare? Nell'Italia del nord non si può paragonare nemmeno per scherzo a quella vigente nell'islam, neanche a voler fare dei luoghi comuni da sinistra spinta. Pensaci, per favore. Al sud la situazione è stata ed è diversa, anche se non assimilabile a quella dei paesi arabi; in ogni caso la donna meridionale ha lottato e lotta per una condizione di vera pari dignità. L'islam è il medioevo da cui siamo partiti, tornarci ? No grazie.
La violenza al femminile e la tua statistica? Le conosco e non capisco dove tu voglia andare a parare: se ci sono padri padrone violenti e arroganti e italiani non vedo il bisogno di rinforzarnre le fila. Ma proprio a te che sei una compagna di quelle toste deve dire certe cose?
Per finire tu non hai bisogno di far la conta su niente dici? Accidenti che sicumera Franca. E il confronto? SE tu non vuoi fare la conta io tiro in ballo ciò che voglio.
La libertà di scrivere e pensare cose molto diverse dalle mie è sacrosanta, non sarò certo io a limitartela; scusami se son stato prolisso, mi hai fatto innervosire ma mi piaci. Ciao Vincenzo Florio.

Franca ha detto...

@ Vincenzo:
Molto meglio chiamarci per nome, non trovi?
Alcune considerazioni:
1) Confronto.
Come vedi lo stiamo facendo. Finchè è civile pur nella distanza delle posizioni, ben venga. Non ho mai cancellato commenti.
2) Rispetto.
Premesso che il rispetto delle leggi è un obbligo per chiunque, io sono disponibile a dare ad un altro lo stesso livello di rispetto che vorrei per me stessa. Non pretendo mica che tutti la debbano pensare così, ma questa è la mia posizione.
3) Condizione femminile.
Non ho detto che non la conosci; ti ho chiesto se la conosci e la domanda era provocatoria, come provocatorio era il tuo esempio.
Stavamo parlando di immigrati e per dimostrare quanto siano "cattivi" ogni volta che se ne parla con una donna viene tirata fuori la condizione della donna nel mondo arabo. Lo trovo strumentale.
Nella civilissima Italia le donne sono ancora costrette a manifestare contro la violenza. Io non giustifico la situazione nel mondo arabo; dico solo che prima dobbiamo pensare a quello che succede a casa nostra. E così come è avvenuto da noi, le cose anche da loro cambieranno; hanno bisogno dei loro tempi. La democrazia e la civiltà non si esportano con la guerra.
4) Conta.
Ripeto: non ho bisogno di nessuna conta: anche se fossi sola contro centomila il mio atteggiamento non cambierebbe.
Su questo mio spazio io riporto la mia posizione. Chiaramente tu sei libero di pensarla come ti pare
Ciao. Franca

Unknown ha detto...

E' molto bello e condivido in pieno la tua emozione ed i tuoi pensieri.

zefirina ha detto...

o vorrei sapere perchè a certa gente gli salta subito la mosca al naso, ma che fanno i polemici per mestiere???
vincenzo scusa ma sarà che a me i toni aggressivi innervosiscono, in fondo tu sei un ospite in casa di franca e giustamente lei ha tutti i diritti di esprimere il suo pensiero e tu di non condividerlo

Io naturalmente mi trovo più in sintonia con lei

Anonimo ha detto...

Il problema dell'immigrazione e come debba essere governato è un problema che va affrontato non solo in Italia. A questo problema però è agganciato un altro: come fare in modo che non ci sia gente disperata che scappa dalla propria terra.
Un altro problema è la delinquenza che è trasversale e che a volte coinvolge chi è più disagiato. Gli italiani all'estero non hanno tutti rispettao le regole: hanno esportato la mafia, perchè dimenticarlo? Ma c'erano tanti e tanti italiani onesti che venivano discriminati per colpa di pochi...
Detto questo "il razzismo" gli atteggiamenti razzisti, non sono mai, dico mai da giutificare... Questo deve essere un atteggiamento chiaro, se volgiamo chiamarci ancora un paese democratico... Giulia