Milano, 22 febbraio 2010.
"Vogliamo arrivare all'obiettivo reati zero," ha affermato oggi il ministro dell'Interno Roberto Maroni durante un convegno all'Università Cattolica di Milano, dopo aver esaltato la lotta alla criminalità condotta dal governo. La realtà, tuttavia, contraddice in toto, con dati e cifre, le affermazioni di Maroni, perché mai come oggi il crimine è stato così forte e presente in ogni àmbito della società italiana. Allora, è lecito chiedersi, a quali risultati e a quali obiettivi si riferisce il ministro della Lega Nord? La risposta è semplice ed è strettamente connessa alle ideologie del partito del ministro dell'Interno: si è trattato di un'azione repressiva contro gli stranieri, soprattutto i Rom e i migranti colpiti da disagio sociale, spesso profughi da Paesi in crisi umanitaria. Una persecuzione etnica che nulla ha di positivo o utile per la collettività italiana e continuerà a produrre effetti devastanti finché le ideologie intolleranti potranno esprimersi impunemente al di sopra delle norme che tutelano i Diritti Umani. Nel frattempo la criminalità vera, quella che uccide, ricatta, mortifica gli onesti, corrompe gli amministratori pubblici e privati, inquina l'ambiente, rovina la società (e in primis la gioventù) prospera indisturbata.
Esiste in Italia un grave fenomeno deviante, caratterizzato dalla quasi totale apertura culturale, da parte del popolo e dei media italiani, alla presenza mafiosa: si tratta di un fenomeno causato da anni di propaganda sui giornali e in televisione. Le mafie, negli ultimi 20 anni, ma soprattutto nell'ultimo lustro, si sono diffuse in tutti i comparti della società italiana, fino a toccare il "fatturato" record di circa 300 miliardi di euro (di cui 150 legati al traffico di droga) nel 2009. Con un simile potere, non deve stupire che personaggi strettamente collegati alla mafia abbiano raggiunto importantissime posizioni politiche, dando vita a nuovi tentacoli mafiosi, che ormai compenetrano l'economia, la finanza, la pubblica amministrazione. Le politiche recenti, come l'approvazione di leggi contro le intercettazioni telefoniche e lo scudo fiscale, hanno "premiato" le cosche. Ma soprattutto è la minimizzazione della realtà mafiosa (quante volte si legge sui giornali che "lo Stato ha 'quasi' sconfitto la Mafia"?) e la delegittimazione dei pentiti ad aver limitato pesantemente il lavoro dei magistrati impegnati seriamente contro il crimine organizzato. Non meno grave è la mancanza di volontà, da parte dei partiti, di fare pulizia di tutti coloro che sono colpiti da sospetti (o, peggio, indagini) di collusioni o complicità mafiose. Questa attività di prevenzione e "purifica" era consigliata caldamente dal giudice Paolo Borsellino: possiamo considerarla la sua più importante - e ignorata - eredità civile. Oggi si può affermare che i vertici mafiosi non sono più solo in Sicilia, Campania e Calabria, ma al nord o addirittura all'estero, in Svizzera, negli Stati Uniti e in altri Paesi, da dove guidano l'impero economico malavitoso. Ovviamente, tanto ai politici corrotti che ai mafiosi, è indispensabile agire dietro una cortina di fumo, per condurre i loro affari illeciti senza disturbo, per mantenere le posizioni di potere conseguite e le alleanze "istituzionali" senza che la giustizia e le forze dell'ordine possano intralciarli, senza che gli eventuali scandali possano minarne la libertà di azione e l'impunità. Ecco perché politica e mafia, che controllano il 99% dell'informazione in Italia, hanno interesse a creare allarme sociale riguardo ad altri fenomeni, facendo leva su pregiudizi medievali e colpendo i gruppi sociali più vulnerabili: i Rom, con la loro povertà che li costringe all'accattonaggio, a rifugiarsi in case abbandonate o campi dove costruire baracche; i rifugiati, con il disagio provocato dal razzismo e dalla xenofobia (i politici riescono facilmente a presentarli come "parassiti", "barbari" e "invasori"); gli stranieri, che sono accusati di essere asociali e di "rubare il lavoro agli italiani"; gli omosessuali, che con i loro modelli di vita si pongono, secondo gli intolleranti, quale antitesi al concetto tradizionale di "famiglia", cellula del concetto tradizionale di "società". Capri espiatori di un sistema perverso e marcio, i reietti, gli esclusi, i discriminati sono "carne da macello": lo strumento più efficace del malaffare. In questo panorama, gli attivisti e i difensori dei diritti umani sono vissuti come sovversivi, nemici del Paese, anarchici, mentre i movimenti neonazisti e razzisti divengono preziosi alleati dei partiti che vogliono apparire "moderati", ma hanno bisogno di qualcuno che faccia il "lavoro sporco". E' evidente come tali gruppi che incitano all'odio razziale dovrebbero essere messi fuori legge in una democrazia: al contrario, vengono premiati e oggi occupano ministeri, hanno deputati, senatori, sindaci, presidenti di Regione e perfino europarlamentari, mentre i media ospitano i loro deliri, presentati in forma "civilizzata". Nel contempo, le loro frange estremiste operano con violenza, al di fuori della legge. Ancora riguardo agli attivisti e agli operatori umanitari, se poi succede che abbiano l'ardire di diffondere all'estero documenti e prove delle violazioni istituzionali, ecco che vengono intimiditi, perseguitati, fatti oggetto di abusi polizieschi e giudiziari.
Gruppo EveryOne
Esiste in Italia un grave fenomeno deviante, caratterizzato dalla quasi totale apertura culturale, da parte del popolo e dei media italiani, alla presenza mafiosa: si tratta di un fenomeno causato da anni di propaganda sui giornali e in televisione. Le mafie, negli ultimi 20 anni, ma soprattutto nell'ultimo lustro, si sono diffuse in tutti i comparti della società italiana, fino a toccare il "fatturato" record di circa 300 miliardi di euro (di cui 150 legati al traffico di droga) nel 2009. Con un simile potere, non deve stupire che personaggi strettamente collegati alla mafia abbiano raggiunto importantissime posizioni politiche, dando vita a nuovi tentacoli mafiosi, che ormai compenetrano l'economia, la finanza, la pubblica amministrazione. Le politiche recenti, come l'approvazione di leggi contro le intercettazioni telefoniche e lo scudo fiscale, hanno "premiato" le cosche. Ma soprattutto è la minimizzazione della realtà mafiosa (quante volte si legge sui giornali che "lo Stato ha 'quasi' sconfitto la Mafia"?) e la delegittimazione dei pentiti ad aver limitato pesantemente il lavoro dei magistrati impegnati seriamente contro il crimine organizzato. Non meno grave è la mancanza di volontà, da parte dei partiti, di fare pulizia di tutti coloro che sono colpiti da sospetti (o, peggio, indagini) di collusioni o complicità mafiose. Questa attività di prevenzione e "purifica" era consigliata caldamente dal giudice Paolo Borsellino: possiamo considerarla la sua più importante - e ignorata - eredità civile. Oggi si può affermare che i vertici mafiosi non sono più solo in Sicilia, Campania e Calabria, ma al nord o addirittura all'estero, in Svizzera, negli Stati Uniti e in altri Paesi, da dove guidano l'impero economico malavitoso. Ovviamente, tanto ai politici corrotti che ai mafiosi, è indispensabile agire dietro una cortina di fumo, per condurre i loro affari illeciti senza disturbo, per mantenere le posizioni di potere conseguite e le alleanze "istituzionali" senza che la giustizia e le forze dell'ordine possano intralciarli, senza che gli eventuali scandali possano minarne la libertà di azione e l'impunità. Ecco perché politica e mafia, che controllano il 99% dell'informazione in Italia, hanno interesse a creare allarme sociale riguardo ad altri fenomeni, facendo leva su pregiudizi medievali e colpendo i gruppi sociali più vulnerabili: i Rom, con la loro povertà che li costringe all'accattonaggio, a rifugiarsi in case abbandonate o campi dove costruire baracche; i rifugiati, con il disagio provocato dal razzismo e dalla xenofobia (i politici riescono facilmente a presentarli come "parassiti", "barbari" e "invasori"); gli stranieri, che sono accusati di essere asociali e di "rubare il lavoro agli italiani"; gli omosessuali, che con i loro modelli di vita si pongono, secondo gli intolleranti, quale antitesi al concetto tradizionale di "famiglia", cellula del concetto tradizionale di "società". Capri espiatori di un sistema perverso e marcio, i reietti, gli esclusi, i discriminati sono "carne da macello": lo strumento più efficace del malaffare. In questo panorama, gli attivisti e i difensori dei diritti umani sono vissuti come sovversivi, nemici del Paese, anarchici, mentre i movimenti neonazisti e razzisti divengono preziosi alleati dei partiti che vogliono apparire "moderati", ma hanno bisogno di qualcuno che faccia il "lavoro sporco". E' evidente come tali gruppi che incitano all'odio razziale dovrebbero essere messi fuori legge in una democrazia: al contrario, vengono premiati e oggi occupano ministeri, hanno deputati, senatori, sindaci, presidenti di Regione e perfino europarlamentari, mentre i media ospitano i loro deliri, presentati in forma "civilizzata". Nel contempo, le loro frange estremiste operano con violenza, al di fuori della legge. Ancora riguardo agli attivisti e agli operatori umanitari, se poi succede che abbiano l'ardire di diffondere all'estero documenti e prove delle violazioni istituzionali, ecco che vengono intimiditi, perseguitati, fatti oggetto di abusi polizieschi e giudiziari.
Gruppo EveryOne
2 commenti:
In Italia da tempo esiste un razzismo "legalizzato", condiviso e colpevolmente appoggiato da una parte di governo che, questo il dramma, di certe ideologie e certe posizioni non ha mai fatto mistero!
Basta vedere i recenti accadimenti, che sono soltanto gli ultimi di una lunga serie, per rendersi conto dell'intreccio ignobile esistente fra politica e mafia, imprenditoria e malaffare.Tutto su vastissima scala.
Ovvio che si facciano campagne per spostare l'attenzione altrove. Se pensi poi che il Tg1 - sottolineo Tg1- censura le notizie e parla, a proposito del caso Mills, di assoluzione quando invece si tratta di prescrizione, capisci che siamo alla frutta. C'è una dittatura strisciante di "lorsignori" che hanno mezzi e denaro per poter fare dell'Italia ciò che vogliono, obnubilando anche le menti di tanti.
Non ne usciremo facilmente.
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