lunedì 16 febbraio 2009

L'Italia oggi

Io mi vergogno, ma sono anche orgoglioso

di Marco Sferini - su Lanterne rosse.it del 02/02/2009

Io mi vergogno. Mi vergogno di un Paese dove alle quattro del mattino un immigrato indiano viene picchiato mentre dorme nell'atrio di una stazione. Picchiato e cosparso di benzina, arso vivo.
Io mi vergogno. Mi vergogno di un Paese dove un ispettore, un uomo che dovrebbe essere "tutto d'un pezzo", visto che gli stanno sui coglioni i suoi vicini di casa senegalesi, ne prende a fucilate uno, con un colpo gli recide l'arteria femorale e lo uccide.
Io mi vergogno. Mi vergogno di un Paese che protesta contro i CPT a Lampedusa e che, però, nutre anche l'intento di veder cacciare a calci i migranti che sono arrivati con le carrette del mare, in mezzo ai cadaveri dei loro amici travolti dalle gelide onde del Mediterraneo.
Io mi vergogno. Mi vergogno di un Paese che ha relazioni stabili, diplomatiche e un concordato con lo Stato della Città del Vaticano che fa rientrare nelle sue fila i tradizionalisti lefebvriani sostenitori - a più voci - del negazionismo storico sull'Olocausto, sostenendo l'azione "disinfettante" delle camere a gas e la sostenibile "bontà" degli orrori hitleriani.
Io mi vergogno. Mi vergogno di un Paese dove Cisl e Uil rompono l'unità sindacale e firmano l'intesa con governo e padroni per sostenere le esigenze profittuali di questi ultimi e attaccare ancora una volta il movimento dei lavoratori aiutando la decurtazione dei loro salari.
Io mi vergogno. Mi vergogno di chi si fa chiamare "opposizione" e poi concerta con la maggioranza di centrodestra la riforma federalista voluta dalla Lega, sostiene il riordino del sistema informativo e televisivo a piacimento del Cavaliere nero di Arcore scambiando il tutto con uno sbarramento al 4% alle elezioni europee per farla finita una volta per tutte con le sinistre e i comunisti.
Io mi vergogno per tutto questo, ma anche per molto altro ancora.
Ma: io sono orgoglioso di questo Paese, della sua gente, quando per le vie delle città sfilano i cortei di solidarietà con i palestinesi di Gaza, dove insieme sfilano italiani e stranieri, dove per un attimo nessuno si sente diverso dall'altro che ha accanto, dove le parole di un unico coro scacciano i razzismi quotidiani, gli odi di ogni stretto cortile razzista, di ogni campanile dal suono autoctono ed escludente.
Io sono orgoglioso di questo Paese quando si ricorda delle leggi razziali promulgate dalla monarchia sabauda e dal fascismo, quando sa distinguere nella sua storia gli errori del passato per non ripeterli in un presente sin troppo segnato da confini etnici, da steccati di paure, da muri di allarmismo sociali eretti per costruire un argine di ignoranza alla critica sociale, alla libertà di analisi così ben soppiantata dai programmi televisivi e dalle lobotomizzazioni catodiche.
Io sono orgoglioso di questo Paese quando la Cgil si chiama fuori dall'accordo separato, da una vera e propria truffa per le già misere vite dei lavoratori e delle lavoratrici.
Io sono orgoglioso quando noi comunisti scegliamo di sostenerla e di preparare un grande sciopero generale il 13 Febbraio prossimo.
Io sono orgoglioso di questo Paese quando l'opposizione che in Parlamento non c'è si fa sentire in queste ore sui giornali, nelle tv, su tutti i piccoli e grandi canali di Internet per contrastare un vero e proprio colpo di Stato messo in essere da Veltroni, Berlusconi, Di Pietro e Casini: cercare di escludere tutte le forze politiche "minori" dal Parlamento europeo, prima fra tutte Rifondazione Comunista che, ad oggi, ha ancora cinque rappresentanti a Strasburgo.
Ogni giorno, purtroppo, ci sono tantissimi motivi che ci potrebbero portare ad una elevata soglia di pessimismo, di scoramento e di lontananza dalla politica e dagli "affari sociali".
Io credo che non ci sia affatto permesso questo lusso, lasciando che altri si occupino per noi della cosa pubblica. Non è nel nostro stile, nella nostra programmazione ideale e, soprattutto, nella nostra fattualità essere degli attendisti.
Il nostro impegno deve essere quello che nasce da un orgoglio: dall'antirazzismo sino alle lotte operaie e di tutti i lavoratori per demoralizzare i tentativi di depotenziamento delle garanzie salariali, di quelle pensionistiche e di tutto quanto rientra nell'alveo dei diritti sociali.
La nostra singola battaglia politica non è mai qualcosa che può essere separato dal tutto: vive, cresce e si sviluppa proprio perché a precederla e a seguirla c'è sempre un'altra lotta, un motivo per non far venire meno l'impegno dei comunisti e delle comuniste di questa Italia balzana, clericale, fascistoide e profondamente xenofoba che guarda e non commenta gli uomini che prendono fuoco nelle stazioni, mentre all'addiaccio dormono di fortuna sotto dei cartoni o nelle cabine di attesa degli autobus.
Il momento delle analisi non è finito, ma è finito il momento dell'elaborazione del lutto elettorale, così come è finito il conteggio delle colpe, l'attribuzione responsabilistica dei danni.
Per battere il veltrusconismo escludente, per fermare il razzismo dilagante, per sostenere la Cgil e i sindacati di base nella lotta per i contratti noi tutti siamo utili.
Nessuno di noi può dichiararsi marginale, non necessario.
Paradossalmente, la nostra condizione forzatamente extraparlamentare ci da oggi un vantaggio in più: quello di dovere obbligatoriamente essere nelle piazze, nei luoghi di lavoro, di studio, di socializzazione, fuori dai palazzi delle istituzioni, ma comunque dentro la democrazia. Una democrazia non rappresentativa, ma che parte da sinistra, da una sinistra comunista e dal basso delle istanze, dai più peregrini e ignorati bisogni dei più deboli, degli strati meno tutelati di questa società capitalistica.
E questa originalità della lotta politica, pur trovandosi a vivere nella disperazione di un momento storico e politico che marginalizza la solidarietà, l'uguaglianza e la fraternità come cardini di una vita normale e giusta, diventa per ognuno di noi il terreno su cui riprovare a costruire l'egemonia culturale, politica e sociale della sinistra, dei comunisti.
Oggi più di ieri vale l'antico detto di Rosa Luxemburg:
"Socialismo o barbarie".

17 commenti:

Lara ha detto...

Purtroppo Franca io sono rimasta ancora alla fase del "Io mi vergogno" con qualche raro sprazzo di orgoglio.
Ma sono d'accordissimo con queste parole :

"Nessuno di noi può dichiararsi marginale, non necessario."

Ciao.

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Civiltà o Barbarie no? Credo che molto di questo schifo a cui assistiamo sparirebbe se solo applicassimo la legge e ci fosse la volontà di essere onesti; e questo prescinde da ogni ideale politico. L'essere onesti è una qualità morale prima ancora che politica.

Intanto in Parlamento vige il "caos organizzato" teso a confondere chi sta fuori ed approvare quello che vogliono...

Punzy ha detto...

cerco, ogni giorno, un motivo per avere un sussulto di orgoglio..non ne trovo..

Saretta ha detto...

dıpende daı gıornı.
ma la nostra bella ıtalıa cı da davvero del fıloda torcere con ı gıornı "ıo mı vergogno..."
credo ın un futuro mıglıore.

Anonimo ha detto...

C si sente un po' mezzi e mezzi...Mi hai fatto venire in mente questa frase (detta da Manfredi nel film Pane e Cioccolata) e anche la canzone di gaber "Io non mi sento italiano"

Il nostro pese, comunque, non riesce ad essermi indifferente. Buon segno, anche in questi tempi molto molto scuri.

Un sorriso franco

C.

articolo21 ha detto...

Un articolo che fotografa una realtà sociale. Molto bello. Peccato che oggi le persone siano impegnate a guardare il Grande Fratello.

zefirina ha detto...

anche io non sono proprio orgogliosa di essere italiana

Anonimo ha detto...

Orgoglio è una parola grossa! La lista dei mi vergogno invece è infinita, che tristezza!!

Damiano Aliprandi ha detto...

"Paradossalmente, la nostra condizione forzatamente extraparlamentare ci da oggi un vantaggio in più: quello di dovere obbligatoriamente essere nelle piazze, nei luoghi di lavoro, di studio, di socializzazione, fuori dai palazzi delle istituzioni, ma comunque dentro la democrazia."

Finalmente, Franca sarai d'accordo con me che da tanto tempo Rifondazione aveva smesso di stare in piazza?

isline ha detto...

Io mi vergogno, mi vergogno e basta!E ho paura per il nostro futuro

Anonimo ha detto...

Io non mi sento itliano, ma lo sono. E dobbiamo davvero rialzarci e lavorare lavorare tanto...
Lamentarsi non porta da nessuna parte e so che tu non lo fai, sei una donna d'azione e spero che ci siano tante persone come te che sono anche oneste e lucide. Giulia

DS ha detto...

forse l'orgoglio non basta più. speriamo in una rivoluzione democratica della cittadinanza. di certo così non si può andare avanti.
tommi

Pino Amoruso ha detto...

Quoto l'amico Daniele. L'onestà è una qualità morale che si ha o non si ha indipendentemente dal colore politico.

luciano61 ha detto...

Io mi vergogno anche di questa Sinistra italiana così inconsistente e liquida, capace solo di sperperare un patrimonio di valori e di ideali sociali, comuni a molti cittadini onesti, per le loro beghe di Palazzo e di infime correnti interne.
Saluti
Luciano Bubbola

Andrea De Luca ha detto...

concordo con tommi

Romina ha detto...

Io mi vergogno anche e soprattutto nel constatare la disfatta della sinistra, il suo sfaldamento e le sue continue divisioni.
Non so dove andremo a finire. Che il progetto del Pd fosse fallimentare si era capito, e oggi ne vediamo i risultati. Ma tutto ciò non è un bene per il paese.

Anonimo ha detto...

Più che orgoglio la chiamerei speranza... non vorrei che anche le ultime voci fuori dal coro vengano soffocate dall'ingombrante ego di un piccolo uomo.