venerdì 27 marzo 2009

Operazione "Piombo fuso": alcuni dati

Il milione e mezzo di tonnellate di esplosivo, cinque bombe di Hiroshima, scagliate, dopo decenni di ammazzamenti e angherie e tre mesi di embargo strangolatore (285 assassinati, 800 feriti), da quel Mazinga feroce e imbelle su un milione e mezzo di brave persone civili raggrumate nel formicaio dei 360 km quadrati, oltre ai 1.455 morti, con altri che continuano a cedere alle loro ferite e intossicazioni, e ai 5.500 feriti, perlopiù irrimediabili, hanno guadagnato a Israele il seguente bottino:
  • 600mila tonnellate di detriti da 14mila case, per centomila sfollati ridotti in tende, tuguri, caverne sotto i lastroni delle macerie e da 68 strutture di governo e amministrazione, 48 centri sanitari, 179 scuole pubbliche e 153 moschee tra distrutte e danneggiate
  • 11 milioni e centomila metri quadrati di terre coltivate
  • 141mila ulivi, 137mila alberi di agrumi, 10mila palme
  • animali da allevamento per 20 milioni di dollari
  • 115 ettari di serre
  • 75 km di strade agricole cancellate
  • 48 km di acquedotti
  • 415 pozzi e stagni di raccolta sfondati
  • il 93% delle strutture commerciali e industriali, per un danno complessivo di due miliardi e 734 milioni di dollari, e una perdita del 48% di un PIL espresso dall’80% di disoccupati e dal 70% di indigenti da embargo sotto il livello di povertà

La sedicente “comunità internazionale”, che compatta aveva sostenuto l’ignominia dell’ “autodifesa” al fosforo e all’uranio di Israele, riunita a Sharm El Sheik a marzo, ha stanziato circa 4 miliardi di dollari per ricostruire quanto l’assalitore aveva demolito.
C’era da far guadagnare le proprie ditte e far guadagnare un Abu Mazen rimesso in sella.
Ma a Gaza non si ricostruisce un bel nulla, mentre ruba dai fiumi e dalle cave di Cisgordania, per la superfetazione delle sue colonie illegali, il materiale edile che non possiede, Israele mantiene su cemento, mattoni, ferro e tutto il resto il blocco più assoluto.
Se non sono scappati dalle bombe, se ne andranno pure per non vivere in eterno sotto cartoni e nelle tende. O, quanto meno, vi si estingueranno.
Dimenticano, i pulitori etnici sionisti, che quel popolo nelle tende ha vissuto e resistito, chiavi di casa in mano, per decenni.
Gaza abbisogna di 20mila tonnellate di pesce che si ottengono da un’ottantina di uscite al mese. Nel 2008, col blocco appena attenuato, le uscite, a rischio di fucilazione, si erano ridotte a dieci e il pescato a 3.000 tonnellate.
In compenso le acque territoriali di Gaza vengono invase e saccheggiate da pescherecci israeliani ed egiziani.
Si calcola in 10 milioni di dollari il danno inflitto dall’aggressione al’industria della pesca. Mettiamoci un 20% dei terreni agricoli distrutto, il 18% degli orti e delle serre, è arriviamo a una carenza di alimenti del 30% e passa. La morte per fame ha cominciato a mordere.
I cananiti, primi abitanti di Gaza e antenati dei palestinesi, hanno dato a questa terra di congiunzione tra Africa e Asia, fucina e ponte di culture nei millenni, un nome che significa “forza”.
I persiani la chiamavano Hazatote, che vuol dire “tesoro”.
Il simbolo di Gaza è la fenice che risorge dalle sue ceneri.
A Gaza abbiamo capito perché.

Di Fulvio Grimaldi

(Fonte: http://guerrillaradio.iobloggo.com/)

Segnalo questa iniziativa del blog Internazionale:

Dopo le prove dei crimini di guerra commessi da Israele nei 23 giorni di operazione militare “Piombo fuso” risultate dalle indagini di Amnesty International, Human Rights Watch e Physicians for Human Rights, dopo le testimonianze dei soldati israeliani riportate sul giornale israeliano Ha’aretz, dopo il documentario girato dal quotidiano britannico The Guardian, ho deciso di creare una petizione seguendo la richiesta avanzata dal Guardian di aprire un'indagine internazionale. Di seguito i 5 motivi riportati dal quotidiano in un editoriale:
  1. La possibilità che il conflitto riprenda in ogni momento, in particolare con un Primo Ministro come Netanyahu;
  2. I crimini commessi non risultano essere incidenti isolati ma vere e proprie modifiche apportate alle regole d’ingaggio delle forze armate israeliane;
  3. Creare una pressione sul governo israeliano da parte dell’opinione pubblica internazionale;
  4. Evitare che Israele rimanga impunito per evitare conseguenze analoghe in altri conflitti internazionali;
  5. Evitare che l’inazione porti ad una terza intifada.
Cliccate qui per firmare:
Per un'indagine internazionale sui crimini israeliani a Gaza
Spero vogliate aiutarmi a diffondere questa singolare quanto simbolicamente necessaria iniziativa.

15 commenti:

articolo21 ha detto...

Nessuno ne parla più. Se non ci fossero queste piccole isole di libertà, Gaza sarebbe solo un fatto lontano. Per tutti. Brava Franca. Mai abbassare la guardia. Non bisogna mai smettere di denunciare la violenza e la sopraffazione dei "buoni".

DS ha detto...

questi dati sono agghiaccianti. ho visto che hai commentato anche il reportage del guardian, se ti va dagli visibilità anche tu. quei documentari sono sconvolgenti.
tommi

Saretta ha detto...

dıo... fa stare male... mı fa staqre male... tanto. davvero.

elena ha detto...

Eggià: dei danni provocati da una "guerra" (io direi massacro) "giusta" (io direi di comodo, come tutte le guerre) non si parla.
La mia ignoranza non mi permette di capire perché se i musulmani scatenano una guerra santa gli danno tutti addosso (non sto dicendo che hanno ragione, anche solo per il fatto che, io, le guerre di religione non le comprendo - a dirla tutta non comprendo neppure la religione!) e invece gli israeliani sionisti sono giustificati. Mah! Sarà che c'hanno i soldi?
Bell'articolo, fa male leggerlo ma è opportuno che qualcuno dica le cose.
Se per caso dovesse esserti sfuggito (ma non credo), segnalo a te ed ai tuoi lettori che Vik è uscito con un libro-testimonianza su quello che è accaduto a Gaza. I proventi verranno devoluti al recupero della serenità per i bimbi palestinesi.
Ulteriori informazioni da Vik:
http://guerrillaradio.iobloggo.com/

Nel frattempo, Sameh Habeeb è in Gran Bretagna per un giro informativo: http://www.gazatoday.blogspot.com/
chi dovesse essere in zona...
e a Milano ci si sta muovendo per boicottare l'economia guerrafondaia israeliana (purtroppo devo citare il mio blog perché Il sonno della ragione m'ha mandato una mail ma a quanto ho visto non ha fatto il post).
Scusate la lunghezza... :)
ciao e buon lavoro.

OT: grazie per essere la mia prima (ed unica!) lettrice sostenitrice!

Lara ha detto...

Sono dati agghiaccianti, ma più agghiacciante ancora è il SILENZIO che li circonda.

Damiano Aliprandi ha detto...

E sì! Abbiamo capito perfettamente il perchè.....

Chit ha detto...

Dati che fanno rabbrividire e,permettimelo, anche incazzare!!

Vale ha detto...

Sono vicino ai palestinesi, davvero.

Pino ha detto...

D'accordo con Fabrizio (Articolo31), meno male che c'è la rete anche se è vergognoso il silenzio dei media.
Buoa serata ;)

Francesca ha detto...

A proposito di silenzio su Gaza.
Uno dei pochi esempi di libera e obiettiva informazione è stata l'ultima puntata di Presa Diretta.
Beh, da un pò sul sito della Rai, tra i video relativi al programma, non è più visibile la puntata. In principio sembrava risultare un problema tecnico. Ora non è neppure "contemplato" nella lista dei video.
Chi volesse può trovarla , oltre che su YouTube, sul blog ( appena avviato) :
http://rough-moleskine.blogspot.com/

DS ha detto...

grazie franca, sapevo di poter contare su di te. speriamo di riuscire quantomeno ha fa passare l'idea della necessità di questa iniziativa,
grazie ancora,
tommi

flo ha detto...

Lo stesso nome raccapricciante della cosiddetta operazione rende bene l'idea.... da brivido :(

Associazione Trans Genere ha detto...

Dati che fanno venire la pelle d'oca,
impossibile commentarli!!

Andrea De Luca ha detto...

dati terribili...

Romina ha detto...

La dimostrazione che l'inferno è su questa Terra. Quoto il commento di articolo21.