Il 12 ed il 13 giugno si deciderà del futuro di ognuno di noi.
Non restiamo a casa lasciando ad altri la possibilità di scegliere per NOI.
Non restiamo a casa lasciando ad altri la possibilità di scegliere per NOI.
La politica italiana si è allontanata dalla società come mai era successo in passato.
L’azione del Governo è sempre più segnata dagli interessi personali del Presidente del Consiglio, da derive autoritarie, da minacce alla Costituzione.
L’economia del paese non riesce a uscire dalla crisi iniziata tre anni fa e la politica non riconosce il fallimento di vent’anni di privatizzazioni, che hanno lasciato a poche grandi imprese – sempre più spesso straniere – decisioni chiave sul nostro futuro.
Tutto questo aggrava le minacce alla democrazia, il declino del paese e l’insostenibilità del nostro modello di sviluppo.
Contro questa deriva, negli ultimi anni milioni di uomini e donne – con movimenti, reti, associazioni, sindacati – hanno alzato la loro voce, manifestato e costruito alternative.
E’ stato fatto sui temi della democrazia, della partecipazione, della giustizia, dell’informazione.
E’ stato fatto sui temi del lavoro, dei diritti sindacali, dei contratti, del precariato dei giovani.
E’ stato fatto sui diritti delle donne e sulle disuguaglianze.
E’ stato fatto sui temi della scuola, dell’università, della ricerca, della cultura.
E’ stato fatto sulla tutela dell’ambiente e sulla sostenibilità dello sviluppo.
E’ stato fatto sui temi della legalità e della lotta alle mafie.
E’ stato fatto sui temi dei diritti, dell’antirazzismo, della solidarietà con profughi e immigrati.
E’ stato fatto sui temi della pace, del rifiuto delle guerre, della solidarietà con chi lotta per la democrazia in altri paesi.
La politica istituzionale – finora – non mai ha ascoltato. La distanza tra le decisioni del governo e il consenso nella società non è mai stata così grande.
Tutto questo può cambiare.
Abbiamo una possibilità nuova per imporre alla politica la volontà dei cittadini, per riprendere il potere di decidere che tipo di democrazia e di sviluppo vogliamo avere.
Per queste ragioni è importante – il 12-13 giugno – raggiungere il quorum di 25 milioni di votanti ai referendum e scegliere il SI a tutti i quesiti.
Un successo dei SI ai referendum costringerebbe la politica – sia del governo che dell’opposizione – a fare i conti con la volontà dei cittadini.
Dobbiamo impegnarci tutti per quest’obiettivo: mettere l’Italia sulla via di uno sviluppo più sostenibile e di una democrazia più partecipata.
L’economia del paese non riesce a uscire dalla crisi iniziata tre anni fa e la politica non riconosce il fallimento di vent’anni di privatizzazioni, che hanno lasciato a poche grandi imprese – sempre più spesso straniere – decisioni chiave sul nostro futuro.
Tutto questo aggrava le minacce alla democrazia, il declino del paese e l’insostenibilità del nostro modello di sviluppo.
Contro questa deriva, negli ultimi anni milioni di uomini e donne – con movimenti, reti, associazioni, sindacati – hanno alzato la loro voce, manifestato e costruito alternative.
E’ stato fatto sui temi della democrazia, della partecipazione, della giustizia, dell’informazione.
E’ stato fatto sui temi del lavoro, dei diritti sindacali, dei contratti, del precariato dei giovani.
E’ stato fatto sui diritti delle donne e sulle disuguaglianze.
E’ stato fatto sui temi della scuola, dell’università, della ricerca, della cultura.
E’ stato fatto sulla tutela dell’ambiente e sulla sostenibilità dello sviluppo.
E’ stato fatto sui temi della legalità e della lotta alle mafie.
E’ stato fatto sui temi dei diritti, dell’antirazzismo, della solidarietà con profughi e immigrati.
E’ stato fatto sui temi della pace, del rifiuto delle guerre, della solidarietà con chi lotta per la democrazia in altri paesi.
La politica istituzionale – finora – non mai ha ascoltato. La distanza tra le decisioni del governo e il consenso nella società non è mai stata così grande.
Tutto questo può cambiare.
Abbiamo una possibilità nuova per imporre alla politica la volontà dei cittadini, per riprendere il potere di decidere che tipo di democrazia e di sviluppo vogliamo avere.
Per queste ragioni è importante – il 12-13 giugno – raggiungere il quorum di 25 milioni di votanti ai referendum e scegliere il SI a tutti i quesiti.
Un successo dei SI ai referendum costringerebbe la politica – sia del governo che dell’opposizione – a fare i conti con la volontà dei cittadini.
Dobbiamo impegnarci tutti per quest’obiettivo: mettere l’Italia sulla via di uno sviluppo più sostenibile e di una democrazia più partecipata.
2 commenti:
ci sarò, con tutto il quorum! grazie Franca.
SI,SI,SI,SI.
:-)
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